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Post 48 – Fonzaso e l’eremo di San Micel

Fonzaso, a un occhio inesperto, può apparire non degna di particolare attenzione. Ebbene, nulla di più sbagliato: il capoluogo comunale rappresenta infatti uno dei nuclei abitati più interessanti del Feltrino a livello architettonico.
Chiesa parrocchiale della Natività della Beata Vergine Maria. Foto di Giovanna Pirona (@cherryintrip).

Tale importanza è dovuta principalmente alla collocazione territoriale del paese, protetto a nord dall’imponente Monte Avena e lambito a ovest dalle acque del torrente Cismon. Nel corso del Cinquecento i Fonzasini seppero sfruttare adeguatamente il corso d’acqua, costruendo degli sbarramenti atti a bloccare i tronchi che venivano fatti fluitare dal Primiero e della Valle di Schenèr; qui venivano raccolti, selezionati, lavorati e venduti, continuando così il loro viaggio attraverso il Brenta, fino alla laguna veneta.
Il commercio del legname generò un giro d’affari enorme, che si può ben vedere ancora oggi. Fonzaso costituisce una vera e propria “cittadella senza mura”, con molti palazzi signorili, piazze e borghi articolati, elementi inediti per un centro minore. Gli introiti legati al legname sopravvissero alla caduta della repubblica di Venezia, contribuendo ad abbellire il paese anche durante l’Ottocento. In questo periodo, infatti, venne edificato il caratteristico campanile della parrocchiale, che con ben 79 metri è il più alto della Provincia. 

Vista di Fonzaso dall'eremo di San Micel. Foto di Giovanna Pirona (@cherryintrip).

Ma come dobbiamo immaginarci Fonzaso prima di tutto ciò, in periodo medievale? Non diverso rispetto ad altri centri della valle, un borgo difeso da un fortilizio di modeste dimensioni. Ancora una volta risulta importante la conformazione territoriale: sul Monte Avena, a metà quota, si apre  il Covolo, un’ampia grotta naturale affacciata sulla vallata e situata proprio sopra al paese. Ovviamente non poteva esserci un luogo migliore per l’erezione di un castello, distrutto come la maggior parte dei suoi omologhi nel 1420, per volere del senato veneziano. La repubblica vedeva infatti la presenza di così tante costruzioni militari in quella che era la frontiera dello Stato come una minaccia in caso di ribellione o di conquista da parte di forze nemiche. 

L'eremo di San Micel nel suo riparo sotto roccia. Immagine estrapolata da un video di Giovanna Pirona (@cherryintrip).

Nel corso del tempo, presero il posto del castello un complesso architettonico che sarebbe divenuto il simbolo stesso di Fonzaso: l’eremo di San Micél. Lo costituiscono due edifici, la semplice chiesetta di San Michele e la più caratteristica casa del guardiano del fuoco, dal fronte merlato, detta dai Fonzasini “el Castèl”. La collocazione di questa tipologia di edificio a tale quota (siamo a 550 m.s.l.m.) dimostra quanto gli incendi fossero un gravoso problema per il centro. La totalità dei solai e dei poggioli era infatti in legno, e la particolare vicinanza delle abitazioni favoriva il propagarsi delle fiamme. La casa del guardiano possedeva – e possiede ancora – sistema campanario che veniva attivato a martello qualora il guardiano avesse scorto del fumo provenire dall’abitato. La vista da lassù è vasta e scenografica, spaziando per tutta la piana fonzasina, un tempo sede di fertili campagne e ora deturpata da una pletora di capannoni industriali sorti a macchia di leopardo, nella più tipica maniera del Veneto postbellico. 

[ilCervo]

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