Anche tu alla fine hai ceduto: quest’anno finalmente ti sei comprato un paio di vacche da latte, come sognavi da sempre. Solo che ora ti devi procurare il fieno per dar loro da mangiare questo inverno, ma non lo hai mai comprato prima d’ora e non sai bene come fare. Non ti preoccupare, sei nel posto giusto: non importa in che posto della provincia di Belluno tu viva, oggi puoi imparare le parole che si usano per indicare il fieno nella tua zona.
Quasi ovunque (ma rimandiamo alla cartina qui a fianco) è presente una variante originata dalla stessa radice dell’italiano: il latino FENU(M). Ad esempio:
fen, esito che si è affermato in zone molto varie: dal Bellunese-Feltrino, alle zone ladinofone
Con esiti diversi della vocale accentata: fögn a Costalta; fèn (con E aperta) a Compolongo;
Con dittongamento della stessa vocale: fien a Padola e Auronzo (ma anche nel Bellunese); fion a Dosoledo; feign a La Valle Agordina e a Laste.
Ma attenzione! Queste parole non indicano qualsiasi foraggio, falciato in qualsiasi momento dell’anno, ma solo quello ottenuto dal primo taglio, tra maggio e giugno. Adesso viene il bello.
Il primo taglio è per certi aspetti il più pregiato. E infatti:
Il termine da FENU(M) è spesso accompagnato dall’aggettivo gras (‘grasso’, ‘ricco’)
Da vara / da vari significa ‘di maggese’. Allo stesso significato è forse da associare coltura, attestato in Alpago.
L’espressione prim rani ha etimologia incerta. Deriva forse da *PRIMITICU(M) attraverso *prami, da associare al significato di ‘primizia’
I vari tagli hanno nomi diversi perché producono foraggio di diversa qualità, composto da specie erbacee differenti, adatto a diverse alimentazioni animali.
Ma vediamo ora come si chiama il secondo taglio, quello effettuato tra luglio e agosto. Le radici sono tre diverse:
(FENUM) RECORDU(M) → che ha dato origine alle varianti adorch, dorch e orgh
RECIDIVA → che ha dato origine alla variante veneta ardiva /ardeliva (penetrata dalla pianura a scapito di dorch nel Feltrino)
*ALTIGORIU(M) [1] → che ha dato origine alle varianti delle zone ladinofone per le quali rimandiamo alla prossima cartina
Nelle zone di fondovalle, o comunque dal clima più mite, si può praticare talvolta un terzo taglio, e raramente (ma questo praticamente solo nel basso Feltrino) un quarto.
Il terzo taglio, il settembrino, prende solitamente nomi legati all’aggettivo ‘terzo’, come terzin, terzol, terzanin o terzadin. In alto Agordino e in Zoldo l’aggettivo ‘terzo’ accompagna il termine arteguoi / ortegùoi (nelle sue variazioni). Non riportiamo nelle cartine i termini per il quarto taglio, che, nei pochi luoghi in cui attestato, si chiama regolarmente cuartanin o cuartin.
Ecco, ora siete pronti per recarvi dal contadino più vicino a chiedergli l’esatta qualità di foraggio che volete.
A cura di MUSLA e per CRODAP [Nic].
NOTE
[1] Non siamo riusciti a rintracciare l’origine e il significato di questa espressione ricostruita dai linguisti, sempre che siano noti, nella bibliografia di cui disponiamo.
BIBLIOGRAFIA
PELLEGRINI, G. B. – SACCO, S., Il ladino bellunese. Atti del convegno internazionale (Belluno, 2-3-4 giugno 1983), Belluno, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, 1984;
GRAVA, G. – TOMASI, G., La fienagione nelle Prealpi Venete, Vicenza, Neri Pozza, 1999;
GRAVA, G. – TOMASI, G., La fienagione nelle Dolomiti venete, Vicenza, Angelo Colla, 2012.
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