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Post 91 - Il filo invisibile tra Belluno e l'Oriente

Foto 1. Busto marmoreo via S. Lucano

 

Non tutti forse sanno che tra le vie di Belluno si nasconde un piccolo busto marmoreo di uomo in abiti orientali. Ma chi era realmente costui? Si tratta del medico e arabista Andrea Alpago, conosciuto come colui che «traduse Avicena de arabico in latin». 

Discendente della famiglia dei Bongaio, i conti di Alpago, nasce a Belluno intorno al 1450 e risulta membro del Consiglio dei Nobili della città nel 12 maggio 1479. Nonostante non si conosca molto dei suoi anni giovanili né degli studi di medicina svolti con tutta probabilità a Padova, si può affermare con sicurezza che a partire dal 1487 si trova a Damasco in qualità di medico del consolato di Venezia. Qui Alpago ha l’occasione di entrare in contatto e conoscere più da vicino la lingua araba e la cultura islamica. Grazie a ciò è in grado di comprendere direttamente in lingua originale quelle opere mediche e filosofiche che molti dotti del suo tempo potevano leggere solo da traduzioni. 


Foto 2. Fotografia dipinto Andrea Alpago

La sua grande capacità linguistica gli permette di ottenere presso il consolato anche incarichi estranei alla disciplina medica. Ne sono testimonianza i rapporti, inviati tra il 1504 e il 1514 e di cui rimane traccia nei diari di Marin Sanudo (1), che descrivono dettagliatamente la situazione politica e commerciale dell'intero Oriente, dall'Egitto e dalla Turchia fino addirittura all'India. Tra questi spiccano per importanza quelli in cui si cita lo scià di Persia Ismail, fondatore della dinastia Safavide, che ci dimostrano come Andrea Alpago avesse accesso a documenti riservati o addirittura fosse il tramite e traduttore nei rapporti politici, culturale e commerciali tra la realtà veneziana e quella orientale. 

Alpago lascia Damasco nel 1517 per recarsi presso il consolato di Nicosia a Cipro, dove rimane fino al 1520. Nei suoi numerosi viaggi tra la Siria, l'Egitto e Cipro l’obiettivo principale è quello della ricerca di manoscritti arabi. Tornato in patria gli viene conferita una cattedra all'università di Padova,  ma soltanto pochi mesi dopo muore, nel 1521. A lui si devono una revisione della traduzione medievale del Canone di Avicenna e dello Zibaldone di Serapione e la prima traduzione latina di alcuni opuscoli filosofici e medici dello stesso Avicenna. Esiste inoltre un glossario dei termini scientifici arabi da lui redatto.


Foto 3. Alpago Andrea Avicennae liber canonis frontespizio 1555

Veniamo ora al già citato busto marmoreo di uomo in abiti orientali: esso si trova in via San Lucano proprio sulla facciata dell'antica casa degli Alpago, ed è accompagnato da un'iscrizione laudativa datata al 1566 che recita ANDREAS ALPAGUS VIR GENERE CL. QUI LINGUAE ARABAE PERITISS. AVICENAM AB INFINT. ERRORI BUS VENDICAVIT. PATR. FAMIL.Q. DECUS PERPET. M. D. LXVII. Compare inoltre ritratto all’interno del municipio di Belluno, nell’affresco di Giovanni De Min, e la città di Belluno ha una via a lui dedicata. Di Andrea Alpago esisteva poi anche un ritratto, di proprietà di Luigi Alpago-Novello che venne trafugato durante l'occupazione austro-germanica nel 1917-1918, di cui si conserva un’incisione in rame nel Museo civico di Belluno. Presso l'orto botanico dell'Università di Padova inoltre vi è una fotografia del ritratto da cui venne tratto un nuovo dipinto. 

[Dalpa]

Foto 4. Alpago Andrea Avicennae liber canonis 1555 arabo


BIBLIOGRAFIA

Giorgio Levi della Vida. Dizionario Biografico degli italiani. 2, 1960.


Note

(1) Marin Sanudo (Venezia, 1466 – 1536) è stato un letterato, storico e politico veneziano, attivo come diarista e cronista tra il XV e il XVI secolo. 

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