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Post 215 – La Notte di Santa Marina

 



Nella notte del 19 giugno 1944 un gruppo di SS tedesche, guidate da fascisti locali, uccidono a Feltre cinque persone. Altre 32 sono a vario modo picchiate, arrestate e portate nel carcere di Baldenich a Belluno. Le loro case sono sistematicamente saccheggiate.
I morti sono il tenente degli Alpini Angelo Zancanaro, il figlio 19enne Luciano, l’ingegner Pietro Vendrami, lo studente Gino Romano-Colonna, il sarto Oldino De Paoli. 

Da nove mesi Feltre è sotto l’occupazione del Terzo Reich. 

Nel corso dell’estate del 1943, alcuni eventi cruciali cambiano il corso della Seconda guerra mondiale per l’Italia. Le forze alleate sbarcano in Sicilia tra il 9 e il 10 luglio 1943. Nella notte del 24 luglio, il massimo organo di governo del regime, il Gran Consiglio del Fascismo, chiede al Re di riprendersi i poteri militari, prima affidati a Benito Mussolini. Il 25 luglio 1943 Mussolini va dal Re d’Italia Vittorio Emanuele III e viene fatto arrestare. In tutta Italia si festeggia, perché si spera nella fine della guerra. Speranza che rimane purtroppo delusa.

Dopo un mese e mezzo molto convulso, la sera dell’8 settembre il nuovo capo del Governo, Pietro Badoglio, annuncia l’armistizio tra l’Italia e le Forze Alleate, mentre il Re scappa in Puglia e si rifugia sotto la protezione degli Anglo-americani. 

L’esercito – così come l’intero Paese – è lasciato a sé stesso: migliaia di soldati, al rifiuto di consegnare le armi, vengono uccisi dai nazisti, altri vengono resi prigionieri. In moltissimi cercano semplicemente di tornare a casa. 



Il 12 settembre Mussolini, prigioniero sul Gran Sasso, viene liberato dai Nazisti con un colpo di mano. Quello stesso giorno, le province di Trento, Bolzano e Belluno sono annesse al Terzo Reich, come zona militare di operazione delle Prealpi (Alpenvorland). Il resto d’Italia è diviso tra le zone liberate dalle Forze Alleate e la Repubblica Sociale Italiana, con a capo Mussolini, ma in realtà controllata dal Terzo Reich. 

Il 13 settembre i Nazisti arrivano a Feltre, e il 14 occupano le caserme Zannettelli. 

La sera dell’8 settembre il tenente colonnello degli Alpini Angelo Zancanaro è al comando di un battaglione alpino vicino a Udine. Riesce a evitare la cattura dei soldati, che si disperdono e si uniscono alle decine di migliaia di militari che, abbandonati dagli alti comandi, cercano semplicemente di tornare dalle proprie famiglie. Vengono soprannominati “sbandati”, molti finiscono presi prigionieri dagli occupanti e deportati, altri si nascondono in montagna e si uniranno alla nascente lotta partigiana. Zancanaro riesce a tornare a Feltre all’inizio dell’occupazione nazista. Ma dobbiamo fare un salto indietro.

Un gruppo di possidenti feltrini organizza un Comitato Civico di Assistenza, con due compiti principali. Il primo era raccogliere risorse, denaro, vestiti, cibo per gli sbandati, i soldati abbandonati che si stavano nascondendo dalle truppe naziste. Il secondo era organizzare nuclei di forze militari nel Feltrino. A capo dell’esecutivo militare del Comitato viene nominato Angelo Zancanaro. In questo momento, il grosso dell’impulso viene dagli ambienti cattolici cittadini: sia per aiutare gli sbandati, sia per portare sollievo alla popolazione e organizzare i soldati, si può contare sulla ramificata rete dell’Azione Cattolica locale (che contava nel 1944 in più di 5.000 iscritti), sulle parrocchie e sul ruolo dei parroci in comunità abbandonate dalle autorità civili. 



Si crea una sorta di patto tra le autorità religiose, l’Azione Cattolica, gli ufficiali del Regio Esercito inquadrati da Zancanaro e il Comitato Civico di Assistenza: prepararsi al momento della ritirata tedesca per difendere popolazione, animali e impianti produttivi. Il forte timore, che nasceva appunto dai ricordi della Prima guerra mondiale, era che ogni azione contro i Nazisti avrebbe avuto come risposta dagli occupanti forti rappresaglie sulla popolazione civile. Si immaginava che entro breve gli Angloamericani avrebbero sconfitto il Terzo Reich, e che quindi fosse più conveniente attendere e prepararsi. 

Questa posizione attendista non era però condivisa da tutti gli ufficiali di Zancanaro, e soprattutto era attivamente criticata e contrastata dalle forze legate al Partito Comunista Italiano.

Risorgendo dalle ceneri e dalla clandestinità, le forze antifasciste si stavano riorganizzando in tutta Italia. Saranno loro le protagoniste politiche della Resistenza. Il 15 ottobre 1943 si forma il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) Provinciale di Belluno, con la Democrazia Cristiana - DC (che poi dominerà i successivi 50 anni di vita democratica del Paese), Partito Comunista Italiano - PCI (il rivale storico della DC), il Partito d’Azione, il Partito Liberale (entrato nel CLN il 5 novembre 1943) e il Partito Socialista Italiano - PSI. Anche il Comitato Civico di Assistenza di Feltre si trasformerà in Comitato di Liberazione Nazionale Mandamentale di Feltre, anche se il Partito Comunista ci aderirà solo nell’agosto del 1944.

La prima forza militare comunista a nascere in provincia è il gruppo d’Assalto Garibaldi Veneto, il 7 novembre 1943 a Lentiai. Viene intitolata a Luigi Boscarin, combattente feltrino delle Brigate Internazionali della Guerra Civile Spagnola, ucciso dalle forze fedeli al dittatore Francisco Franco. Per i Comunisti, la guerra contro l’invasore è necessità politica di ricostruzione di un avvenire diverso, di un nuovo futuro non solo per l’Italia. Le forze di Zancanaro invece interpretano questa come una guerra di difesa della patria, con un minore spirito politico. Anzi, la reputazione del colonnello Zancanaro veniva sia dal riconosciuto valore militare (era stato premiato più volte sia nella Prima guerra mondiale, sia poi nella Guerra coloniale d’Etiopia e in quella d’invasione di Grecia), sia per la sua distanza da singoli ambienti politici. Le forze da lui organizzate dovevano parimenti mantenere una veste apolitica, e avere come catena di comando il CLN stesso e il Quartier Generale Alleato. 

Con il fondamentale aiuto del prete Giulio Gaio, uno dei più importanti animatori della cattolicesimo politico del Feltrino sin dal primo Dopoguerra, Zancanaro inquadra 350 alpini e li organizza per presidiare il territorio, raccogliendo armi, munizioni e altre risorse e nascondendole in vari depositi segreti, tra cui anche uno nel cimitero di Feltre.
Una parte importante di queste armi viene direttamente dagli Anglo-americani, che tramite missioni aeree le paracadutano di notte in luoghi concordati con le forze della Resistenza. Il recupero di queste risorse è molto pericoloso: la prima volta, le armi cadono vicino ad Aune, vengono viste da una persona che diffonde la voce di questi lanci, facendo allarmare i Nazisti. La seconda volta, compaiono sul posto i partigiani comunisti – anche detti Garibaldini – che esigono una parte delle armi per sostenere le proprie azioni contro gli occupanti, mentre gli Alpini vogliono metterle da parte per usarle nel momento della ritirata. Nasce una forte discussione, arrivano i Tedeschi, ci si dà alla fuga ma alcuni Garibaldini vengono catturati.



Le condizioni della guerra cominciano a cambiare. La pressione dei tedeschi si fa più forte, Zancanaro viene pubblicamente additato come capo della Resistenza feltrina, cosa che lo porterà a venire arrestato, insieme ad altri ufficiali, due volte: nel febbraio del 1944, in cui rimane per alcuni giorni in carcere, e il 7 marzo 1944, per cui passerà quasi due mesi a Baldenich. 

La resa dei tedeschi è ancora lontana, e questo porta a un cambio di strategia per la Brigata Alpina Feltre: il 12 giugno viene organizzata una riunione fra tutte le forze della Resistenza, per decidere sviluppi unitari dello sforzo contro l’invasore. Il 15 giugno, Zancanaro e gli ufficiali dello Stato maggiore dell’Esecutivo Militare di Feltre decidono di superare la strategia attendista e di iniziare a combattere. 

La notte tra il 15 e il 16 giugno però succede un’altra cosa. Un gruppo di partigiani garibaldini, guidati dal Comandante Mario Mandolesi “Carlo”, realizza l’impossibile: vestendo dei partigiani russi da SS – la Resistenza italiana è stata molto più internazionale di quanto pensiamo –  riescono a far credere alle guardie del carcere di Belluno che stanno consegnando dei prigionieri, per poi rivelare le armi e liberare quasi tutti gli antifascisti carcerati. Di questo episodio, ricordato come la “Beffa di Baldenich”, abbiamo parlato nel post 182.

Dopo pochi giorni arriva la rappresaglia tedesca. La notte del 19 giugno a Belluno vengono catturate e incarcerate decine di persone, ma è a Feltre che la violenza si manifesta con più forza. 

I nazisti partono alle 3:30 del mattino da un albergo. Vanno nell’appartamento di Angelo Zancanaro, vicino alla stazione. Prelevano da casa lui e il figlio 19enne, Luciano, e li uccidono entrambi sulle scale. Caricano i corpi su un camion. Fanno poche centinaia di metri fino al quartiere Regina Margherita e vanno a casa di Pietro Vendrami, ufficiale delle forze di Zancanaro, gli sparano sulla porta. 

La scrittrice e giornalista feltrina Liana Bortolon, che abitava lì vicino, ricorda così quel momento

L’ingegner Pietro Vendrami si presentò in pigiama e fu steso da una raffica di colpi. Lo lasciarono lì, sulla soglia di casa, e se ne andarono verso il seminario. Altri rumori, grida, raffiche di mitra più lontani. Intanto il mio papà ed io correvamo a sollevare l’ingegnere, a stenderlo sul divano del salotto, rimuovere le tracce rimaste sulla soglia, e poi convincevamo la signora Vendrami e Liliana, mia amica, a venire da noi, tutte riunite e abbracciate nel lettone, per calmare il tremito, il terrore, l’orrore… [1]

I Nazisti torneranno poche ore dopo a recuperare il corpo di Vendrami. 

Fanno ancora poche centinaia di metri. Entrano in seminario, sparano e uccidono Gino Colonna-Romano, di ventitré anni, spedizioniere del Gazzettino di Venezia che sarebbe dovuto ripartire il giorno prima. Picchiano e catturano i preti Candido Fent  Giulio Gaio, li caricano sul camion assieme ai cadaveri.

Avanzano per meno di un chilometro. Vanno a casa di Oldino De Paoli, vicino al Ponte delle Tezze. Il fratello è partigiano, e lui da tempo si stava preparando all’arrivo dei Nazisti. Gli entrano in casa, lo portano fuori, lui tenta la fuga. Viene ucciso in via Tofana. 

Nel 2021 è stato realizzato un documentario sulla Resistenza feltrina. Diego De Paoli, figlio di Oldino, racconta così dell’omicidio del padre


Video: consigliamo il minutaggio 11:05 – 18:22 .


In totale, muoiono 5 persone e ne vengono arrestate 32. Pochi giorni dopo, avviene una svolta nella Resistenza feltrina. Le forze cattoliche e quelle comuniste si uniscono, e un Battaglione della Brigata Gramsci viene intitolata ad Angelo Zancanaro, segnando l’inizio di una nuova fase della lotta contro il Nazismo e il Fascismo nel Feltrino. 

Il 19 giugno ha come patrona Santa Marina, e da allora quella notte è ricordata come la Notte di Santa Marina. A Feltre c’è una strada chiamata “19 giugno 1944”, che fa angolo ad un’altra strada, “via Angelo e Luciano Zancanaro”. In via Tezze c’è una targa a ricordare la casa di Oldino De Paoli, e nel luogo in cui cadde ucciso dai Nazisti una lapide ricorda tutti e cinque i morti di quella notte. 

Il giorno dei funerali, i garibaldini scrivono sulla parete del Duomo di Feltre “CADUTI LA GARIBALDI VI RICORDA – W L’ITALIA”



Si ringrazia l’Istituto Storico Bellunese per la Resistenza e l’Età Contemporanea per la foto di Angelo e Luciano Zancanaro.


Note

[1] Liana Bortolon, Il mio tempo di Guerra, in Giovanni Perenzin (a cura di), Comunisti e Cattolici nella Resistenza Feltrina.Memoriali di scritti di protagonisti e testimoni, Belluno, 2005, p. 194.


Risorse e bibliografia

Aldo Sirena, La memoria delle pietre. Lapidi e monumenti ai partigiani in provincia di Belluno, Belluno, 1995.

Domenico Grazioli, Feltre, 19 giugno 1944: la tragica notte di Santa Marina, Seren del Grappa, 2024.

Ferruccio Vendramini, Alle origini della democrazia repubblicana: Feltre e il suo territorio nei verbali del CLN 1945-46, Belluno, 2004.

Ferruccio Vendramini (a cura di), Guerra e politica in clandestinità: documenti del CLN mandamentale di Feltre, 1943-45, Belluno, 2006.

Giovanni Perenzin (a cura di), Comunisti e Cattolici nella Resistenza Feltrina.Memoriali di scritti di protagonisti e testimoni, Belluno, 2005.



Alessandro Padovani, Avevo Sedici Anni, diretto da Alessandro Padovani (Italia: Haapar, 2021) 

https://www.youtube.com/watch?v=Zm_N4HBRH1g 

Adriano Mansi, Feltre, 19.6.1944 -  Atlante delle Stragi Nazifasciste, https://www.straginazifasciste.it/?page_id=38&id_strage=3956

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