Dante Moro nasce a Falcade il 20 giugno 1933. Cresce in un ambiente contadino, ma fin da giovane dimostra una naturale inclinazione per l’arte e in particolare per ritrarre, disegnare e scolpire la realtà che lo circonda: tratto che, per tutta la vita, rimarrà impresso nelle sue opere. Egli si distinguerà, in particolare, come un riconosciuto e affermato scultore del legno, materiale con cui realizzerà la maggior parte dei lavori.
Dante Moro ha poco più di vent’anni quando, nel 1954, espone per la prima volta le sue creazioni a Treviso, all’interno di una mostra sulla scultura agordina. Le stesse, qualche mese dopo, vengono riproposte anche al Presbyterium di Padova1.
Queste prime esposizioni vengono accolte molto positivamente dalla critica, che di Moro apprezza “la schiettezza dell’esecuzione, la sofferta spiritualità delle forme e la sicurezza della composizione” 2. Risalta fin da subito anche l’attaccamento ai valori della propria terra, come scrive il professore Enzo De Mattè nella sua recensione: “Egli sentì e portò nella sua materia con violenza, i valori genuini della sua gente, genuinamente soffrendoli, in modo che ogni sua opera è la rivelazione di un sentimento che si impone con evidenza senza margini e deformazioni” 3.
Boscaiolo al riposo, frassino, 1957. (Segato G. 1992)
Nei due decenni successivi le opere dello scultore falcadino vengono esposte in molte città d’Italia, come Trieste, Venezia e Feltre, ed egli vince molti premi e riconoscimenti. Dalla sua bottega-cantina in località Villotta di Falcade scolpisce diversi soggetti, che possono essere raggruppati in tre filoni:
- Il mondo contadino in cui era cresciuto, e in particolare la Valle del Biois. Si trovano quindi opere che ritraggono spigolatori e spigolatrici, seminatori, zappatori, uomini che raccolgono il fieno, ma anche pescatori, boscaioli, pastori, suonatori di flauto, animali al lavoro o in lotta tra loro. Degna di nota, è una serie di opere legate al tema della migrazione, come “Emigranti” (1953) o “Partenza” (1953). Nel primo possiamo osservare l’abbraccio d’addio tra chi sta per partire e chi invece resterà, mentre nel secondo alcuni bambini che salutano il padre con gesti carichi di tenerezza e malinconia.
- La figura della donna, ritratta sia in scene di nudo - spesso accompagnata da fiori come margherite o girasoli - sia in opere legate alla maternità, con madri che abbracciano, allattano o giocano coi propri figli. Altre creazioni catturano invece la figura femminile in gesti semplici come una risata o un sorriso, oppure mentre è intenta a saltare la corda o a danzare.
- Il tema del sacro con opere ispirate ad episodi della Bibbia o alle vite dei santi. Moro realizza numerosi lavori che si possono ammirare in diverse chiese della Valle del Biois e del Bellunese. Suoi sono, ad esempio, l’altare della chiesa di Canale d’Agordo, inaugurato nel 1979 da Papa Giovanni Paolo II che ritrae scene di vita di Papa Giovanni Paolo I, scomparso nel settembre dell’anno precedente 4. Troviamo poi una serie di crocifissi, come quello di grandi dimensioni che domina il presbiterio della chiesa parrocchiale di Caviola5, e portali d’ingresso. Di quest’ultimo caso facciamo gli esempi di quello quello della chiesa di Cencenighe Agordino, che ritrae scene della vita di Sant’Antonio, e i battenti e la lunetta in bronzo della chiesa di Santo Stefano a Belluno, completati nel 1968 in occasione del quinto centenario della sua costruzione, e raffiguranti episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento6.
A partire dal 1966 riduce progressivamente le sue uscite pur continuando una fervida produzione artistica. La sua ultima mostra risale al 1968 a Piove di Sacco, ma nel 1992 viene organizzata dalla Comunità Montana Agordina e dal Comune di Falcade una personale in occasione dei quarant’anni del suo lavoro, da cui è stato ricavato anche un catalogo. Lo scultore falcadino muore nel suo paese natale il 14 marzo 2009.
Il seminatore, ciliegio, 1958 (Segato G. 1992)
Oggi le sue opere sono custodite in collezioni private e presso diverse istituzioni pubbliche, in molte località italiane ed estere. Possiamo trovare Moro nella raccolta di arte moderna dei Musei Vaticani, nella Basilica di Santa Giustina a Padova, allo stadio Olimpico di Roma e ancora a Zurigo, Londra, New York 7.
Concludiamo con alcune frasi di una recensione comparsa sul Piccolo nel 1957 in seguito a una sua mostra a Trieste. Lo scultore falcadino viene descritto così: “Sembra continuatore degli scultori romantici che sapevano conferire al gesto quotidiano e alla quotidiana umanità il senso e il sapore delle cose grandi ed eterne” 8.
[Chiara Luchetta]
La partenza dell’emigrante, acero, 1952
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Emigranti, frassino, 1953 |
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Ragazza che salta la corda, frassino, 1958 |
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Maternità |
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Crocifisso, 1965 (https://www.parrocchiefalcadecaviola.it/chiese/Caviola) |
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Altare maggiore chiesa di Canale d’Agordo (Serafini, Vizzutti 2007, pp. 190-191) |
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Fanciulla che ride, platano, 1974 (Segato G. 1992) |
NOTE
[1] Segato G. 1992, pp.89-91
[2] “Il Gazzettino” mercoledì 24 novembre 1954.
[3] Demattè E. 1954 (https://dantemoro.it/sx/stampa/anni-50.html).
[4] Serafini L. e Vizzutti F. 2007, pp. 190-191.
[5]Serafini L. e Vizzutti F. 2007, pp. pp. 480-481.
[6] https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santo_Stefano_(Belluno).
[7] Segato G. 1992, p. 93.
[8] “Il Piccolo” Martedì 26 marzo 1957, p. 6.
BIBLIOGRAFIA
Segato G., Dante Moro, 1992, Feltre.
Serafini L., Vizzutti F., Le chiese dell’antica Pieve di San Giovanni Battista nella Valle del Biois, 2007, Belluno
La Mostra al Presbyterium, in “Il Gazzettino” mercoledì 24 novembre 1954.
Gioseffi D., Dante Moro alla galleria “Trieste” - Augusto Cernagoi alla “Comunale” - Marcello Verdelli alla “Lonza”, in “Il Piccolo” marted’ 26 marzo 1957, p. 6.
Demattè E., Dante Moro (Recensione), 1954, Falcade.
SITOGRAFIA
dantemoro.it
wikipedia.org
https://it.wikipedia.org/wiki/Dante_Moro; https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santo_Stefano_(Belluno)
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