Sulla conca ampezzana domina un cocuzzolo boscoso, sfruttato per secoli dalla Regola di Pocòl (oggi il piccolo villaggio alle spalle del colle) per il pascolo ed il legname. Nella seconda metà dell’Ottocento ospita un piccolo rifugio, detto “Il Belvedere”, meta ambita per i turisti che con una breve gita desiderano godere di un panorama mozzafiato sulla valle. Il colle è chiamato “Ra Crépa”, ossia, in ladino ampezzano, “Il Teschio”; un nome curioso, dovuto alla forma rotondeggiante e all’aspetto brullo e roccioso, che anticipa in modo lugubre quello che sarà il suo destino in seguito alla Prima guerra mondiale.
Il Sacrario in una fotografia attuale |
Fra il 1915 ed il 1918 il territorio dolomitico è attraversato dalla linea del fronte su cui si scontrano soldati italiani e austroungarici. I morti, a decine di migliaia, vengono sepolti in cimiteri da campo sparsi lungo i luoghi del conflitto; uno di essi viene eretto nel 1915 proprio su Ra Crepa. Nel camposanto, dedicato alle “Aquile delle Tofane”, vengono inumati i soldati italiani ed austroungarici morti tra Sass de Stria, Lagazuoi e Tofane. Viene inoltre eretta una cappella di legno, che nel 1916 il 5º Gruppo Alpini sostituisce con una in pietra, ancora esistente.
La Cappella e una lapide risalente al primo cimitero di guerra, dedicata da ufficiali e soldati ad Angelo Macini, «compagno amatissimo» |
A conflitto terminato, i cimiteri di guerra sparsi fra boschi e crode iniziano a deperire, e la manutenzione diviene sempre più onerosa. Un po’ dappertutto si decide di raccogliere le spoglie di tutti i caduti e di dare loro una sepoltura più dignitosa: a Pocol nel 1932 vengono iniziati i lavori per il Sacrario, su progetto dell’ingegnere Giovanni Raimondi. Completato nel 1935, venne inaugurato quattro anni dopo.
Il cimitero di guerra esistente fra il 1915 ed il 1935 |
La struttura sorge a 1535 metri di quota: è costituita da una monumentale torre quadrata di 48 metri, con un basamento a due ripiani che racchiude il vero e proprio Sacrario. L’interno si presenta molto austero, con pochi elementi decorativi: lo stile è razionalista, tipico dell’epoca fascista.
Il Sacrario in una cartolina del 1962 |
Nel Sacrario vengono trasferite originariamente 9.742 salme, la maggior parte delle quali di soldati italiani, ma anche di austroungarici; fino al 2010 si aggiungono altri corpi rinvenuti sui luoghi di guerra, che portano il numero totale a 10.554. I nomi di quasi la metà restano ignoti. Sono presenti anche le tombe di quattro decorati con medaglia d’oro al valore militare: il generale Antonio Cantore, il tenente Francesco Barbieri, il capitano Riccardo Bajardi ed il tenente Mario Fusetti.
Il “Fante Morto”, statua-sarcofago dello scultore Dante Morozzi, al centro dell’edificio |
Oggi il Sacrario viene frequentato come luogo della memoria, e in corrispondenza del 4 novembre vi viene celebrata una messa per ricordare i caduti di tutte le guerre. Nei giorni prossimi a questa ricorrenza il lato verso la valle viene illuminato con una grande croce: un monito quanto mai attuale in questi giorni, in cui i conflitti in Ucraina e Medio Oriente ci hanno riavvicinati all’orrore della guerra.
[pgbandion]
Il massiccio roccioso "ra Crepa" in una cartolina di inizio Novecento |
BIBLIOGRAFIA:
AA.VV, Pietre vive. Le cappelle di Ampezzo attorno alla chiesa madre, Cortina d’Ampezzo, 2011;
Anonimo, Sacrari militari della 1ª guerra mondiale. Pocol e Pian di Salesei, Roma 2002;
Arnoldo M., Bondì Cortina. La guida per conoscere la vallata ampezzana, Cortina d’Ampezzo, 2002;
Russo L., Pallidi nomi di monti. Camminare nel territorio delle Regole d’Ampezzo: tra linguistica, natura e storia, Cortina d’Ampezzo, 1994.
SITOGRAFIA:
https://www.ciaocortina.com/it/sacrario-militare-pocol.html
https://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Veneto/Pagine/Pocol.aspx
Commenti
Posta un commento