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Visualizzazione dei post da novembre, 2023

Post 162 - Gaspare Diziani, artefice settecentesco

Piazza San Marco, 17 agosto 1767. C’è un uomo, seduto a un tavolino, che sta consumando il suo caffè. Improvvisamente si accascia al suolo, privo di vita. Muore così Gaspare Diziani, presidente dell’Accademia di pittura e scultura di Venezia.  Gaspare era nato a Belluno settantotto anni prima, il 24 gennaio 1689, da Giustina e Giuseppe De Cian. Perché, dunque, ‘Diziani’? Ci penserà la sua fama ad ammorbidire la rusticità del cognome paterno. Il ragazzo manifesta una propensione immediata per il disegno e viene mandato a scuola da colui che a quel tempo era uno dei più noti pittori in città: Antonio Lazzarini. Segue un viaggio di formazione a Venezia, dove per breve tempo ha a che fare con un altro Lazzarini, Gregorio, non imparentato però con l’omonimo bellunese. Da nessuno dei due Diziani pare davvero aver mutuato i modi; non è tuttavia della stessa idea l’agiografo di Gregorio, tale Vincenzo da Canal, che nel 1732 scrive:  «Anche il Bellunese Gasparo Diziani apprese dal Lazzarini que

Post 161 - Il restauro della Via Crucis della chiesa di Ospitale

  Lungo il ciglio della strada statale Alemagna, a Ospitale, località appartenente al comune di Cortina d’Ampezzo, sorge la Chiesa del XIII secolo di San Nicolò, San Biagio e Sant’Antonio Abate. Nell’edificio è conservata una Via Crucis restituita ai fedeli ampezzani il 24 maggio 2023 dopo un lungo intervento di restauro ad opera di Mariangela Mattia, restauratrice di dipinti su tela e tavola e sculture policrome.  Come spesso accade per questi manufatti, non si conoscono documenti che attestino la paternità dei dipinti di questa Via Crucis né la loro datazione. Secondo la storica dell’arte e docente dell’ISSR di Padova Ester Brunet, potrebbero essere stati realizzati nella prima metà del Settecento; volendo azzardare, come lei scrive, nel secondo quarto del secolo, il periodo di massima diffusione della Via Crucis e a cui sono ascrivibili molte di quelle presenti nell’alto Veneto. Si tratta di dipinti dal carattere popolaresco, dove l’artista, pur rifacendosi a repertori iconografici

Post 160 - 18 novembre 1944: la rappresaglia nazista di Gena Alta

  Era un nevoso mattino autunnale quello del 18 novembre 1944, quando le camionette tedesche con alcune centinaia di soldati entrarono in Val del Mis per un’azione di rastrellamento e rappresaglia. Già da giorni si vociferava che ci sarebbe stata un’operazione da parte degli occupanti, e così, per salvarsi da possibili incendi, alcuni del paese di Mis, all’imbocco della valle, avevano sgomberato le abitazioni. Gena Alta vista dalla strada di accesso al paese. Foto dell’autore. Il convoglio, tuttavia, passò oltre e si inoltrò nella valle, chiamata il Canal del Mis, che all’epoca non era ancora occupata dal lago artificiale. Gena Alta negli anni '50. Visto il pericolo imminente, gli abitanti del mulino della Soffia cercarono di allertare la popolazione, interrompendo ad intermittenza l’erogazione della corrente elettrica diretta a Gena Alta. L’arrivo delle camionette militari era comunque ben visibile anche dalle alture su cui sorge il paese.  Il Cogol della Lorezza. Foto di Elvio Da

Post 159 - Il sacrario di Pocol

  Sulla conca ampezzana domina un cocuzzolo boscoso, sfruttato per secoli dalla Regola di Pocòl (oggi il piccolo villaggio alle spalle del colle) per il pascolo ed il legname. Nella seconda metà dell’Ottocento ospita un piccolo rifugio, detto “Il Belvedere”, meta ambita per i turisti che con una breve gita desiderano godere di un panorama mozzafiato sulla valle. Il colle è chiamato “ Ra Crépa ”, ossia, in ladino ampezzano, “Il Teschio”; un nome curioso, dovuto alla forma rotondeggiante e all’aspetto brullo e roccioso, che anticipa in modo lugubre quello che sarà il suo destino in seguito alla Prima guerra mondiale. Il Sacrario in una fotografia attuale Fra il 1915 ed il 1918 il territorio dolomitico è attraversato dalla linea del fronte su cui si scontrano soldati italiani e austroungarici. I morti, a decine di migliaia, vengono sepolti in cimiteri da campo sparsi lungo i luoghi del conflitto; uno di essi viene eretto nel 1915 proprio su Ra Crepa . Nel camposanto, dedicato alle “Aquile