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Visualizzazione dei post da marzo, 2022

Post 92 - I ripari Villabruna

Il sito Poco distante dal confine tra la provincia di Belluno e la provincia di Trento, nel comune di Sovramonte, è avvenuta un’importantissima scoperta archeologica per l’arco alpino. Il luogo del rinvenimento, che passando può sembrare un anonimo parcheggio, è testimone della storia dell’ultimo passaggio terreno di un uomo che fu seppellito in uno degli ampi ripari sotto roccia. La scoperta avvenne nella primavera del 1987 grazie ad Aldo Villabruna, appassionato e socio dell’associazione “Amici del Museo Civico di Belluno”. I lavori di sbancamento del grande conoide detritico, per la realizzazione della futura Strada Regionale 50, attirarono l’attenzione di Aldo e di altri soci dell’associazione: effettuando una ricognizione, questi raccolsero diversi reperti, tra cui manufatti litici e in osso, oggetti ornamentali, ossa umane e di altri mammiferi attribuibili all’Epigravettiano recente (tra i 15.000 e i 10.000 anni fa circa). Vista del riparo sotto roccia da sud. Nel 1988 iniziarono

Post 91 - Il filo invisibile tra Belluno e l'Oriente

Foto 1. Busto marmoreo via S. Lucano   Non tutti forse sanno che tra le vie di Belluno si nasconde un piccolo busto marmoreo di uomo in abiti orientali. Ma chi era realmente costui? Si tratta del medico e arabista Andrea Alpago, conosciuto come colui che « traduse Avicena de arabico in latin ».  Discendente della famiglia dei Bongaio, i conti di Alpago, nasce a Belluno intorno al 1450 e risulta membro del Consiglio dei Nobili della città nel 12 maggio 1479. Nonostante non si conosca molto dei suoi anni giovanili né degli studi di medicina svolti con tutta probabilità a Padova, si può affermare con sicurezza che a partire dal 1487 si trova a Damasco in qualità di medico del consolato di Venezia. Qui Alpago ha l’occasione di entrare in contatto e conoscere più da vicino la lingua araba e la cultura islamica. Grazie a ciò è in grado di comprendere direttamente in lingua originale quelle opere mediche e filosofiche che molti dotti del suo tempo potevano leggere solo da traduzioni.  Foto 2.

Post 90 - Uno scrigno di tesori: San Giovanni Battista

Fig. 1  Esterno della chiesa (foto da touringclub.it ) Nel cuore di Vinigo sorge una piccola chiesetta dedicata a San Giovanni Battista. Di primo acchito, non sembra esser diversa da molte delle cappelle e chiese che vegliano sui borghi montani che le ospitano, se non fosse per l’ineguagliabile vista di cui si può godere dal suo sagrato. Allo stesso modo, il curioso avventore che provasse a superare lo scricchiolante portone di legno sarebbe destinato a restare alquanto colpito dal sorprendente contrasto tra l’umile facciata e le preziose opere d’arte custodite all’interno. Fig. 2  Interni della chiesa oggi (foto di C. Masocco) La pianta si compone di un’unica navata la cui volta è un cielo azzurro, trapunto di piccole stelle d’oro,  in cui troneggiano angeli e santi. A metà della chiesa, sulla destra e sulla sinistra, si trovano due dei quattro altari minori; quello di sinistra conserva una pala attribuita a Tommaso Vecellio (1587-1629) raffigurante una Madonna con Bambino tra i Santi

Post 89 - Balie da Latte

Cinque ragazze di Cirvoi a Milano, per gentile concessione di Aletheia - Centro studi sulle migrazioni ABM « [...] c’era tutto l’inverno da passare e dico: "cosa mangiamo quest’inverno?". E allora l’unica risorsa era quella di dire: "Vado a fare la balia" » Così un’ex balia da latte racconta la scelta, praticamente obbligata, di partire. Le donne partivano, tra Ottocento e prima metà del Novecento, per vari mestieri e destinazioni, e il fenomeno del baliatico ricadeva in queste esperienze di emigrazione come una parentesi dal difficile inquadramento. L’uscita dai propri territori per lavorare era spesso l’unica scelta possibile per la sopravvivenza, a cui veniva asservita anche la maternità. Le vie di reclutamento si muovevano spesso per contesti familiari e di vicinato, anche se esistette per un certo periodo una forma di "agenzie di collocamento” per balie. « Anche mia madre è stata balia e ndove son ndata mi balia eran parenti di mia madre, dove era stata m

Post 88 – Un viaggio da Feltre a Belluno nel 1483

Marin Sanudo è ricordato per essere stato uno dei più importanti diaristi che operarono a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. È in quest’ottica che si inserisce quanto già annunciato dal titolo del post. Nel 1483 un suo cugino fu incaricato di effettuare un sopralluogo nello “Stato da Tera” della Repubblica di Venezia, per questioni di indagini fiscali. Il giovane Marino, che all’epoca aveva diciassette anni, fu invitato a unirsi alla spedizione.  Da questo lungo viaggio nacque l’“Itinerario per la Terraferma Veneziana”, un vero e proprio diario dove il ragazzo trascriveva i loro percorsi e ciò che si poteva vedere. È chiaro che questa testimonianza sia per noi davvero preziosa, in quanto ci permetti di sbirciare in un mondo molto diverso da com’è ora.  Lo schizzo di Castelnuovo, visto da nord a sud. A sinistra si intuiscono le acque del Piave. I due parenti lasciarono Venezia e si diressero a ovest, arrivando fino a Bergamo; da qui coprirono a zigzag tutte le più importanti