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Post 162 - Gaspare Diziani, artefice settecentesco



Piazza San Marco, 17 agosto 1767. C’è un uomo, seduto a un tavolino, che sta consumando il suo caffè. Improvvisamente si accascia al suolo, privo di vita. Muore così Gaspare Diziani, presidente dell’Accademia di pittura e scultura di Venezia. 

Gaspare era nato a Belluno settantotto anni prima, il 24 gennaio 1689, da Giustina e Giuseppe De Cian. Perché, dunque, ‘Diziani’? Ci penserà la sua fama ad ammorbidire la rusticità del cognome paterno. Il ragazzo manifesta una propensione immediata per il disegno e viene mandato a scuola da colui che a quel tempo era uno dei più noti pittori in città: Antonio Lazzarini. Segue un viaggio di formazione a Venezia, dove per breve tempo ha a che fare con un altro Lazzarini, Gregorio, non imparentato però con l’omonimo bellunese. Da nessuno dei due Diziani pare davvero aver mutuato i modi; non è tuttavia della stessa idea l’agiografo di Gregorio, tale Vincenzo da Canal, che nel 1732 scrive: 

«Anche il Bellunese Gasparo Diziani apprese dal Lazzarini que’ buoni lumi, che sono necessarj a buon professore, avendo prima però apparati in patria i principj del disegno. Certo che ne riportò sommo vantaggio; quantunque abbia una maniera del tutto diversa, cioè risoluta e veloce sul gusto del Tintoretto.» [1]

A contrario delle personalità citate, sembra invece estremamente fruttuosa la lezione di Sebastiano Ricci. Siamo nel 1710 circa: Ricci è, in questo momento storico, il più famoso pittore veneto vivente. Luminosissimo ed estroso, seppe riformulare la lezione cinquecentesca di Paolo Veronese adattandola alla contemporaneità. Il pittore doveva essere ben noto a Diziani: anch’egli originario di Belluno, aveva già terminato lavori per Palazzo Fulcis, per la Certosa di Vedana e per la chiesa di San Pietro, opere che il giovane Gaspare ricopia su alcuni fogli oggi conservati al Museo Correr. Nel 1715 Ricci si stabilisce definitivamente a Venezia e probabilmente i due intrattengono frequenti rapporti. 

Foto 1. Estasi di San Francesco, Belluno, Chiesa di San Rocco, 1727


Della prima produzione di Diziani, ci è noto davvero poco. Sappiamo però che viaggia molto. In Germania realizza un ciclo di dipinti per la Residenza dei principi elettori di Monaco e per il teatro di Dresda: nulla ne sopravvive però oggi a causa dei bombardamenti alleati durante la Seconda guerra mondiale.
Nel 1726 viene quindi invitato a Roma dal cardinale Pietro Ottoboni, grande mecenate. Il cardinale, nato in laguna, era una testa di ponte nella città dei papi per le personalità artistiche veneziane e molte furono le comitive di pittori, scultori e architetti che frequentarono la sua cerchia per periodi più o meno lunghi. Tuttora, però, resta un’incognita quanto passò di romano in terra lagunare, e ciò è da destinare a studi futuri. 

Risale al 1727 la sua prima opera firmata e datata: si tratta dell’Estasi di san Francesco, collocata lungo la parete destra della chiesa di San Rocco, a Belluno. Si basa esplicitamente su un dipinto di Ricci dall’omonimo soggetto, ora conservato a Praga. [Foto 1]

In questo periodo apre la propria bottega nelle Mercerie, l’area di Venezia compresa tra Rialto e San Marco. Ciononostante, mantiene contatti costanti con la propria terra natia e con gli artisti di quei luoghi, anch’essi gravitanti attorno alla laguna. Al museo di Palazzo Fulcis è infatti conservato un biglietto datato 1731, dove Diziani augura un buon Natale al noto scultore del legno Andrea Brustolon. 

È in questo momento che va definendosi il suo stile pittorico: tenendo sempre a mente la maniera di Sebastiano Ricci, Diziani realizza figure geometricamente ordinate all’interno della tela, la cui plasticità è definita da rapide pennellate di colori squillanti. Anche per questa particolarità, ovvero la rapidità d’esecuzione, il corpus delle opere di Diziani è davvero cospicuo.  [Foto 2]


Foto 2. Santa Cecilia e angeli, Venezia, Pinacoteca Egidio Martini, fine Anni 1730


Dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del Settecento, la sua attività è frenetica, con commesse sia religiose sia private. Notevole è la produzione per le chiese veneziane: nel 1733 realizza delle importanti tele sia per Santo Stefano [Foto 3], sia per i Carmini, mentre è del 1755 una delle sue opere più note, la Vergine col Bambino e santi custodita presso la chiesa dei Santi Apostoli. [Foto 4]
Sono in particolare gli anni Cinquanta a consacrarlo come uno dei maggiori pittori veneti del suo tempo: Diziani realizza due straordinari cicli in meno di due anni, il primo per la chiesa di San Bartolomeo a Bergamo e il secondo per la Basilica del Santo a Padova. Viaggia altresì per tutta la Terraferma veneta, lasciando le sue opere a punteggiare il territorio. Lo troviamo infatti ad Artogne, Clusone, Tolmezzo e Cividale, oltre che nella natia Belluno. 


Foto 3. Adorazione dei magi, Fuga in Egitto e Strage degli innocenti, Venezia, Sagrestia di Santo Stefano, 1733


Questo decennio è davvero importante per l’artista, che si trova immerso in quello straordinario clima culturale che porta alla fondazione dell’Accademia di pittura e scultura. Favoleggiata fin dagli anni Venti, trova una prima definizione non ufficiale nel 1750, per essere istituzionalizzata cinque anni dopo.
Fino ad allora gli artisti si organizzavano in corporazioni autonome e lo Stato veneto, sebbene ne conoscesse l’importanza, non si era mai occupato di creare delle istituzioni ufficiali. Solo a metà Settecento l’apparato di governo si rende conto quanto la manodopera artistica potesse dare beneficio anche alla celebrazione di Venezia. Per più di un secolo, era capitato che gli artisti esteri stazionassero in laguna solo per brevi periodi, con l’obiettivo di raggiungere Roma e le sue importanti accademie, che garantivano sicurezza di guadagno e riconoscimento. Gli ultimi cinquant’anni di storia della Repubblica vedono quindi un consistente cambiamento nella sua dimensione artistica, rimasta invariata per secoli.
Nella fondazione e gestione dell’accademia vediamo impiegate  personalità di primo piano nella Venezia del tempo: Giambattista Tiepolo è il primo presidente della stessa, seguito da Giovanni Battista Pittoni e quindi dal Diziani che, a partire dal 1760, dirige la scuola per un biennio. 


Foto 4. Madonna con Bambino e santi, Venezia, Chiesa dei Santi Apostoli, 1755


Negli anni Sessanta lo stile del pittore evolve ancora e diviene posato, meno estroso e più compassato. Forse egli ha percepito il consistente cambiamento che è in atto: la stagione del meraviglioso colorismo veneto, che aveva trovato in Tiepolo l’artefice più geniale, sta ormai appassendo, soppiantata dalle teorie neoclassiciste del tedesco Johann Joachim Winckelmann. Non resta che chiederci come sarebbe evoluta l’arte di Diziani se – dopo essere stato eletto presidente dell’Accademia per la seconda volta nel 1766 – non fosse improvvisamente morto in quella giornata d’estate del 1767. 


NOTE:

[1] Da Canal, Vincenzo, Vita di Gregorio Lazzarini, Venezia, Stamperia Palese, 1809, p. 35.


Fonti 

Claut, Sergio, Diziani, Gaspare, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 40, Roma, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 1991

Da Canal, Vincenzo, Vita di Gregorio Lazzarini, Venezia, Stamperia Palese, 1809

Zugni-Tauro, Anna Paola, Gaspare Diziani, Venezia, Alfieri, 1971

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