In occasione delle feste di fine anno, continuiamo la nostra rubrica di linguistica “Bada a come parli!” con una parola tipica del periodo invernale: la neve (arriverà mai?!). Così tipica dell’ambiente montano, come vedremo, essa ha un sacco di varianti diverse nelle varie valli bellunesi!
Il primo passaggio, comune a tutte le varianti, è la caduta della -M finale (che sparisce quindi), mentre la -I- (essendo Ĭ breve) diviene una -E-. E fin qui l’evoluzione è identica a quella avvenuta in italiano, “neve”, dove la parola si è conservata tale.
Molto interessante è notare che la parola (femminile in latino) nelle varietà ladine cadorine e a volte nel veneto bellunese cambia di genere e diventa maschile.
Com’è tipico delle lingue del Nord Italia, le vocali finali diverse da -A cadono e si arriva alla forma *nev (l’asterisco * significa che questa forma è ricostruita dagli studiosi, non documentata). Ed è qui che la cosa si complica. Nei dialetti del ladino cadorino infatti troviamo ancora le vocali finali: probabilmente si reintrodussero per influenza del veneziano, dal tardo medioevo in poi, ma non è certo. Forse si conservano addirittura dall’origine.
Nelle altre varietà ladine invece, e nel veneto feltrino-bellunese, la parola si continua a evolvere senza la vocale finale.
Ecco che quindi in ladino cadorino abbiamo la forma:
-dell’Oltrechiusa (San Vito, Borca e Vodo) e Pozzale (frazione di Pieve) con il dittongo ascendente -IE- nieve
-del resto del Cadore con la -V- intervocalica caduta sia nella forma venetizzata nee, sia in quella schietta niee
-di Ampezzo con la I del dittongo che si è fuso con la N- iniziale gnee
-del Comelico con la -E finale diventata -I nèvi, e che a volte la -V- cade nèi
-del villaggio comeliano di Costalta in cui la -E- si è trasformata in -Ö- e la finale in -O (forse per rimarcare il genere della parola!)
Invece nelle forme:
-del ladino agordino e veneto bellunese la -V finale viene desonorizzata e diventa -F nef
-di Zoldo la vocale viene allungata neef
-di La Valle si mantiene il dittongo arcaico in -EI- (ricordate il Post 49 sul Cavassico?) neif
-del ladino livinallese la -F finale è caduta nei
Infine, nelle forme feltrine la -V finale si è trasformata in -U neu, e a Lamon e Fonzaso essa è stata cambiata ancora in -O neo.
Osserviamo come nel sud della provincia, pur essendo più popoloso, la situazione dialettale sia abbastanza omogenea, dovuta tra l’altro alla geomorfologia locale che rende più veloce e facile la comunicazione tra i paesi. Nelle valli isolate dell’alto Bellunese, anche se meno popolose, assistiamo a molte varietà diverse dovute all’isolamento delle comunità che quindi ha favorito il mantenimento di tratti linguistici arcaici e lo sviluppo di altri innovativi.
Articolo scritto in collaborazione con MUSLA.
Post a cura di [pgbandion] e [Nic]
BIBLIOGRAFIA
PELLEGRINI, G. B. – SACCO, S., Il ladino bellunese. Atti del convegno internazionale (Belluno, 2-3-4 giugno 1983), Belluno, Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, 1984;
Atlante linguistico del Ladino Dolomitico e dei dialetti limitrofi (ALD), consultabile al link: https://www.ald.gwi.uni-muenchen.de/it/suche/?db=ald1
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