Riccardo Alfaré nasce a Belluno il 19 novembre 1882 da genitori di origini comeliane: il padre – Sebastiano – è di Candide, mentre la madre – Eugenia Faustini – è di Casamazzagno. Nel 1899 si diploma alla Scuola Tecnica “Catullo”, tra il 1906 e il 1909 è all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ottiene la licenza di professore di disegno architettonico, mentre solo nel 1928 si iscrive all’Ordine degli Architetti di Venezia.
Sin dal primo decennio del Novecento Alfaré inizia la sua attività professionale a Belluno, nonostante il titolo acquisito all’Accademia lo abiliti formalmente al solo insegnamento e non alla pratica professionale. Fresco della lezione appresa a Venezia, dove in quegli anni lo stile eclettico si unisce con richiami all’architettura del Rinascimento, Alfaré diviene in breve tempo uno degli architetti preferiti dalla committenza bellunese.
La maggior parte delle commissioni di quegli anni si concentrano tra il centro storico e la stazione, testimoniando come l’espansione urbana di Belluno in quell’area debba molto alle scelte e al gusto di Alfaré. L’architetto bellunese predilige nella sua opera in particolare l’elaborazione accurata dei prospetti esterni degli edifici, mentre spesso viene lasciato in secondo piano lo studio dello spazio interno, risolto con soluzioni stereotipate e scontate.
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Foto 1 - Veduta prospettica di Palazzo Coletti |
L'adozione di moduli neo-rinascimentali è evidente già nel primo intervento noto di Alfaré, il rifacimento della facciata di Casa Piaz in via Loreto (1908), purtroppo compromessa da ulteriori rifacimenti nel secondo dopoguerra. Tra gli interventi più interessanti del secondo decennio del secolo c’è anche Casa Gaggia di via Zuppani (1910-1922), dove alla semplice facciata neo-rinascimentale si unisce un raffinato elemento curvo nell’angolo verso via Carrera figlio dell’influsso del modernismo mitteleuropeo. Tra le architetture degli anni Dieci vanno segnalate anche casa Martini-Valduga in via Simon da Cusighe (1912), con elegante scalone, e la sobria facciata di casa Luzzatto tra via Garibaldi e via Matteotti (1914).
Molto importante nell’attività di Alfaré è l’asse di via Caffi, con vari suoi interventi sul lato nord. Innanzitutto, all’angolo con piazza Cesare Battisti, troviamo Palazzo Coletti (1910-1911). Qui, unendo elementi neo-classici e richiami modernisti, l’architetto progetta un edificio monumentale ed elegante al tempo stesso, arricchito da due cupole (un tempo con copertura in ardesia, oggi in rame), grazie al quale risolve in maniera intelligente il prospetto est della piazza. Si prosegue con il garage Bacchetti (1913), dove troviamo l’originale soluzione dell’ampio portale ad arco, e con il garage Tonegutti (1922), dalla facciata riccamente decorata e nettamente scandita sul lato di via Caffi, mentre più sobria e modernista è la facciata di via Segato.
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Foto 2 - Veduta prospettica di via Caffi nel 1952 |
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Foto 3 - Garage Tonegutti con insegna FIAT |
Negli anni Venti Alfaré – dopo un breve soggiorno a Orbassano tra il 1917 e il 1919 – continua a ricevere varie commissioni a Belluno, pur rimanendo ancorato allo stile già mostrato nel decennio precedente. A questo periodo risalgono Villa Da Ronch in via Feltre (1925), Casa Elsa all’angolo tra via Garibaldi e piazza Matteotti (1925), l’intervento come coadiutore per la parte architettonica nella progettazione del Ponte della Vittoria (1925), la facciata dell’Albergo al Ponte della Vittoria (1927) e le vetrine di molti negozi del centro, tra cui si conservano quelle di piazza Mazzini. Di certo però l’opera più significativa è il Cinema Italia (1926). L’edificio, in realtà incompleto in altezza (dove la copertura provvisoria sottolinea l’intenzione originale di aggiungere altri piani adibiti ad appartamenti) e irrisolto nell’angolo tra via Loreto e via Garibaldi (dove negli anni Settanta è stato realizzato un condominio inadeguato al contesto preesistente), è rappresentativo dello stile di Alfaré, unendo in un felice risultato soluzioni architettoniche di alta qualità e ricche decorazioni.
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Foto 4 -Cinema Italia |
Già dallo scorcio degli anni Venti, però, l’astro di Alfaré viene oscurandosi, in virtù del cambio dei gusti della committenza e della sua incapacità di aggiornarsi sui nuovi linguaggi architettonici, fedele invece alla lezione appresa all’Accademia. A Belluno la sua attività cessa quasi completamente: l’unica opera di rilievo è Palazzo Benetta in via Segato (1950), che fa da pendant a Palazzo Colotti pur nella notevole riduzione delle decorazioni in facciata. Al di fuori della città Alfaré riceve invece in questi anni varie commissioni pubbliche in Cadore, in particolare per scuole elementari e per la redazione di piani regolatori generali, che sono però i testimoni del ripiegarsi involutivo del suo linguaggio in stanche ripetizioni. Alfaré muore infine alla casa di riposo di Belluno nel 1969.
BIBLIOGRAFIA
Opere di Riccardo Alfaré (1882-1969), s.l., Nuove edizioni Dolomiti, 1990
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