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Post 177 - La battaglia di Fortogna

 


LA BATTAGLIA DI FORTOGNA[1]

14 marzo 1797

 

Risulta sconosciuto ai più che anche la Valbelluna ebbe un ruolo piuttosto importante nel corso della prima campagna d’Italia (1796-1797), condotta dal giovane Napoleone. Nell’ultima fase delle operazioni militari, infatti, quando il generale Bonaparte si apprestava a sferrare l’ultimo attacco alle truppe asburgiche, il grosso dell’esercito francese si trovava tra Verona, Treviso e Bassano. Nella primavera del 1797 sarebbe iniziata la sua inesorabile avanzata verso Vienna, che avrebbe portato alla firma dell’armistizio di Leoben. Prima di muovere contro l’arciduca Carlo, comandante in capo delle truppe austriache, Napoleone necessitava di avere la propria sinistra libera: i due distaccamenti di truppe imperiali nel Tirolo e in Valbelluna avrebbero altrimenti minacciato il fianco francese.

 

Campagna d’Italia del 1796-1797. (Belluno. Storia di una provincia dolomitica, vol. III,  a cura di G. Dalla Vestra e P. Conte, Belluno - Udine, 2013, p. 10)


Ed è qui che la nostra vallata diventa protagonista. L’avanzata di Napoleone era condizionata dalla certezza di non dover temere attacchi da nord, e ciò sarebbe stato possibile solo neutralizzando le pur poco numerose truppe al comando di Laudon (Tirolo) e di Lusignan (Valbelluna). Napoleone riteneva fondamentali le operazioni contro Lusignan: decise infatti di mobilitare contro di lui Andrea Massena, uno dei suoi più fidati sottoposti, che egli stesso appellerà «il figlio prediletto della vittoria».[2]

 

Ricostruzione integrale degli avvenimenti del 14 marzo 1797 (Battaglia di Fortogna). Ubicazione del grosso degli austriaci (con Lusignan) nei pressi di La Fossa. Attacco frontale dei francesi, che si arresta all’altezza del ponte sul torrente La Pissa. Cruciale manovra di aggiramento: si noti l’attraversamento del fiume Piave, il percorso seguito per riattraversare la Piave a Codissago, il contatto con le riserve austriache e, infine, il decisivo attacco alle spalle a danno degli imperiali attestati a La Fossa.  (Progetto grafico a cura di Stefano Collarin)


Lo scontro tra Massena e Lusignan non fu certo una grande battaglia, come quelle combattute invece al ponte di Lodi, ad Arcole, a Caldiero e a Rivoli; ciò nonostante, la valenza tattica di quello che sarà sostanzialmente un gioco al gatto col topo tra i manipoli di Massena e di Lusignan è innegabile. Sono cospicue le tracce documentarie e sul territorio che questo scorcio di storia ha lasciato nel Bellunese.

 

Bottoni di periodo napoleonico appartenenti a soldati francesi e ritrovati nei pressi di Castion, Belluno. Per gentile cortesia di Paolo Viel.


Non c’è unanimità circa il numero di uomini a disposizione dei due ufficiali: si stima che i francesi fossero tra i 10.000 i 20.000, mentre gli austriaci certamente meno della metà. Forse fu l’impossibilità stessa di inviare rinforzi a Lusignan a determinare la sua disfatta militare, trasformando il suo tentativo di difesa delle vie di comunicazione tra Tirolo e Friuli in una fuga senza speranze.

 

Proiettili shrapnel di periodo napoleonico ritrovati in Valbelluna. Per gentile cortesia di Ivano Alfarè Lovo.


Il 10 marzo 1797, Massena lascia Bassano e si dirige su Feltre. L’avanzata dei francesi è inarrestabile e Lusignan non può far altro che indietreggiare, sperando di mettersi in salvo in tempo attraverso il Cadore. Il 13 marzo Massena è a Belluno. Ad assistere alla venuta dei francesi in città c’è anche il giovane Tomaso Catullo, che la descrive così:

 

Era alogiato il loro Generale in Cà Crotta con gran moltitudine di guardie al di dentro e fuori del Palazzo; li soldati si acquartierarono per le chiese, e non esendo bastanti li luoghi pii si prevalsero de’porvesi in Campitello essendo anche più comodo alla Cavalleria. Li loro colonelli poi, che erano in buon numero come persone più preggiabili si alogiarono per le case de particolari, così ancora li comandanti e capitani disegnando ad ognuno delle abitazioni a seconda de gradi loro.[3] 

 

Lusignan si è nel frattempo acquartierato nei pressi di Fortogna, in località La Fossa, tra la strada che porta a nord e la Piave. L’importanza dello scontro a viso aperto che ne segue giustifica l’opportunità di parlare di “battaglia di Fortogna”. Grazie a una sorprendente capacità di leggere e sfruttare la morfologia del territorio, la sera del 14 marzo Massena decide di mettere in atto una manovra di aggiramento. Nell’impossibilità di attaccare frontalmente gli austriaci, a causa del fuoco di artiglieria e della scomodità della strada che corre tra la Piave e le montagne di Fortogna, Massena ordina alle proprie truppe di cavalleria di guadare la Piave (piuttosto secco a causa dell’inverno asciutto), per poi dirigersi verso Longarone e sorprendere Lusignan alle spalle. Gli austriaci fatti prigionieri furono fra i 400 e i 1.000, i morti tra i 300 e gli 800; le perdite francesi al contrario furono irrisorie.

 

Vista di Fortogna.

Come dicevamo, l’importanza strategica della battaglia non va sottovalutata. Scrisse Joseph Sulkowski, aiutante di campo polacco naturalizzato francese:

 

Questa vittoria parziale ebbe un successo morale al quale non si era nemmeno pensato. La strada che passa per Cadore, e che sale la famosa montagna di Brennero, scende perpendicolarmente sulla grande strada del Tirolo, attraverso la quale questa provincia conserva delle comunicazioni con gli altri Stati dell'Imperatore. Se noi ci impadronivamo di questo punto, ogni accordo anche lontano fra l'armata del principe Carlo e il corpo del Tirolo era distrutto.[4]

 

Stampa francese con Belluno (1797).

Dopo aver passato ancora una notte in terra bellunese, Massena prese la via del Fadalto per dirigersi verso il Friuli e ricongiungersi col grosso dell’esercito francese diretto verso Vienna.

 

 

NOTE

[1] L’articolo è una rielaborazione della tesi di laurea DE MENECH, Daniele, Il passaggio delle truppe napoleoniche in Valbelluna nel 1797. Fonti documentali e tracce sul territorio, Università degli studi di Bologna, 2021.

[2] LOMBROSO, G., Vite dei marescialli, generali ed ammiragli francesi, italiani, inglesi, polacchi, tedeschi, russi, prussiani e spagnuoli che hanno comandato in capo gli eserciti e le flotte dal 1794 al 1815, Milano, 1841, p. 8.

[3] Biblioteca Civica di Belluno, CATULLO, T. A., Memorie patrie dal 1797 al 1798, altre memorie del 1789 e del 1800. Poesie, ms. 375.

[4] SULKOWSKI, J., Documenti storici autografi, in, J. Sulkowski. Memorie storiche, politiche e militari, a cura di  H. DE ST-ALBAIN,  Parigi, 1832, p. 85, traduzione a cura di Augusto Modolo e Lucia Costantini.

BIBLIOGRAFIA

Biblioteca Civica di Belluno, CATULLO, T. A., Memorie patrie dal 1797 al 1798, altre memorie del 1789 e del 1800. Poesie, ms. 375.

LOMBROSO, G., Vite dei marescialli, generali ed ammiragli francesi, italiani, inglesi, polacchi, tedeschi, russi, prussiani e spagnuoli che hanno comandato in capo gli eserciti e le flotte dal 1794 al 1815, Milano, 1841, p. 8.

SULKOWSKI, J., Documenti storici autografi, in, J. Sulkowski. Memorie storiche, politiche e militari, a cura di  H. DE ST-ALBAIN,  Parigi, 1832, p. 85, traduzione a cura di Augusto Modolo e Lucia Costantini.

DE MENECH, Daniele, Il passaggio delle truppe napoleoniche in Valbelluna nel 1797. Fonti documentali e tracce sul territorio, Università degli studi di Bologna, 2021

DA PONT, R., Belluno 1797. L’addio a Venezia, Napoleone e la prima unificazione della provincia, Belluno, 2007.

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