È iniziata la primavera, e siamo nel pieno del periodo in cui le rondini tornano in Europa dalla migrazione. Ma… come si dice ‘rondine’ nelle nostre lingue? Lo scopriamo oggi con un nuovo post della rubrica “Bada a come parli!”, una collaborazione tra CRODAP e il MUSLA.
Se escludiamo la zona del Feltrino (ne parleremo alla fine), la radice comune a tutte le varianti della provincia è forse il latino avis syrica, letteralmente ‘uccello siriano’, per le sue abitudini migratorie. Una volta che si cominciò a dire semplicemente syrica, abbreviando l’espressione, tale parola mutò sonorizzando la -C- in -G-, ed evolvendo S- in Z-. Si arrivò quindi alla ipotetica forma comune *zìriga.
Da qui l’evoluzione si divise.
Da una parte alcune varianti conobbero la trasformazione di -R- in -L-: è il caso delle varianti bellunesi (1), e (in modo abbastanza anomalo) dell’ampezzano, che a differenza del bellunese ziliga conosce la palatalizzazione e poi la scomparsa della -G-, zilia.
Dall’altra abbiamo invece:
Le varianti che conservano la -R-, ziriga (Agordino, Rocca Pietore e di Zoldo). In alcune la pronuncia della seconda -I-, non accentata, si indebolisce, fino a portare alla sincope in zirga: a Falcade, Livinallongo e anche a Borca di Cadore.
A Colle Santa Lucia poi avviene un fenomeno peculiare: i due fonemi, -G- ed -R-, si scambiano di posto, in zigra (questo fenomeno si chiama ‘metatesi’).
Abbiamo infine un terzo gruppo:
Le restanti varianti cadorine e quelle comeliane mantengono la -R-, ma palatizzano la -G- fino a escluderne la pronuncia, portando quindi alla forma ziria (a Lozzo, Pieve e Campolongo). In Comelico Superiore si ha anche l’evoluzione vocalica in ziriä.
E nel Feltrino? Beh, lì si diffonde la variante zisìla (anche nella forma arcaica ziesìla) Anche se può sembrare molto simile all’altra, ziliga, con questa non ha nulla in comune, e non è imparentata. Potremmo ipotizzare di collegarla al termine ziesa di molte varietà bellunesi, ovvero ‘siepe’ dal latino caesa(m), da caedere ‘tagliare’.
Sono diffuse anche altre variazioni di questa stessa parola, come zesìla, sesìla, o l’accrescitivo ziesigota, testimoniato a Lamon.
Un’ultima curiosità: nella cartina trovate tra parentesi quadre la pronuncia fonetica reale del suono Z- delle varie parole.
Alcune varianti alto agordine e l’ampezzano conservano la [t͜s], come nell’italiano “spazio”, le altre varianti sono caratterizzate dalla tipica e riconoscibile [θ] interdentale, come nell’inglese “think”.
La pronuncia della Valle del Biois è intermedia tra le due [s̪].
NOTE
La variante bellunese ziliga è diffusa anche in Sinistra Piave fino a Mel, a Santa Giustina e a Sospirolo.
BIBLIOGRAFIA
PELLEGRINI, G. B. – SACCO, S., Il ladino bellunese. Atti del convegno internazionale (Belluno, 2-3-4 giugno 1983), Belluno, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, 1984.
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