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Post 188 - Gli Schützen d’Ampezzo

 


Durante gli ultimi secoli del Medioevo e nell’Età moderna, la difesa armata non veniva affidata esclusivamente a soldati professionisti, ma anche agli abitanti stessi del luogo. Gli stati dell’epoca, privi di risorse sufficienti per mantenere un capillare controllo militare di ogni territorio, preferivano imporre a quanti vi vivevano l’obbligo di difenderlo da aggressioni esterne o da rivolte interne, salvaguardandone l’integrità, l’ordine, e il legame con il sovrano. 

Da una parte, lo stato risparmiava in spese militari; dall’altra, gli abitanti di un certo paese, i primi interessati alla sua difesa, erano autorizzati a organizzarsi in gruppi armati, più o meno stabili. Queste forze paramilitari, chiamate generalmente “milizie (territoriali)” erano diffuse, con nomi diversi, in tutta Europa: nel Cadore prima patriarcale e poi veneziano, ad esempio, vi erano le “cèrnide”; idem a Feltre, sotto Venezia e gli Asburgo, chiamate poi “guardia villica”, e successivamente  “guardia civica”.

Anche nei territori imperiali alpini si impose questo modello, che venne compiutamente regolato dal “Landlibell” del 1511. Questo atto, promosso dall’imperatore Massimiliano I, organizzava le milizie territoriali della Contea principesca del Tirolo e dei Principati vescovili di Trento e Bressanone, i quali, pur restando degli stati autonomi all’interno del Sacro romano impero, decisero di unirsi in una confederazione militare. Nello stesso anno, e proprio ad opera di Massimiliano I, Ampezzo venne conquistato dagli imperiali, per poi essere inquadrato nel Tirolo. [1] 


L’imperatore Massimiliano I ritratto da Albrecht Dürer (1519).

Progressivamente le regole vigenti in quest’ultimo vennero estese – salvo l’ampia autonomia di Ampezzo – anche al territorio di nuova conquista. Quindi il Landlibell del 1511 dopo un periodo di incertezza venne infine recepito completamente. In caso di aggressioni o disordini nel Tirolo, alla chiamata del principe, anche il Gericht Hayden [2] doveva mandare i suoi rinforzi, nel numero stabilito ad Innsbruck. Le milizie territoriali ampezzane, all’epoca, non si chiamavano più cernide, come in Cadore, ma “Schützen”, come nel resto del Tirolo, o, in ladino ampezzano, “Scizar”.

Gli uomini di Ampezzo vennero chiamati alle armi secondo questo sistema per la prima volta nel 1525, per sedare la rivolta di contadini tirolesi guidata da Michael Gaismair. Nei decenni e secoli successivi sono documentate le loro attività, le esercitazioni, le mostre, le spese per armi e munizioni. Una tappa importante è rappresentata dal 1692, anno in cui l’imperatore Leopoldo I d’Asburgo riconobbe ufficialmente la milizia ampezzana come compagnia, e Giovanni Maria de Zanna [3] come suo capitano. In seguito gli Scizar furono coinvolti nelle guerre napoleoniche, che portarono grande devastazione in Ampezzo, ma che furono particolarmente rilevanti in Tirolo, proprio per le imprese degli Schützen, guidati da Andreas Hofer.


L’insorgenza tirolese contro i napoleonici in un celebre quadro di Franz von Defregger (1872).

Il lungo Ottocento rappresentò un momento fondamentale per la loro storia: in primo luogo, fu un periodo di grande fermento militare: gli Scizar ampezzani furono mobilitati nel 1848, [4] nel 1859 e nel 1866. In secondo luogo, perché in quei decenni la struttura della difesa del Tirolo cambiò radicalmente. Il Landlibell del 1511 prevedeva che i tirolesi potessero essere reclutati per la sola difesa del loro territorio, e per massimo un mese. In seguito ai subbugli napoleonici, invece, si stabilì un sistema di leva obbligatoria: gli uomini del Tirolo dovevano prestare il loro servizio nell’esercito regolare, venendo inquadrati nei neocostituiti corpi dei “Kaiserjäger” e dei “Tiroler Landesschützen”. Il periodo di leva era ben più lungo che in passato, e i tirolesi potevano essere impegnati anche al di fuori dei confini della Contea principesca.

Chi però non era impegnato nell’esercito poteva entrare negli “Standschützen”, delle associazioni di volontari che si esercitavano nel tiro al bersaglio presso il locale poligono, ed intervenivano a cerimonie civili e religiose. Non facevano parte dell’esercito regolare, e potevano essere coinvolti militarmente solo nei casi di chiamata del “Landsturm”, cioè della leva di massa. Oltre a rappresentare i più vicini eredi degli antichi corpi paramilitari regolati dal Landlibell, gli Standschützen costituiscono anche il modello a cui si ispirano gli attuali Schützen: adottarono infatti gli abiti tradizionali locali come divisa, e rappresentavano una libera associazione di privati interessati a promuovere l’appartenenza al Tirolo.


Veterani, Banda e Scizar ampezzani di fronte al poligono di Pontechiesa (1908).


Nel 1913, tuttavia, anche gli Standschützen furono definitivamente inquadrati nell’organizzazione militare, con la possibilità di essere reclutati per la difesa dei confini tirolesi fino a sessant’anni. Non dovettero attendere a lungo perché ciò si verificasse:  tra il 1914 ed il 1915 vennero progressivamente richiamati, in base alle classi di età. Forniti della divisa dei Kaiserjäger, vennero mandati a combattere in vari punti del fronte tirolese, tra cui la linea ampezzana che passava per Valparòla, Lagazuòi, Travenànzes, Sòn Pòuses, Rufiédo, Foràme. Gli Standschützen riuscirono a mantenere le loro posizioni fino alla rotta di Caporetto, e, durante la momentanea ritirata dell’esercito italiano, gli Scizar vennero decorati dal nuovo imperatore Carlo I d’Asburgo, di passaggio in Ampezzo nel novembre 1917.


L’imperatore Carlo I passa in rassegna gli Scizar ampezzani (1917).


Con la definitiva annessione al Regno d’Italia dei territori tirolesi a sud del Brennero, tuttavia, gli Schützen si avviarono ad un rapido declino, per lo sfavore con cui erano visti dalle nuove autorità e le violenze di cui furono vittime da parte delle milizie fasciste. Solo dopo la Seconda guerra mondiale, in tutto il Tirolo storico, iniziarono ad essere ricostituite le antiche compagnie di Schützen. Dopo oltre ottant’anni di silenzio venne anche il turno di quella d’Ampezzo: nel 2002 fu avviato il procedimento che portò alla sua rifondazione, completata l’anno seguente. L’evento coincise con un episodio fortunato: il rinvenimento dell’antica bandiera della Compagnia, nella soffitta di un hotel di Brunico, dove era stata nascosta in seguito alla Prima guerra mondiale per sfuggire al sequestro e alla distruzione da parte dei vincitori.



Copia della bandiera donata agli Schützen ampezzani da Francesco Giuseppe nel 1849.


Oggi gli Scizar d’Ampezzo non hanno più, naturalmente, una funzione militare. Il loro obiettivo resta però intimamente legato al loro paese: tenerne vive le tradizioni e l'identità, e coltivarne la storia, con un’attenzione particolare al lungo legame che esso ebbe, e conserva, con il Tirolo.


Una delle prime uscite della rifondata Schützenkompanie Anpezo-Hayden (2003). Davanti, il suo primo capitano, Ugo Constantini “Ghea”.




[pgbandion]


NOTE


[1] Ne abbiamo parlato nel post 178.

[2] Così era chiamato in tedesco il Giudizio di Ampezzo, ossia l’unità amministrativa corrispondente all’attuale Comune di Cortina d’Ampezzo.

[3] Ve lo ricordate? Era quel nobile che aveva provato a costruire un castello in mezzo alla conca, scatenando la reazione dei suoi compaesani. Ne abbiamo parlato nell’antichissimo post 44.

[4] Occasione in cui si distinsero particolarmente, tanto da ricevere in dono da parte dell’arciduca Giovanni d’Asburgo una bandiera, di cui abbiamo parlato nel post 168.


BIBLIOGRAFIA

ANONIMO, Schützen ampezzani. In festa per le bandiere, Cortina d’Ampezzo, 2004.

ANONIMO, Festa di rifondazione della Schützenkompanie Šizar Anpezo - Hayden di Cortina di Cortina d’Ampezzo, Cortina d’Ampezzo, 2006.

ONGARO, G., «Valermi del brazzo de i soldati delle cernide». Milizie rurali venete e controllo del territorio tra XVI e XVII secolo, in ANTONIELLI, L. – LEVATI S. (a cura di), Tra polizie e controllo del territorio: alla ricerca delle discontinuità, 2017, pp. 9-31: https://www.academia.edu/33243844/_Valermi_del_brazzo_de_i_soldati_delle_cernide_._Milizie_rurali_venete_e_controllo_del_territorio_tra_XVI_e_XVII_secolo._In_L._Antonielli_S._Levati_a_cura_di_Tra_polizie_e_controllo_del_territorio_alla_ricerca_delle_discontinuit%C3%A0._Rubbettino_Soveria_Mannelli_2017_pp._9-31

RICHEBUONO, G., La Compagnia degli Scìzar d’Ampezzo e la sua storia, Cortina d’Ampezzo, 2004.


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