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Visualizzazione dei post da aprile, 2021

Post 48 – Fonzaso e l’eremo di San Micel

Post 47 - Bus de la Lum

Rilievo Parziale, da Catasto Grotte FVG Il Bus de la Lum è un inghiottitoio della profondità di 180 metri situato sulla piana del Cansiglio all’interno del territorio del Comune di Caneva (Pordenone).  Il toponimo Bus de la Lum, Buco della luce, deriva dal fatto che un tempo dal fondo della voragine proveniva un bagliore. Nell’antichità l’inghiottitoio veniva utilizzato, a volte, per gettare le carcasse di animali che decomponendosi generavano dei gas che, entrando in contatto con l’aria, si infiammavano dando vita ai fuochi fatui. Questo fenomeno naturale ha fatto sì che il Bus de la Lum sia stato considerato per lungo tempo un luogo misterioso, oggetto di superstizione popolare e sia stato ritenuto una porta di accesso alle profondità della Terra da cui provenivano energie magiche e potenti. Gli antichi abitanti della zona credevano che il Bus de la Lum fosse abitato dalle Anguane o Anduane, figure della mitologia alpina molto diffuse nella tradizione carnica, friulana e ladina dolom

Post 46 – Il sarcofago di Gaio Flavio e Domizia

Ad oggi della Belluno romana le testimonianze sono molto frammentarie, e una ricostruzione puntuale della città risulta molto difficile. L’evidenza più leggibile e chiara è senza dubbio quella relativa alla necropoli. Questa si estendeva, grossomodo, da Via J. Tasso a piazza Santo Stefano, non a caso lungo la strada che arrivava da Feltre e poi risaliva verso il Cadore. Di rinvenimenti archeologici in quest’area se ne sono fatti molti e in tutti i secoli: già nel Quattrocento, durante la costruzione della chiesa di Santo Stefano, vennero alla luce numerosi reperti.   “ Infatti quand’ero bambino e si gettavano le fondazioni più profonde della Chiesa di Santo Stefano, mi ricordo che vedevo molti resti di grandi edifici. Ogni giorno invero dalle antiche costruzioni vi si estraevano qua e là alvei di pietra, che poi distribuiti fra i cittadini fornirono l’uso di bacini per le fonti private, e dal loro numero or ora dicevamo che questo sepolcreto di Flavio [Ostilio] era molto frequentato ”

Post 45 – Le origini delle nostre "Farre"

Oggi vi proponiamo un piccolo “excursus” sull’origine di tre toponimi bellunesi, che nel nome conservano il ricordo delle comunità longobarde anticamente presenti sul nostro territorio.  Stiamo parlando di Farra d’Alpago, Farra di Mel e Farra di Feltre.  Nella parlata longobarda il termine “fara” indicava un insieme di uomini o famiglie derivanti da un progenitore comune, che condividevano tra loro dei vincoli di sangue.  Durante i primi anni della dominazione longobarda in Italia, questi gruppi gentilizi costituirono la base per la creazione di piccoli contingenti militari. È risaputo, infatti, che l’occupazione della Penisola venne fatta per “fare”, come risulta dal fatto che ancora oggi esistono centri abitati che portano il nome di Fara o Farra.  Con l’insediamento e l’appropriazione delle terre l’istituto della “fara” sopravvisse, poiché esso tutelava i beni e la vita dei suoi singoli membri dalla più numerosa popolazione latina. I Longobardi che appartenevano ad uno stesso gruppo

Post 44 – Ca’ Zanna in Ampezzo

In Italiano In comune di Cortina d’Ampezzo, in località Minel, poco a nord dello Stadio olimpico, si trova un complesso architettonico noto come “Ca’ Zanna”. Salta subito all’occhio per le inconfondibili torri, che lascerebbero immaginare si tratti di un castello medievale diruto, ma per quanto ciò possa avvicinarsi al vero, la sua storia è ben più singolare. Il castello oggi. La vicenda ha inizio nel 1696, con il nobile ampezzano Giovanni Maria de Zanna: notaio, mercante, militare, rampollo di una delle famiglie più facoltose del paese, decide di ampliare il suo palazzo dotandolo di torri, mura di cinta e ponte levatoio. Ciò desta nei paesani il timore che brami diventare signore d’Ampezzo, emulando i vicini feudatari tirolesi ma ledendo così la secolare democrazia regoliera. La prova di tale avversione ci giunge dalle delibere comunali: nell’agosto del 1696, il “Pieno et general conseglio”, massimo organo della Magnifica comunità d’Ampezzo, intima al de Zanna di interrompere immediat