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157 - Il castelliere di Noal

 


Noàl è un piccolo abitato in comune di Sedico il cui toponimo ha origine latina: “Ager novalis”, ovvero una terra appena dissodata, in precedenza incolta e recentemente ridotta a coltura. È sede di uno splendido sito archeologico scoperto nel 1986 in occasione di scavi abusivi da cui emersero reperti archeologici di epoca variabile dalla protostoria al Medioevo. 

Con un ventennio di successive campagne di scavo è stata indagata un’area fortificata e rialzata di forma ellittica, orientata nord-sud, di circa 3400 m2 (mezzo campo da calcio). Ai due poli dell’ellisse, (A) a nord e (B) a sud, si trovano due rilievi artificiali di forma troncoconica: due colline molto ripide dalla cima spianata; sul lato est una scarpata naturale, e per finire a ovest un massiccio terrapieno (C): questi elementi difensivi contornano un’area centrale dove sorgevano diverse strutture insediative ed artigianali. 


Illustrazione di ipotesi ricostruttiva del sito. Disegno di F. Tormen, dal sito https://castellieredinoal.it/

All’esterno dell’area sopraelevata, a ulteriore rinforzo delle difese, sono poi stati individuati un ulteriore argine (D), a nord, e due fossati, rispettivamente a nord-ovest e sud-ovest.


Pianta del sito. Da BIANCHIN CITTON E., COZZA F., DE VECCHI G. 20141.

A partire dagli ultimi secoli del II millennio a.C., nel Bellunese si assiste alla nascita di insediamenti d’altura difesi naturalmente o artificialmente, come i castellieri, su rilievi a quote medio-basse. Si tratta quindi di siti e insediamenti risalenti all’Età del bronzo e ben attestati anche in aree limitrofe del Friuli-Venezia Giulia e del Trentino-Alto Adige. Questi siti sono in genere costruiti in punti chiave per il controllo di risorse, corsi d’acqua, pascoli, boschi, giacimenti minerari e quindi vie di comunicazione e di commercio. 


Lo strategico sito di Noàl di Sedico rispetto al punto di confluenza del torrente Cordevole nel fiume Piave e alle relative vallate e zone circostanti.


È esattamente il caso di Noal, posizionato in modo da dominare da un’altura difesa la conca di Sedico, alla confluenza del torrente Cordevole nel fiume Piave.

Dalle indagini archeologiche e sulla base delle datazioni radiometriche in correlazione allo studio dei reperti ceramici e dei manufatti in bronzo rinvenuti, la prima fase del sito fortificato è risultata essere attribuibile all’Età del bronzo recente avanzato - Età del bronzo finale. Siamo quindi fra il XIII ed il XII secolo a.C. 

In questo lasso di tempo sono collocabili: 

  1. In corrispondenza del Rilievo (A), la costruzione di un terrapieno sorretto da un paramento murario a secco rinforzato da pali di legno infissi verticalmente, poi inglobato dalla creazione di uno spalto difensivo costruito con la terra di riporto ottenuta dal coevo scavo del fossato a nord-ovest del sito, il tutto per controllare e difendere l’accesso al sito da nord; 

  2. Un terrapieno rinforzato da grossi ciottoli, lastre di arenaria e palizzate ad ovest, in corrispondenza del cosiddetto Argine (C);

  3. Una struttura in muratura a secco con probabile copertura lignea in cui avveniva la lavorazione dei metalli, come attestato dai piani d’uso e di lavoro e dai reperti metallici rinvenuti.

In questa prima fase, in cui il sito occupava poco più di un ettaro (100 m per 100 m), la comunità che lo abitava dovette sostenere uno sforzo collettivo non indifferente per la costruzione delle citate opere, procurandosi le risorse nelle aree limitrofe, come legname, pietra da costruzione, centinaia di metri cubi di terra.

 

A sinistra il frammento di fibula di tipo Certosa dell’età del Ferro. A destra frammenti ceramici decorati con grosse prese, cordoni plastici e piccole bozze applicate alle pareti dell’età del Bronzo. Da BIANCHIN CITTON E., COZZA F., DE VECCHI G. 2014.


La frequentazione umana su tutta l’area, già in questo momento, si può riscontrare anche dalla presenza di resti di fauna e di reperti in bronzo, come frammenti di situle, di falcetto e spilloni con testa a rotolo. A questi reperti si aggiungono i frammenti ceramici di contenitori, talvolta decorati, sia di uso domestico che per la conserva di derrate alimentari, come dolii, olle, scodelle e tazze. 

Questo vario insieme di reperti colloca il sito all’interno di una rete di scambi e circolazione di conoscenze, “mode” e tecnologie non solo con la vicina Pianura padana, ma anche con aree dell’arco alpino e con regioni a nord delle Alpi e dell’Europa centro-orientale. 


Illustrazione di ipotesi ricostruttiva delle fasi di messa in opera delle strutture fortificate del sito. Disegno di F. Tormen, dal sito https://castellieredinoal.it/

È infatti proprio in questa fase, fra l’Età del bronzo recente e l’Età del bronzo finale, che il sito si trasforma in un vero e proprio castelliere, inteso come un tipo di abitato costruito sulla sommità di un pianoro con estensione limitata e forma ellittica, in posizione strategica e dotato di difese naturali e artificiali, come cinte murarie, palizzate e terrapieni.

Nella prima Età del ferro (che in nord Italia va grossomodo dal X al VII secolo a.C.), il castelliere subisce una prima e importante fase di ripristino delle sue strutture difensive perimetrali. A questa fase, ne segue una di ulteriore ricostruzione e ripristino fra la prima e la seconda Età del ferro (quest’ultima collocabile nel nord Italia fra circa il VI ed il II secolo a.C.), successiva ad un episodio esteso di incendio, il quale, dagli scavi archeologici condotti, si è visto che avrebbe interessato il Rilievo (A) ed il Rilievo (B), causando una breve fase di parziale abbandono delle strutture che avrebbe interessato anche l’Argine (C). 


Il muro a sacco alle pendici nord del rilievo B con a destra, puntellata, la struttura con funzione di contrafforte ad angolo. Da BIANCHIN CITTON E., COZZA F., DE VECCHI G. 2014.

Durante la prima Età del ferro, si assiste quindi a: 

  1. Un’ulteriore fortificazione del Rilievo (A), ora con strutture a cassoni nella parte anteriore. Per ‘strutture a cassoni’ si intendono strutture rastremate verso l’alto e date da depositi di sedimenti contenuti in strutture in pietra arenaria e ciottoli impilati a secco con un’intelaiatura lignea di sostegno;

  2. L’ampliamento e rinforzo delle falde laterali e della sommità dell’Argine (C), con probabili strutture lignee di telai di contenimento dei depositi all’esterno, strutture murarie a secco usate come contrafforti e probabili palizzate; 

  3. La fortificazione del Rilievo (B), con alle pendici ovest una struttura muraria a secco avente profilo a gradoni verso la sommità del rilievo e probabilmente in continuità sul versante nord, con un poderoso muro a sacco, costituito da due paramenti in muratura a secco poggianti direttamente sul substrato roccioso di arenaria, appositamente lavorato per creare il piano di appoggio, e sostenuto nel versante sud-ovest da un ulteriore muro avente la funzione di contrafforte; 

  4. La costruzione di una struttura a pianta sub-quadrangolare in muratura a secco con buche di palo, interpretata come deposito di derrate alimentari e addossata ad uno dei contrafforti;

  5. La costruzione, nelle aree addossate alla base del versante interno del Rilievo (A), di contesti abitativi-artigianali con strutture murarie in lastre di arenaria sovrapposte a secco.

A seguito dell’incendio di cui già si è parlato, si può constatare che vengono eseguite più opere di rifacimento: i Rilievi (A) e (B) subiscono una rapida ricostruzione con un conseguente potenziamento; l’Argine (C) è anch’esso ripristinato, rinforzato ed innalzato tramite nuovi apporti di sedimenti, contenuti all’esterno da un nuovo muro a secco a doppio paramento, e all’interno da nuovi fronti di contenimento in collegamento ad una nuova serie di contrafforti costruiti sopra i precedenti.


Uno dei contrafforti dell'argine C con addossata una struttura, forse deposito di derrate alimentari. Da BIANCHIN CITTON E., COZZA F., DE VECCHI G. 2014.

Oltre alle strutture e alle fortificazioni, sono stati rinvenuti altri reperti dell’Età del ferro: concotti (resti di argilla cotta), resti di fauna, frammenti di recipienti ceramici quali tazze, scodelle, olle, dolii, e manufatti metallici, come un frammento di fibula Certosa ed un frammento di fibula con arco serpeggiante e disco fermapieghe. 


L'interno del sito con l'argine C, il rilievo A e l'accesso al sito dalla sella di Noàl, a nord, visti dal rilievo B. Foto dell’autore.

Nella seconda Età del ferro il sito viene ad un certo punto abbandonato, lasciando il pianoro e le sue strutture disabitate, in balia del tempo e della natura, finché in epoca medioevale si assisterà ad una nuova e travagliata fase di vita del sito, rifortificato e talvolta profondamente modificato nel suo aspetto, com’è ancor oggi ben visibile. Questo ad un altro post.

[Trinceo]


Note

[1] BIANCHIN CITTON E., COZZA F., DE VECCHI G. 2014, Noàl di Sedico (Belluno) da castelliere preromano a sito fortificato medievale: leggenda, storia, archeologia, valorizzazione, Sedico, Nuova Grafotecnica.

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