Passa ai contenuti principali

Post 219 - L’incontro di Feltre: bombe ai dittatori!

 

Il 19 luglio 1943, pochi giorni dopo gli sbarchi alleati in Sicilia, nella frazione di San Fermo a Belluno, si tenne un incontro poco conosciuto tra Hitler e Mussolini, rispettivamente accompagnati dalle proprie delegazioni. L’evento sarebbe passato alla storia come “Incontro di Feltre”, località citata erroneamente nelle memorie di Mussolini come sede dell’incontro. Nella località Socchieva si trovava infatti la dimora estiva del senatore e imprenditore Achille Gaggia, dal quale tutt’oggi la villa prende il nome, che avrebbe ospitato il colloquio fra i due. La villa, proprio perché situata in una zona isolata, ben sorvegliabile e difendibile, aveva già ospitato, negli anni precedenti, personaggi come il Re Faud d’Egitto e figure di spicco del governo fascista, come il ministro Giuseppe Volpi di Misurata e Francesco Ercole. In quel 19 luglio 1943 le sorti della guerra avrebbero potuto prendere una piega molto diversa da quella che conosciamo, se le circostanze e il caso non avessero sventato un attentato ordito contro i due dittatori.


Foto 1. Posizione della villa rispetto a Belluno e Feltre. Da Google Maps.

Probabilmente in origine l’incontro sarebbe dovuto durare diversi giorni, tuttavia, per esigenze belliche, si optò alla fine per una soluzione più breve e in una zona non troppo distante dal confine tedesco, per agevolare gli spostamenti del Führer. La scelta del luogo, comunque, lascia tutt’oggi aperti più interrogativi: perché sceglierlo in una zona dove si sapevano attive formazioni partigiane già nella tarda primavera del ‘43? Per di più una zona mal collegata a livello di infrastrutture? Infatti Hitler dovette atterrare a Treviso, dove lo attendeva Mussolini. Da lì i due arrivarono in treno fino a Feltre, per poi essere trasportati in automobile fino alla villa, dove giunsero in tarda mattinata. 


Foto 2. L’arrivo di Hitler e Mussolini a villa Gaggia. Da Bellunopress.it

Tutto era stato preparato con i dovuti accorgimenti, in particolare l’aspetto della sicurezza, per timore di eventuali attentati sia lungo il percorso che nella sede dell’incontro. Il timore era ben fondato, visto che la Resistenza locale, in particolare membri del Partito d’azione come Ernesto Tattoni e Armando Bettiol, si era mossa per organizzare un attentato grazie a un appoggio interno dei militari che sarebbero stati presenti in loco: il maggiore degli Alpini Del Vecchio e il sergente Piazza. Il reparto di Alpini che comandavano, decimato drasticamente durante la Campagna di Russia, era stato scelto per il picchetto d’onore, eseguito ad armi scariche. I soldati avrebbero dovuto compiere la missione suicida di lanciare sui dittatori e le relative delegazioni delle bombe a mano, introdotte di nascosto nel parco di Villa Gaggia attraverso il recinto che dava verso la ferrovia e quindi verso la Piave. In tutti i casi, le probabilità di sopravvivere sarebbero state quasi nulle. La cassa di bombe a mano era pronta per essere portata in villa dalla casa di Armando Bettiol, dov’era nascosta. 


Foto 3. Villa Gaggia vista dall’alto. Da Qdpnews

L’attentato non si sarebbe fermato a questo, ma avrebbe innescato un’insurrezione su scala nazionale contro il regime, considerando che più figure di spicco dell’antifascismo italiano erano a conoscenza del piano, e, secondo alcune ricostruzioni, anche alcuni ufficiali dell’Esercito. Tuttavia, quando quasi tutto era pronto, qualcosa andò storto e il reparto di Del Vecchio e Piazza venne sostituito all’ultimo da un altro reparto per il picchetto d’onore. L’operazione si arenò quindi a pochi passi dall’obiettivo, di fatto prima che l’incontro avesse effettivamente luogo. 


Alle 11 del mattino ebbe quindi inizio l’incontro, indisturbato, con un dispiegamento di forze militari e d’ordine pubblico non indifferente, specie intorno e dentro a Villa Gaggia.


Non per questo l’incontro andò secondo i piani del Duce, che arrivava con l’intento di chiedere consistenti aiuti militari al Führer per poter far fronte all’avanzata degli Alleati. Mussolini non potè che rimanere in silenzio davanti al lungo monologo di Hitler, che gli rimproverava soprattutto l’incapacità di mantenere la disciplina nell’esercito e gli intimava di fermare gli sbarchi combattendo con le proprie forze il nemico finchè si trovava ancora in Sicilia. Mentre si stava tenendo l’incontro arrivò inoltre una terribile notizia: gli Alleati stavano bombardando Roma, causando distruzione e centinaia di vittime fra la popolazione civile.


Foto 4. Hitler e Mussolini a villa Gaggia. Da Museo Nazionale Resistenza

La riunione si concluse senza aver preso alcuna decisione risolutiva riguardo alla delicata situazione bellica, rivelandosi di fatto un incontro fallimentare. D’altronde pochi giorni più tardi, il 25 luglio, dopo una decisiva riunione del Gran consiglio del fascismo, Mussolini sarà costretto a dare le dimissioni dalla carica di capo del governo e verrà arrestato.


[Trinceo]


Bibliografia

T. SIRENA, Morte al tiranno: quattro storie per la libertà, Sommacampagna, 2011, pp. 11-48.

R. DE NART, Belluno ieri e oggi: cronache del passato, s.l., 2014, pp. 76-85.

Sitografia

https://www.ildolomiti.it/altra-montagna/blog/liberazione-80-storie-di-montagna/2025/la-villa-ai-piedi-delle-dolomiti-bellunesi-in-cui-si-svolse-lo-storico-incontro-tra-hitler-e-mussolini-cosa-resta-dellinvenzione-del-totalitarismo-ottantanni-dopo

Commenti

Post popolari in questo blog

Post 220 - Storia (breve) di Cortina d'Ampezzo

  I secoli più antichi della storia d’Ampezzo sono avvolti nel mistero, e i pochi indizi che abbiamo sono troppo incerti per poter delineare un quadro sicuro. La prima menzione di Ampicium compare in una pergamena del 1156, e non abbiamo dati archeologici certi antecedenti al Basso Medioevo. Questo non significa che fino a quel momento la conca non fosse abitata – o perlomeno frequentata –, ma, semplicemente, qualsiasi ricostruzione al riguardo, in base ai dati attuali, resta nel campo delle ipotesi. Foto 1: La prima pergamena in cui si nomina il “territorium de Ampicio”. A partire dal Duecento le fonti ci permettono di ricostruire un quadro più preciso. Ampezzo faceva parte del Cadore, ed erano già diffuse le “Regole”: delle istituzioni – ancora esistenti – formate dalle famiglie originarie del luogo, finalizzate alla gestione collettiva delle risorse naturali, come boschi e  pascoli. Il Cadore, già dominio feudale dei conti di Collalto e Da Camino, si costituisce in libera ...

Post 203 - Il Carnevale di Comelico Superiore

  Negli anni recenti il Carnevale in Comelico per molti è diventato una cosa quasi sacra: la preparazione, la vestizione, i riti della giornata sono ritenuti necessari e codificati. Guai se il Matazin si siede durante la festa in piazza, non esiste che a Dosoledo la calotta venga assemblata con le punte come a Casamazzagno e Candide, e ancora tante piccole cose che rendono la giornata complicata e magica. Durante la mia ricerca nel mondo dei carnevali europei ho scoperto che in realtà forse sarebbe meglio parlare di una nuova ritualizzazione dei carnevali. Foto 1:  L’arrivo della sfilata nel carnevale di Santa Plonia a Dosoledo Ma prima partiamo dalla definizione del termine. Oggi il Carnevale si caratterizza per raccogliere una serie di usanze e di pratiche comprese nel periodo tra Epiania e Quaresima.  Ma già si riscontrano dei problemi con l’inizio di detto periodo, dal 7 gennaio è Carnevale? O comincia dopo il 17, giorno di Sant’Antonio Abate? Inoltre qualcuno ha mai ...

Post 192 - Rocca d’Arsié, Storia di una valle stravolta

  Il lago del Corlo è oggi una meta estiva privilegiata della bassa provincia, che attira visitatori del luogo e da fuori per via delle sue bellezze naturalistiche. L’invaso è l’habitat di molte specie ittiche, tra cui alcune protette, e il luogo è ideale per la nidificazione di svariati uccelli acquatici. Questo ambiente tuttavia è stato creato distruggendone uno più antico e altrettanto ricco. Non tutti sanno infatti che l’invaso della diga ha sommerso quella che un tempo era una florida vallata, modificando per sempre le dinamiche sociali che attorno a essa gravitavano. Ma andiamo con ordine: prima di tutto qualche pillola di storia. Come ben si può comprendere dal nome, l’abitato di Rocca sorge come fortilizio in epoca altomedievale, essendo questo situato sull’erto sperone del “Col de la Roca”, che tuttora svetta sopra al paese. Il motivo è ben intuibile: difendere la stretta forra scavata dal torrente Cismon, il quale si getta nella Brenta dopo aver percorso il Primiero e att...