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Post 169 - Una bandiera per i fedeli ampezzani

 


Nel 1848 tutta l’Europa ribolle di insurrezioni, che mirano a sostituire i regimi assolutistici usciti dalla Restaurazione con governi liberali e Stati nazionali. Anche i domini asburgici vengono travolti: moti rivoluzionari si registrano in Ungheria, in Boemia, a Vienna, in Italia. Fra i focolai di rivolta c’è anche il Cadore, entrato nell’orbita asburgica nel 1798 e all’epoca parte del Regno lombardo-veneto, dove Pietro Fortunato Calvi guida una ribellione contro il dominio austriaco.


Pietro Fortunato Calvi

I rivoltosi cercano di contagiare anche Ampezzo, entrato nei domini della Casa d’Austria già nel 1511, e all’epoca parte della Contea principesca del Tirolo. Deludendo le speranze dei cadorini, gli ampezzani si schierano però dalla parte degli Asburgo: il Comune accoglie le truppe austriache guidate dal maggiore Hablitschek, a cui si uniscono gli Schützen locali e tutti gli uomini del paese atti alle armi. Con questa forza gli attacchi dei ribelli vengono respinti ad Acquabona, e il moto cadorino viene sedato.


L’Arciduca Giovanni nel 1848

Tornato vittorioso alla corte austriaca, il maggiore Hablitschek riferisce che gli ampezzani si sono dimostrati «assai coraggiosi, i più bravi di tutti». L’Arciduca Giovanni d’Asburgo-Lorena, prozio del futuro imperatore Francesco Giuseppe, decide così di premiarli: il 13 giugno 1848 dona al Comune una bandiera, «in riconoscenza e memoria della fedeltà e meriti degli Ampezzani, in occasione della difesa del paese nell’anno 1848».


Bandiera con lo stemma dell'aquila bicipite.

Su di un lato il vessillo raffigura lo stemma imperiale asburgico, col motto “PER IDDIO, L’IMPERATORE E LA PATRIA”, nonché il nome del donatore: “GIOVANNI ARCIDUCA D’AUSTRIA”. Sull’altro lato invece è effigiata la Madonna col Bambino, secondo un’iconografia ben precisa: la spada che impugna indica che si tratta della Madonna della Difesa, venerata da secoli dagli ampezzani (ne abbiamo parlato nel post 84!). L’invocazione infatti recita: “REGINA DEFENSIONIS INTERCEDE PRO NOBIS” (“Regina della Difesa, intercedi a nostro favore”).


L'altro lato della bandiera con la Madonna con Bambino.


La bandiera è di tre colori: nero, giallo e rosso, che ricordano subito il vessillo della Germania; c’è una ragione anche dietro a questo. I Moti del ‘48 infiammano i vari stati e staterelli tedeschi dell’epoca: nazionalisti e liberali vogliono unirli in un solo e centralizzato Impero tedesco — con buona pace di quello austriaco — che comprenda tutti i territori germanofoni, tra cui la Contea principesca del Tirolo di cui Ampezzo faceva parte. Ne viene approvata la Costituzione, e come reggente viene scelto proprio il nostro Arciduca Giovanni. Nell’atto di donare la bandiera, questi decide di darle i colori del neonato Stato: nero, rosso e giallo, che poi sono stati ereditati dall’attuale vessillo della Germania. L’Impero tedesco del 1848 non riuscirà ad affermarsi, e l’intero progetto politico fallirà appena l’anno dopo, ma di questa sua breve genesi ha lasciato una traccia fra le nostre Dolomiti.


Una processione a Cortina d’Ampezzo a inizio Novecento


Tornando alla nostra storia: il Comune, onorato del riconoscimento, porta la bandiera in processione in tutte le più importanti cerimonie del paese. Responsabile di ciò, nonché della custodia del cimelio, è in un primo tempo il tesoriere comunale, e poi la “Società Veterani Arciduca Alberto”, che riunisce gli ampezzani che hanno combattuto nelle guerre per l’Impero austriaco. Esposta col buono ed il cattivo tempo, nel 1892 la bandiera è così logora che deve subire un primo restauro.

Le esibizioni pubbliche finiscono però con la conquista di Ampezzo da parte del Regno d’Italia, in seguito alla Prima guerra mondiale, e con il successivo avvento del Fascismo: il vessillo viene segregato negli archivi comunali, probabilmente anche per salvarlo dalla distruzione. Qui passa lunghi decenni, finché nel 1991 non viene riscoperto, per essere restaurato otto anni dopo.


La consegna della bandiera.

Il mese scorso la bandiera è stata finalmente restituita al pubblico: il Comune ha infatti deciso di concederla in comodato alle Regole d’Ampezzo, che la esporranno nel loro museo etnografico. Un’iniziativa lodevole, che rinsalda le istituzioni e la comunità alla loro storia.

[pgbandion]

Bibliografia

Belli M. F., a cura di, “Una bandiera. Notizie storiche”, in Aa. Vv., “Una bandiera - Uno stemma”, Cortina d’Ampezzo, 2000

Fabris C., “Gli avvenimenti militari del 1848 e 1849. Narrazione compilata colla scorta del documenti”, parte prima, volume primo, tomo secondo, Torino, Roux Frassati e Co., 1898

Richebuono G., “La Compagnia degli Scìzar d’Ampezzo e la sua storia”, Cortina d’Ampezzo, La Cooperativa di Cortina, 2004

Serafini L., “Presentazione della bandiera concessa in comodato d’uso ai musei delle Regole d’Ampezzo”, Cortina d’Ampezzo, 2023

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