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Post 198 - Ragioni di un museo: la Galleria d’Arte Moderna “Carlo Rizzarda”

 



«Il Comune di Feltre di tutto il mio legato dovrà istituire nella mia casa di Via del Paradiso a Feltre, una raccolta d’arte decorativa moderna». Così scriveva Carlo Rizzarda (Feltre, 1883 - Milano, 1931) nel suo testamento del 1929, [1] esprimendo la volontà di lasciare alla sua città natale un'eredità culturale duratura. 

In realtà, Rizzarda matura la volontà di istituire un museo già nel 1927, [2] quando inizia a concepire la sua raccolta personale d’arte come una testimonianza di valore storico artistico. Consapevole della rilevanza culturale del proprio lavoro e delle opere d’altri autori da lui raccolte negli anni, intuì l'importanza di un museo dedicato alle arti decorative: una visione pionieristica, considerando che quello nato dal suo lascito fu uno dei primi musei in Italia dedicati specificamente a esse.

Spinto dalla passione per l'arte e dalla sua generosità Rizzarda continuò a collezionare opere di ogni tipo, accumulando più di 190 pezzi, molti dei quali, però, restano ancora senza precise indicazioni riguardo alla loro provenienza, datazione e modalità di acquisizione.



Il gesto collezionistico rappresenta uno degli archetipi fondamentali del comportamento umano: tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo avuto una piccola o grande collezione di qualcosa. Carlo Rizzarda in questo non fece eccezione. La disomogeneità che caratterizza l’insieme delle opere da lui acquisite può tuttavia far pensare a una mera raccolta, piuttosto che a una collezione, ma, in realtà, non si tratta di un accumulo di oggetti privo di criterio; al contrario, riflette lo spirito curioso e spontaneo del Maestro feltrino, incarnando appieno la sua forte personalità e il contesto culturale in cui ha vissuto. La varietà di manufatti, inoltre, deriva da modalità di acquisizione diverse: Rizzarda veniva in possesso di opere attraverso scambi con altri artisti, oppure, in altre occasioni, acquistava lavori da amici artisti in difficoltà economica, in gallerie d’arte, [3] partecipando ad aste o riceveva doni da personalità con cui intratteneva rapporti di amicizia e corrispondenza.



Il museo che conosciamo oggi è il frutto delle disposizioni testamentarie di Rizzarda. Nel lascito del 1929, egli indicò con precisione come e dove dovessero essere esposte le opere della collezione che, in origine, si trovavano nella sua villa e nella sua officina di Milano. Rizzarda voleva che i lavori in ferro battuto, dai pezzi finiti ai frammenti, fossero esposti nelle sale dell’ultimo piano di Palazzo Cumano (acquistato nel 1926, già Bovio–Villabruna). Il primo piano doveva invece essere destinato agli oggetti d’arte che non trovavano posto sopra. Il piano mezzanino sarebbe dovuto diventare la residenza dell'artista che però morì prematuramente, nel 1931, a soli 48 anni.

Il restauro dell’edificio e l’allestimento del museo furono affidati all'amico architetto Alberto Alpago-Novello. A fine lavori, nel 1937, questi dichiarò definitiva la disposizione dei ferri – esposti secondo criteri «un po’ cronologici e un po’ estetici» – ma provvisoria quella dei quadri e delle sculture; per quest’ultima venne richiesto un intervento, mai avvenuto, da parte della Soprintendenza.

Quello che vediamo oggi, però, non è l’allestimento curato da Alpago-Novello. Nella notte tra il 2 e il 3 giugno 1972 la Galleria subì un furto, probabilmente su commissione, che la privò di alcune delle sue opere più preziose; in particolare, vennero scorniciate e prelevate quelle di piccole dimensioni, caratteristica tipica delle collezioni private e che ne rendeva più semplice il commercio.

In seguito al danno l’impianto di sicurezza del museo non venne migliorato per mancanza di fondi, così, per precauzione, l’amministrazione comunale decise di disallestire il primo piano della Galleria, che ospitava la collezione privata. Le opere più preziose furono affidate a una banca; altre, insieme alle sculture, furono trasferite nei depositi del Museo Civico; gli oggetti di vetro e ceramica trovarono posto in appositi mobili posti in sale chiuse al pubblico. L’unica sala che non subì modifiche fu lo studio, i cui mobili provenivano dalla villa milanese di Via Castel Morrone. [5] 

La collezione di ferri battuti rimase l'attrazione principale della Galleria ma anch’essa – seppur indirettamente – fu danneggiata dal disallestimento del primo piano in quanto perse il riferimento al contesto culturale e storico che arricchiva e dava significato alle sue opere. 

Quello del 1972 fu il danno più rilevante perpetrato alla Galleria ed è il motivo per il quale ad oggi è difficile ricostruire con esattezza l’allestimento originario delle collezioni.



Il passaggio da collezione privata a museo pubblico è stato per Rizzarda un tema di grande importanza. Sebbene la sua collezione fosse una testimonianza del suo gusto personale, Rizzarda capiva che, una volta musealizzato, il patrimonio non doveva essere più presentato in base ai gusti di un singolo collezionista, ma secondo criteri oggettivi, a beneficio del pubblico.

Per quanto riguarda l’ubicazione delle opere, nel caso del museo feltrino il legame tra la raccolta e la sede che la accoglie si è storicizzato, poiché le collezioni sono state pensate fin dall’inizio per essere esposte e conservate nell’attuale sede del museo, Palazzo Bovio-Villabruna-Cumano. 

In generale, il principale elemento caratterizzante del museo è sempre la collezione, che ne determina la tipologia e le dimensioni. Ciò significa che, in base alla tipologia di oggetti che espone, il museo può essere di tipi diversi: se espone solo dipinti è una pinacoteca, se espone solo gessi è una gipsoteca e via dicendo. Può essere dedicato a un unico periodo storico, un singolo artista, una singola civiltà; può essere una reggia musealizzata (come quella di Caserta) o rientrare nella categoria delle case-museo. In quest’ultimo caso, la sede è stata la dimora di un dato personaggio del quale si conservano ancora oggetti. 

Nel caso della Galleria Rizzarda, originariamente concepita come museo monografico incentrato sull’attività di un singolo artista e voluta dallo stesso, essa rientra pienamente nella definizione di casa museo, avendo sede nel palazzo che Rizzarda acquistò nel 1926 con l’intento di passarvi la vecchiaia.


Carlo Rizzarda ha riconosciuto il valore della tutela del patrimonio artistico come un valore fondamentale per la società ancor prima che questo venisse sancito nella nostra Costituzione (Art.9) [6]. Oltretutto, l’Italia è stata il primo Paese al mondo a riconoscere la protezione del patrimonio storico e artistico come un principio fondamentale, riprendendo un’idea testimoniata già nei primi statuti del Comune di Siena, in particolare nel Costituto del 1262. [7]

Nel caso della Galleria Rizzarda, le motivazioni che spinsero l'artista a fondarla erano molteplici. Da un lato, Rizzarda voleva creare uno spazio che testimoniasse la sua passione per l'arte e per l'artigianato; dall’altro, desiderava rendere accessibile la sua collezione privata a studiosi e appassionati. Il suo obiettivo era quello di dare vita a un museo vivo, che si sarebbe arricchito nel tempo attraverso nuovi acquisti e donazioni – come è accaduto poi effettivamente per esempio con la collezione di vetri veneziani donata nel 2018 dai coniugi Carla Nasci e Ferruccio Franzoia.

Già nella mente di Rizzarda la Galleria rispecchiava la concezione moderna di museo e perseguiva gli obiettivi che, ad oggi, sono racchiusi nelle due definizioni di ‘museo’ più rilevanti: quelle date dall’ICOM [8] e dall’Art. 101 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. [9] L’artista voleva dar vita a uno spazio aperto, dove la cultura non solo venisse conservata, ma anche studiata, diffusa e rinnovata: un luogo di ricerca che stimolasse la curiosità, la conoscenza e la creazione.

Inaugurata il 5 maggio 1938, la Galleria Rizzarda è diventata rapidamente un punto di riferimento fondamentale, tanto a livello nazionale quanto locale. Il legame con Feltre è sempre stato una costante nella vita di Rizzarda che, avendovi trascorso la giovinezza e i primi anni di formazione, conosceva bene i limiti e le potenzialità del territorio. Per questo motivo, il suo desiderio era quello di fondare e sostenere anche una scuola di ferro battuto che acquisisse prestigio a livello nazionale, conferendo alla sua città natale la visibilità e gli strumenti necessari per trasformarsi in un polo di lavoro e di cultura capace di attrarre giovani artigiani, committenti, appassionati e studiosi di un’arte che in quegli anni stava guadagnando sempre più riconoscimento. Palazzo Cumano doveva diventare non solo un museo, ma anche un centro di riferimento per artisti locali e apprendisti desiderosi di seguire le orme del Maestro feltrino del ferro battuto. [10] 

A livello nazionale, la Galleria riveste un’importanza particolare perchè, sebbene le arti decorative abbiano successivamente perso centralità, Rizzarda ebbe la lungimiranza di riconoscerne il valore e di preservarle fondando un’istituzione a loro dedicata, mettendo così in luce la loro rilevanza culturale. Per quanto riguarda i benefici portati al Feltrino, invece, la presenza di un museo così peculiare ha senz’altro contribuito al consolidamento della città come punto di riferimento nell’arte contemporanea del Novecento, ospitando opere di artisti di rilievo come Tancredi Parmeggiani (Feltre, 25 settembre 1927 – Roma, 27 settembre 1964) e Gianni Palminteri (Feltre, 9 settembre 1924 – Feltre, 6 ottobre 1996), oltre a favorire la nascita di un vivace circolo di pittori legato al contesto feltrino. In questo modo, la Galleria ha contribuito in maniera determinante alla fioritura di un panorama artistico locale ricco e dinamico, che ha avuto un impatto duraturo sulla cultura della città.



Oggi, la Galleria Rizzarda continua a riflettere la visione lungimirante del suo fondatore, un uomo profondamente legato alla sua terra ma con lo sguardo rivolto al futuro. Il Museo non si limita ad essere un custode della memoria storica, ma rappresenta uno spazio che conserva ed espone opere e documenti significativi, offrendo così una chiave di lettura utile a comprendere la forte personalità di Carlo Rizzarda e la vivacità del contesto culturale in cui maturò come uomo, artista e artigiano.


[Duas]



NOTE


[1] Tutte le informazioni sulle volontà testamentarie di Carlo Rizzarda sono tratte da Carlo Rizzarda (1883-1931) e l’arte del ferro battuto in Italia, a cura di ZUGNI-TAURO A. P., Feltre, 1987, pp. 57-59.

[2a] Citato in LANZA F., Il Museo Civico e la Galleria d’arte moderna “Carlo Rizzarda”, le due case museo ideate da Alberto Alpago-Novello, in Museografia italiana negli anni Venti: il museo di ambientazione, Atti del Convegno, a cura di LANZA F., Feltre, 2003, p. 106.

[3] Ne sono un esempio le gallerie milanesi Scopinich e di Lino Pesaro, cfr. La Collezione Rizzarda. Dal secondo Ottocento alle arti decorative degli anni Venti, a cura di COMAR N., Milano, 1996, p. 29.

[4] Citato in LANZA F., Il Museo Civico e la Galleria d’arte moderna “Carlo Rizzarda”, le due case museo ideate da Alberto Alpago-Novello, in Museografia italiana negli anni Venti: il museo di ambientazione, Atti del Convegno, a cura di LANZA F., Feltre, 2003, p. 107.

[5] La Collezione Rizzarda. Dal secondo Ottocento alle arti decorative degli anni Venti, a cura di COMAR N., Milano, 1996, p. 26. 

[6] Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». 

[7] https://archiviodistatosiena.cultura.gov.it/archivio-notizie/notizia?tx_news_pi1%5Baction%5D=detail&tx_news_pi1%5Bcontroller%5D=News&tx_news_pi1%5Bnews%5D=159&cHash=93faf91f31e804f2a7da33465adb7493 (consultazione del 16.XI.2024)

[8] L’attuale definizione di Museo data dall’ICOM (International Council of Museums), approvata il 24 agosto 2022 a Praga, recita: «Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale […]».

[9] Art. 101 del D.L.vo 22 gennaio 2004, n.42: «Si intende per museo una struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio».

[10] Nel XXVIII legato del testamento del 1929, Rizzarda scrive: «Rimanendo locali liberi e smobiliati, se il Comune di Feltre e la Commissione di allestimento e di acquisto trovassero che la Scuola di disegno e professionale di Feltre avesse in questo palazzo sede adatta si conceda a questa scuola l’uso dei locali liberi [...]».



BIBLIOGRAFIA


Carlo Rizzarda «poeta del ferro», a cura di CASAGRANDE T., Genova, 2024. 

La Collezione Rizzarda. Dal secondo Ottocento alle arti decorative degli anni Venti, a cura di COMAR N., Milano, 1996. 

LANZA F., Il Museo Civico e la Galleria d’arte moderna “Carlo Rizzarda”, le due case museo ideate da Alberto Alpago-Novello, in Museografia italiana negli anni Venti: il museo di ambientazione, Atti del Convegno, a cura di LANZA F., Feltre, 2003, pp. 91-112. 

MARINI CLARELLI M. V., Che cos’è un museo, Roma, 2020. 

Carlo Rizzarda (1883-1931) e l’arte del ferro battuto in Italia, a cura di ZUGNI-TAURO A. P., Feltre, 1987. 




SITOGRAFIA


https://archiviodistatosiena.cultura.gov.it/archivio-notizie/notizia?tx_news_pi1%5Baction%5D=detail&tx_news_pi1%5Bcontroller%5D=News&tx_news_pi1%5Bnews%5D=159&cHash=93faf91f31e804f2a7da33465adb7493 

https://www.icom-italia.org/definizione-di-museo/#:~:text=L'attuale%20definizione%20di%20M

useo,patrimonio%20culturale%2C%20materiale%20e%20immateriale. 

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