I secoli più antichi della storia d’Ampezzo sono avvolti nel mistero, e i pochi indizi che abbiamo sono troppo incerti per poter delineare un quadro sicuro. La prima menzione di Ampicium compare in una pergamena del 1156, e non abbiamo dati archeologici certi antecedenti al Basso Medioevo.
Questo non significa che fino a quel momento la conca non fosse abitata – o perlomeno frequentata –, ma, semplicemente, qualsiasi ricostruzione al riguardo, in base ai dati attuali, resta nel campo delle ipotesi.
Foto 1: La prima pergamena in cui si nomina il “territorium de Ampicio”.
A partire dal Duecento le fonti ci permettono di ricostruire un quadro più preciso. Ampezzo faceva parte del Cadore, ed erano già diffuse le “Regole”: delle istituzioni – ancora esistenti – formate dalle famiglie originarie del luogo, finalizzate alla gestione collettiva delle risorse naturali, come boschi e pascoli.
Il Cadore, già dominio feudale dei conti di Collalto e Da Camino, si costituisce in libera comunità nella prima metà del Trecento, e sotto questa forma attraversa la dominazione prima del Patriarcato di Aquileia e poi (dal 1420) della Repubblica di Venezia.
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Foto 2: La più antica copia esistente degli Statuti cadorini del 1338 (1464/5). |
A inizio Cinquecento, nel quadro di guerre che coinvolgono tutta Europa, l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo riconquista Ampezzo all’Impero e lo aggrega al Tirolo, mentre il resto del Cadore rimane a Venezia. Da allora i due territori seguiranno storie separate.
Gli ampezzani, ora sottoposti alla signoria del Castello di Podestagno, godranno in realtà di un’ampia autonomia, continuando a osservare i loro statuti e consuetudini per quasi tre secoli.
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Foto 3: Il Castello di Podestagno in un disegno colorato a guazzo di Mathias Burglechenr (1568). |
Dalla seconda metà del Settecento molti sovrani europei iniziano ad ammodernare i loro Stati, eliminando autonomie locali e istituzioni medievali. Il vero cambiamento si ha però durante l’età napoleonica, quando a questa tendenza si aggiungono guerre e sconvolgimenti geopolitici.
Ampezzo, saccheggiato più volte da truppe di passaggio, in quegli anni viene sballottato tra Tirolo, Regno di Baviera (1805-1810), Regno d’Italia (1810-1813) e poi nuovamente Tirolo. Alla fine di questo periodo si troverà di nuovo parte dell’impero asburgico, governato però ora da un’amministrazione molto più moderna e accentrata, e legato maggiormente a Innsbruck e Vienna.
L’Ottocento è attraversato da tensioni e spinte nazionalistiche, ma Ampezzo resta sempre fedele alla causa asburgica. Nel 1868 diventa sede di un minuscolo capitanato distrettuale, comprendente anche Livinallongo e Colle Santa Lucia.
Lungo tutto il secolo continua a svilupparsi l’artigianato, affiancato dagli anni Sessanta dal settore turistico, a discapito di agricoltura e allevamento. Contemporaneamente si diffondono il mutualismo e l’associazionismo, e vengono fondati – ad esempio – la Cooperativa di consumo (1893, oggi Cooperativa di Cortina), la Cassa rurale (1894, l’attuale Cortinabanca), il Corpo musicale (1861), i Pompieri volontari, la Schola cantorum (1882).
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Foto 4: La prima foto di Cortina d’Ampezzo (1861) col nuovo campanile concluso nel 1858. |
Nel 1914 scoppia il primo conflitto mondiale, e numerosi ampezzani vengono richiamati nell’esercito asburgico. L’anno seguente anche l’Italia entra in guerra, e in breve si stabiliscono le linee del “Fronte dolomitico”; il fondovalle ampezzano viene occupato dagli italiani, mentre gli scontri si concentrano sulle cime. Nonostante le spaventose perdite, le posizioni restano essenzialmente statiche fino alla Disfatta di Caporetto (1917) e alla ritirata sulla Piave.
La Battaglia del Solstizio e la fine della guerra (1918) sanciscono la conquista italiana del Tirolo a sud del Brennero, che viene posto sotto l’amministrazione di Trento.
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Foto 5: I primi soldati italiani entrano a Cortina d’Ampezzo (29 maggio 1915) |
La storia d’Ampezzo svolta nuovamente con l’avvento del Fascismo, intenzionato a estirpare il sentimento ‘austriacante’ della popolazione promuovendo la località come fiore all’occhiello del turismo italiano. In questa prospettiva il Comune – ribattezzato “Cortina d’Ampezzo” – viene annesso alla Provincia di Belluno (1923).
In quegli anni la Conca vive un vero boom turistico ed edilizio, mentre aumenta la crescita demografica, in buona parte spinta dall’afflusso di “foresti”. Ampezzo attraversa quasi illeso la Seconda guerra mondiale, verso la fine della quale (1943-1945) diviene parte della Provincia di Bolzano all’interno dell’Alpenvorland nazista.
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Foto 6: Un evento sportivo durante il periodo fascista |
Terminata la guerra vengono ripristinati i vecchi confini provinciali, e in breve tempo riprende la fase di sviluppo, momentaneamente interrotta dal secondo conflitto mondiale. La popolazione e il turismo ricominciano a crescere, e in questo contesto si inseriscono i VII Giochi olimpici invernali, disputati a Cortina d’Ampezzo nel 1956.
Il sistema socioeconomico ampezzano inizia però a dare segnali di crisi negli anni Settanta, quando la popolazione, raggiunto un picco di oltre 8500 abitanti, incomincia a calare, con una tendenza che continua sino ad oggi.
Questa, per sommi capi, la storia d’Ampezzo. Una storia complessa e unica, fatta di alti e bassi, in cui si stratificano radici cadorine, secoli asburgici, contemporaneità italiana, e dove si mescolano mondo rurale, tradizione artigianale, sviluppo turistico. Ognuno di questi elementi ha dato il suo contributo nella formazione dell’identità ampezzana, e per questo ciascuno di essi merita di essere ricordato e conosciuto.
Il contenuto di questo articolo è stato reso possibile grazie al contributo finanziario di Cortinabanca, nell'ambito del progetto “Non solo Olimpiadi: storia, cultura e territorio di Cortina d’Ampezzo”. Le opinioni espresse appartengono, tuttavia, al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni di Cortinabanca. Cortinabanca non può quindi esserne ritenuta responsabile.
BIBLIOGRAFIA
RICHEBUONO, G., Storia d’Ampezzo, Cortina d’Ampezzo, 2007
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