Passa ai contenuti principali

Post 159 - Il sacrario di Pocol

 


Sulla conca ampezzana domina un cocuzzolo boscoso, sfruttato per secoli dalla Regola di Pocòl (oggi il piccolo villaggio alle spalle del colle) per il pascolo ed il legname. Nella seconda metà dell’Ottocento ospita un piccolo rifugio, detto “Il Belvedere”, meta ambita per i turisti che con una breve gita desiderano godere di un panorama mozzafiato sulla valle. Il colle è chiamato “Ra Crépa”, ossia, in ladino ampezzano, “Il Teschio”; un nome curioso, dovuto alla forma rotondeggiante e all’aspetto brullo e roccioso, che anticipa in modo lugubre quello che sarà il suo destino in seguito alla Prima guerra mondiale.


Il Sacrario in una fotografia attuale

Fra il 1915 ed il 1918 il territorio dolomitico è attraversato dalla linea del fronte su cui si scontrano soldati italiani e austroungarici. I morti, a decine di migliaia, vengono sepolti in cimiteri da campo sparsi lungo i luoghi del conflitto; uno di essi viene eretto nel 1915 proprio su Ra Crepa. Nel camposanto, dedicato alle “Aquile delle Tofane”, vengono inumati i soldati italiani ed austroungarici morti tra Sass de Stria, Lagazuoi e Tofane. Viene inoltre eretta una cappella di legno, che nel 1916 il 5º Gruppo Alpini sostituisce con una in pietra, ancora esistente.

La Cappella e una lapide risalente al primo cimitero di guerra, dedicata da ufficiali e soldati ad Angelo Macini, «compagno amatissimo»

A conflitto terminato, i cimiteri di guerra sparsi fra boschi e crode iniziano a deperire, e la manutenzione diviene sempre più onerosa. Un po’ dappertutto si decide di raccogliere le spoglie di tutti i caduti e di dare loro una sepoltura più dignitosa: a Pocol nel 1932 vengono iniziati i lavori per il Sacrario, su progetto dell’ingegnere Giovanni Raimondi. Completato nel 1935, venne inaugurato quattro anni dopo.



Il cimitero di guerra esistente fra il 1915 ed il 1935


La struttura sorge a 1535 metri di quota: è costituita da una monumentale torre quadrata di 48 metri, con un basamento a due ripiani che racchiude il vero e proprio Sacrario. L’interno si presenta molto austero, con pochi elementi decorativi: lo stile è razionalista, tipico dell’epoca fascista.


Il Sacrario in una cartolina del 1962

Nel Sacrario vengono trasferite originariamente 9.742 salme, la maggior parte delle quali di soldati italiani, ma anche di austroungarici; fino al 2010 si aggiungono altri corpi rinvenuti sui luoghi di guerra, che portano il numero totale a 10.554. I nomi di quasi la metà restano ignoti. Sono presenti anche le tombe di quattro decorati con medaglia d’oro al valore militare: il generale Antonio Cantore, il tenente Francesco Barbieri, il capitano Riccardo Bajardi ed il tenente Mario Fusetti.

Il “Fante Morto”, statua-sarcofago dello scultore Dante Morozzi, al centro dell’edificio


Oggi il Sacrario viene frequentato come luogo della memoria, e in corrispondenza del 4 novembre vi viene celebrata una messa per ricordare i caduti di tutte le guerre. Nei giorni prossimi a questa ricorrenza il lato verso la valle viene illuminato con una grande croce: un monito quanto mai attuale in questi giorni, in cui i conflitti in Ucraina e Medio Oriente ci hanno riavvicinati all’orrore della guerra.


[pgbandion]


Il massiccio roccioso "ra Crepa" in una cartolina di inizio Novecento


BIBLIOGRAFIA: 

AA.VV, Pietre vive. Le cappelle di Ampezzo attorno alla chiesa madre, Cortina d’Ampezzo, 2011;

Anonimo, Sacrari militari della 1ª guerra mondiale. Pocol e Pian di Salesei, Roma 2002;

Arnoldo M., Bondì Cortina. La guida per conoscere la vallata ampezzana, Cortina d’Ampezzo, 2002;

Russo L., Pallidi nomi di monti. Camminare nel territorio delle Regole d’Ampezzo: tra linguistica, natura e storia, Cortina d’Ampezzo, 1994.


SITOGRAFIA:

https://www.ciaocortina.com/it/sacrario-militare-pocol.html 

https://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Veneto/Pagine/Pocol.aspx 




Commenti

Post popolari in questo blog

Post 203 - Il Carnevale di Comelico Superiore

  Negli anni recenti il Carnevale in Comelico per molti è diventato una cosa quasi sacra: la preparazione, la vestizione, i riti della giornata sono ritenuti necessari e codificati. Guai se il Matazin si siede durante la festa in piazza, non esiste che a Dosoledo la calotta venga assemblata con le punte come a Casamazzagno e Candide, e ancora tante piccole cose che rendono la giornata complicata e magica. Durante la mia ricerca nel mondo dei carnevali europei ho scoperto che in realtà forse sarebbe meglio parlare di una nuova ritualizzazione dei carnevali. Foto 1:  L’arrivo della sfilata nel carnevale di Santa Plonia a Dosoledo Ma prima partiamo dalla definizione del termine. Oggi il Carnevale si caratterizza per raccogliere una serie di usanze e di pratiche comprese nel periodo tra Epiania e Quaresima.  Ma già si riscontrano dei problemi con l’inizio di detto periodo, dal 7 gennaio è Carnevale? O comincia dopo il 17, giorno di Sant’Antonio Abate? Inoltre qualcuno ha mai ...

Post 192 - Rocca d’Arsié, Storia di una valle stravolta

  Il lago del Corlo è oggi una meta estiva privilegiata della bassa provincia, che attira visitatori del luogo e da fuori per via delle sue bellezze naturalistiche. L’invaso è l’habitat di molte specie ittiche, tra cui alcune protette, e il luogo è ideale per la nidificazione di svariati uccelli acquatici. Questo ambiente tuttavia è stato creato distruggendone uno più antico e altrettanto ricco. Non tutti sanno infatti che l’invaso della diga ha sommerso quella che un tempo era una florida vallata, modificando per sempre le dinamiche sociali che attorno a essa gravitavano. Ma andiamo con ordine: prima di tutto qualche pillola di storia. Come ben si può comprendere dal nome, l’abitato di Rocca sorge come fortilizio in epoca altomedievale, essendo questo situato sull’erto sperone del “Col de la Roca”, che tuttora svetta sopra al paese. Il motivo è ben intuibile: difendere la stretta forra scavata dal torrente Cismon, il quale si getta nella Brenta dopo aver percorso il Primiero e att...

Post 24 – Il primo cimitero di Cavarzano

  Chi avrebbe mai detto che nei pressi di Cavarzano c’è una grossa necropoli dell’Età del Ferro? Anche all’epoca della scoperta fu molta la sorpresa quando in un vigneto emersero dal suolo delle lastre di pietra che si rivelarono appartenere a tombe antichissime.