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Post 167 - La storia del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi

 



Ma noi crediamo che, proprio quando una società ed una civiltà avvertono sintomi di sbandamento e crisi, proprio allora è più che mai necessario tornare ad attingere alla fonte vitale dei valori essenziali e perenni, come il legame con la terra, l’equilibrato rapporto fra l’uomo e l’ambiente.” 

Piero Rossi, Milano 1975


La provincia di Belluno è un territorio montano, e da sempre fornisce a chi lo abita risorse naturali e terreni utili alla propria vita qui. Nel corso del Novecento, le aree montane hanno iniziato a spopolarsi, diventando sempre più marginali nel contesto politico e sociale italiano. Allo stesso tempo, è aumentato lo sfruttamento delle risorse naturali delle montagne, per turismo o per produzione di energia idroelettrica, con tutte le conseguenze connesse per l’ecosistema e l’ambiente.

Nel 1963 lo scrittore e alpinista Piero Rossi e il professor Giovanni Angelini erano insieme a Piài di Visome. Stavano ammirando il paesaggio della Schiara, ed ebbero una delle intuizioni che sarà alla base di un progetto molto più grande: la creazione di un “Parco della Schiara". Già però qualcosa si stava muovendo in quella direzione: nel Feltrino l’Azienda di Stato delle Foreste stava acquistando terreni tra il Cismon, il Feltrino e la media Valbelluna. Dall’unione di questi sforzi nacque il progetto del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. La missione principale del Parco è chiara fin da subito: tutelare le realtà agricolo-pastorali della tradizione.


Piero Rossi, foto dalla Fondazione Angelini.

Tra gli anni Sessanta e Settanta iniziarono le prime discussioni sui giornali, mentre le autorità politiche locali e nazionali cominciavano a interessarsi del progetto. Nel 1974 a Belluno c’è il primo convegno dedicato al futuro Parco, e nel 1975 un altro convegno viene svolto a Milano. Varie politici e amministratori locali partecipano a questi eventi, assieme a rappresentanti di associazioni locali: le Famiglie Bellunesi di Padova e Milano, il C.A.I., il WWF, il Touring Club Italiano, Italia Nostra. 


Vette Feltrine.

Durante il primo convegno del 1974, la discussione riguardò principalmente il tema politico e la natura giuridica del Parco. Una parte importante della Democrazia Cristiana locale avrebbe voluto eliminare molti dei vincoli che erano presenti nel progetto, e soprattutto ridurre l’estensione del territorio coinvolto.

Piero Rossi si opponeva sia alla riduzione del Parco che all’eliminazione dei vincoli. Sostenevano questa posizione anche le associazioni ambientaliste, per la tutela del paesaggio e i movimenti della sinistra locale. L’obiettivo di Rossi e delle associazioni era di mantenere l’estensione del Parco a 32 mila ettari e di tenere sotto controllo il turismo, per evitarne le conseguenze deteriori. Citando Rossi: «Il Parco è una scelta civile».


Ipotesi dell'area del Parco del 1974. (AAA 1974)

Nell’anno seguente, il 1975, il convegno per decidere il progetto del Parco fu ospitato a Milano. Le discussioni principali riguardarono la salvaguardia dell’agricoltura locale e delle tradizioni rurali, il recupero degli edifici tradizionali, la salvaguardia di flora e fauna. Una parte delle discussioni venne dedicata a come proteggere la montagna dagli effetti più dannosi del turismo. Per usare le parole di allora, come evitare che le montagne diventassero “sciòpoli”, dedicate unicamente allo sciare in inverno. 

Elemento fondamentale, durante il convegno si discusse anche di cosa la popolazione pensasse del progetto. 

Come disse Piero Rossi, il Parco «non potrebbe legittimamente sorgere e validamente sopravvivere, senza il consenso e la collaborazione delle popolazioni interessate».

Nel 1983 Rossi muore a 53 anni, lasciando però un’importante eredità.

Nel 1985, il WWF organizza un convegno dove prendono parte rappresentanti politici e il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo.

Il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi nasce ufficialmente nel 1990, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto che ne stabilisce le funzioni e i vincoli (Decreto Ministeriale 20 aprile 1990 - Istituzione del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 2 giugno 1990, n. 127).


Area attuale del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

Il Parco così costituito comprende un territorio che comprende i vari gruppi montuosi delle Alpi Feltrine, Monti del Sole, Schiara, Talvena, Prampèr e Piz di Mezzodì, per un'estensione complessiva di 31.512 ettari. Ne fanno parte i territori dei Comuni di Belluno, Cesiomaggiore, Feltre, Gosaldo, La Valle Agordina, Longarone, Pedavena, Ponte nelle Alpi, Rivamonte Agordino, San Gregorio nelle Alpi, Santa Giustina, Sedico, Sospirolo, Sovramonte e Val di Zoldo.

Stando al primo articolo del Decreto Ministeriale del 20 aprile 1990, che fonda ufficialmente il Parco, vengono individuate quattro finalità:

  1. della tutela di un complesso di valori naturalistici, storici, paesaggistici e ambientali e per la conservazione dei valori bio-genetici della flora e della fauna nonché degli attuali aspetti geomorfologici;

  2. della creazione di migliori condizioni di vita per le genti delle zone montane interessate;

  3. della promozione della ricerca scientifica e dell'educazione ambientale;

  4. di favorire il ripristino delle attività agro-silvo-pastorali compatibili con le finalità di tutela.


Il territorio viene diviso in varie aree, divisione che è stata più volte rimaneggiata nel tempo. Per dare un’idea generale, le zone principali sono:


  1. Zone di riserva integrale: in queste aree si attua una tutela eccezionale della flora e della fauna, limitando l’accesso all’area solo a persone autorizzate, in soli casi strettamente necessari. I visitatori devono seguire i percorsi prestabiliti. Un caso è la Busa di Pietena nel comune di Feltre.

  2. Zone di riserva naturale generale: la gran parte del Parco ricade in questa categoria. In queste aree è vietato danneggiare la fauna, la flora, oggetti di interesse geologico e ovviamente archeologico. Sono vietate tutte le attività che possono alterare l’ecosistema.

  3. Zone di protezione alpina: queste sono le aree “turistiche”. Sono localizzate vicino ai rifugi e consentono l’attività sportiva. Inoltre sono promossi gli interventi che riguardano la sentieristica. Ogni attività deve però sempre tenere in considerazione la tutela dell’ambiente. 

  4. Zone di protezione agro-silvo-pastorale: in queste aree sono consentite da parte di privati o associazioni le attività agro-silvo-pastorali e viene promosso il recupero e la sistemazione degli edifici esistenti. I turisti possono transitare e svolgere attività ricreative nel rispetto dell’ambiente.

  5. Corpi idrici: laghi, torrenti e altri corpi d’acqua.

  6. Zone di penetrazione: tutte quelle aree rivolte alla prima accoglienza (strutture ricettive, campeggi, centri informativi e parcheggi).

Megacraspedus laseni. Foto di G. Timossi - archivio PNDB

Negli ormai 34 anni di esistenza del Parco, sono state condotte numerosissime attività e azioni di studio e recupero. Ad esempio, molte malghe ed altri edifici tradizionali sono stati ristrutturati, assieme al centro minerario della Valle Imperina. Sono stati condotti studi sulla flora e sulla fauna, che hanno permesso di individuare specie animali di grande importanza scientifica. Il Parco ha promosso la ricerca scientifica nelle grotte che stanno al di sotto dei Piani Eterni da parte del gruppo speleologico del C.A.I. di Feltre. Sono state promosse nei decenni anche le ricerche archeologiche portate avanti dall’associazione Ippogrifo di Pedavena in Valle di Lamen o delle Università di Ferrara, di York, Federico II di Napoli, di Newcastle e di Trento.

Fine scavo sondaggio 3, 2017, Università degli Studi di Trento.

Una storia lunga 34 anni, nata dalla coincidenza di idee di Piero Rossi e Giovanni Angelini e dai terreni acquistati dall’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali.


[MattIki]

Bibliografia

  • [Autori Varii], Il Parco delle Dolomiti Bellunesi. Atti della tavola rotonda tenuta in Belluno, sabato 2 febbraio 1974, Belluno, 1974.
  • Rossi, P. (a cura di), Atti del Convegno sul Parco delle Dolomiti bellunesi. organizzato dalla Famiglia bellunese di Milano, Milano, 1975.
  • [Autori Varii], Il Parco delle Dolomiti Bellunesi. Atti del convegno, Belluno 20 aprile 1985, Belluno, 1985.
  • Simonato Zasio, B., Il Parco e l’archeologia: convegno a Pedavena. «Archivio Storico di Belluno Feltre e Cadore», 71 (2000), n. 313, pp. 283-284.
  • Luise, E. - Luise, R. - Nascimbene, J. - Padovan, F. - Soppelsa, T., Il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi: aspetti di un territorio. La storia, il paesaggio, la fauna, la flora e 10 itinerari guidati per conoscere il nuovo parco nazionale italiano, Feltre, 1994
  • Rossi, P., Il Parco delle Dolomiti Bellunesi,Belluno, 1976
  • Curto, M., Il Neolitico ed Eneolitico nel territorio feltrino. I reperti di superficie conservati presso i Musei Civici di Feltre, Tesi di laurea, Università degli Studi di Ferrara, A. A. 2022-2023, pp. 7-9.

Fonti normative:

  • Decreto ministeriale 20 Aprile 1990 Istituzione del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Gazzetta Ufficiale n. 127 del 2-6-1990 - Supplemento Ordinario n. 40


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