A molti di voi sarà capitato di percorrere la strada della Sinistra Piave da Belluno a Feltre. Appena prima di Mel, guardando nella campagna alla vostra sinistra, noterete un campanile dall’aspetto vetusto presso l’abitato di Marcador. La cosa peculiare è che tale manufatto non appartiene a nessuna chiesa, o perlomeno non più.
Per rendere chiare le cose, diamo qualche nozione di storia.
Nel piccolo abitato di Marcador c’erano infatti, un tempo, tre chiese. Quella che si può apprezzare tuttora al centro del paese – San Matteo – è l’unica sopravvissuta nelle sue forme originarie. Una seconda era situata al confine coi campi coltivati, all’imboccatura della stradina che portava a Puner. Era dedicata a San Paolo e venne sconsacrata nel corso dell’Ottocento; resa abitazione, è oggi probabilmente identificabile con un rustico dai conci di pietra davvero troppo sagomati per appartenere a un fienile.
L’ultima, invece, era stata edificata in quella che allora era piena campagna, vicino all’attuale cimitero, ed era considerata la più importante del paese: San Bartolomeo.
Di questo edificio ci rimane solo una rappresentazione grafica, realizzata ad acquerello nel 1890 da Osvaldo Monti. Per l’interno, dobbiamo rifarci alle visite pastorali e ad altri documenti che testimoniano gli interventi dei quali la chiesa ha avuto bisogno.
La prima menzione è del 1490, ma non conosciamo i dettagli circa le sue strutture almeno fino al 1607: è qui che comprendiamo possedesse solamente un altare, quello principale. Era di conseguenza una modesta chiesa di campagna, pur rappresentando la principale dell’abitato. Il Seicento è, per questo piccolo tempio, un secolo di cambiamenti: viene sostituito il tetto in paglia (non si sa con che materiale, probabilmente scandole in legno o lastre di pietra, dal momento che i coppi in terracotta non erano ancora diffusi), si procede a un ampliamento della cubatura totale e nel cimitero circostante viene eretta una colonna con croce.
Il nome di Bartolomeo appare solo nel 1709, come santo al quale era dedicato un secondo altare, alternativo a quello principale. Quest’ultimo sappiamo che conteneva due effigi, una di Santa Maria e una di Sant’Antonio Abate. Grazie a una visita del 1740 veniamo informati anche dell’esistenza di una reliquia di San Pietro d’Alcantara, conservata in una teca di legno e argento.
E la torre campanaria? Su di lei non sappiamo molto: probabilmente venne edificata tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento, informazione che ci viene restituita dalla peculiare copertura, tipica – almeno in Valbelluna – di quel periodo storico. La cuspide venne tuttavia sostituita nel 1727: ce lo comunica una visita pastorale compiuta quell’anno.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è l’avvento dei Napoleonici a mettere fine all’esistenza di questa chiesa: nell’Ottocento le visite pastorali continuano a parlare di risistemazioni e restauri sia dell’immobile sia degli arredi interni.
Commenti
Posta un commento