Annibale Apollonio “De Varentin” nacque nel 1848 a Cortina d’Ampezzo, allora parte dell’Impero austriaco, dal commerciante Angelo Giuseppe Antonio (1811-1884) e dalla nobile Maria Dorotea de Bigontina (1818-1875). A metà Ottocento la sua famiglia rientrava già fra le più cospicue della valle, ma fu con la generazione di Annibale e quella successiva che giunse ad essere la più abbiente e probabilmente la più potente d’Ampezzo. Con scaltrezza e fiuto affaristico i fratelli e nipoti di Annibale acquistarono e aprirono ex novo mulini, segherie, panifici, ma soprattutto alberghi. Gli Apollonio “De Varentin” furono fra i primi, tra fine Ottocento e inizio Novecento, a comprendere l’importanza della nascente economia turistica e investirono il già notevole patrimonio iniziale nel nuovo settore, fondando alcuni fra i più prestigiosi e importanti hotel delle Dolomiti, garantendosi ricchezza e influenza per i decenni a venire.
Grazie alle agiate condizioni familiari, Annibale ebbe la fortuna - per l’epoca rara - di studiare e laurearsi come ingegnere a Monaco di Baviera. Dopo un periodo di lavoro in Alsazia si stabilì a Trento dove, nel 1878, il Municipio lo nominò ingegnere civico; in seguito fu promosso a capo della sezione idraulica, ed infine a capo ingegnere. Nella stessa città sposò anche Camilla Peterlini (1861-1936), figlia dell’irredentista Albino (1828-1910), nativo di Besenello.
Stemma famiglia apollonio |
Come ingegnere del Municipio di Trento, Annibale si occupò specialmente di questioni idrauliche, un settore di notevole importanza in quel momento storico per diverse ragioni. In generale, a fine Ottocento l’energia elettrica stava dimostrando tutto il suo innovativo potenziale, e l’acqua era uno dei mezzi più adatti per produrla. A Trento però un’ulteriore ragione rendeva fondamentale la presenza di abili ingegneri idraulici: tra il 1854 e il 1858 il corso dell’Adige presso Trento era stato artificialmente modificato, in modo da agevolare la costruzione della ferrovia e cercare di risparmiare la città dalle periodiche e devastanti piene; ciò non era stato sufficiente a contenere il fiume, che nel 1882 aveva rotto gli argini e inondato la parte nord di Trento; inoltre, col nuovo corso si erano presentate inaspettate problematiche che necessitavano di essere risolte.
I progetto della centrale elettrica di Ponte Cornicchio realizzato nel 1886 dall’ingegner Apollonio |
Il primo grande progetto dell’ingegner Apollonio fu quello di predisporre, nel 1883, una dettagliata relazione sullo stato idrico del Municipio di Trento; in essa evidenziava la grandissima ricchezza di forze idrauliche a disposizione della città, e tutti i vantaggi che da essa potevano derivare. Sulla base di tale documento e su incarico della Giunta municipale, nel 1884 egli elaborò un primo progetto di massima riguardante l'utilizzo delle acque del torrente Fersina per la produzione di energia elettrica, finalizzato in particolare all'illuminazione pubblica e privata della città; il progetto definitivo fu presentato nel 1886. Esso prevedeva che l’acqua fosse prelevata alla vecchia serra di Ponte Alto, per poi essere incanalata fino alla vasca di carico di San Donà. Da lì sarebbe giunta attraverso una condotta forzata e un salto di 86 metri alla centrale di Ponte Cornicchio, dove avrebbe azionato sei turbine, ciascuna da 150 cavalli di potenza (circa 110 kW). Pochi anni dopo, nel 1890, l’impianto entrò in funzione: era il primo su territorio trentino, il quinto dell’Impero Austro-Ungarico.
L’ingegner Apollonio intervenne poi sul secondo fronte: quello delle piene. In seguito all’ennesimo allagamento, nel 1888, il Municipio si affidò all’Ampezzano per risolvere in maniera definitiva la questione. Egli aveva isolato le cause del problema in due punti: innanzitutto il nuovo Ponte San Lorenzo, che collegava la zona di Campotrentino (attuale area della stazione) con quella di Piedicastello, ed era sostenuto da cinque massicci piloni di pietra. Quando il fiume era in piena essi impedivano il rapido decorrere dell’acqua, che si accumulava sopra il ponte e tracimava allagando le zone circostanti. Il secondo problema era costituito da quel che restava del vecchio corso dell’Adige: esso infatti non era stato completamente bonificato, ma ridotto ad un braccio minore del nuovo fiume. In caso di forte pioggia, tuttavia, l’alveo originario si riempiva a dismisura, e le acque tracimavano per le vie della città, essendo la bocca di scarico (appena sotto l’attuale Ponte San Lorenzo) insufficiente per riversarle tutte nell’Adige.
Prontamente l’Ingegnere propose al Municipio la soluzione: sostituire il ponte a pilastri con uno sospeso, di metallo, e creare un canale, parallelo all’Adige, che convogliasse le acque provenienti dalla sinistra orografica dello stesso e le scaricasse a sud della città, presso la foce del Fersina. Il canale in questione è l’Adigetto, lungo il quale centinaia di studenti e runner passano ogni giorno. Per restare in argomento, Annibale Apollonio fu anche colui che nel 1894 progettò la piantumazione dello spettacolare filare di platani tra Adige e Adigetto, che tutt’oggi suscitano meraviglia per la loro magnificenza e gratitudine per l’ombra che donano.
L’opera ingegneristica di Annibale Apollonio non si limitò all’ambito idraulico, ma si spiegò anche in altri settori. Per fare solo alcuni esempi, suo è il disegno delle ora non più esistenti Caserme Madruzzo e Perini, così come quello dell’attuale cimitero di Trento. Il vecchio camposanto risultava infatti inadeguato per le nuove esigenze della città, che affidò all’instancabile ampezzano la progettazione di un nuovo cimitero; essa venne terminata nel 1893, nelle forme neoclassiche in cui ancora oggi lo ammiriamo. Assieme a Saverio Tamanini progettò inoltre Piazza Dante (1879), e fu membro della commissione che realizzò il monumento all’Alighieri, concluso nel 1896, simbolo irredentista dell’italianità di Trento.
Il Rifugio Tommaso Pedrotti-Tosa, progettato da Annibale Apollonio nel 1881 |
Un’ultima, lodevole, opera dell’Apollonio fu quella di curare una raccolta lessicografica della sua lingua materna, il ladino ampezzano. Essa non venne data alle stampe, ma confluì nel primo vocabolario del vernacolo: “Cortina d’Ampezzo nella sua parlata”, del dottor Angelo Majoni, edito a Forlì nel 1929.
Dopo una vita dedicata al bene comune, Annibale Apollonio si spense a Besenello il 19 aprile 1915, senza lasciare discendenza. Oggi gli è dedicata una via nella città per cui tanto si spese, Trento, ma il suo ricordo resta scolpito soprattutto nelle tante opere che realizzò, e che ancora oggi dimostrano la grandezza della sua vita, che - parafrasando il suo epitaffio- fu un “inno sincero al lavoro, all’onore, al dovere”.
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Ringraziamo particolarmente Paola Apollonio per la consulenza genealogica e la Biblioteca digitale trentina per l'immagine dell'inaugurazione di Piazza Dante.
Bibliografia
Cattani Frabrizio, “Un convegno di studi per riflettere su un secolo di storia”, in “100 anni della sezione AEIT del Trentino-Alto Adige/Suedtirol”, 1997
Majoni Angelo, “Cortina d’Ampezzo nella sua parlata”, Forlì, Tipografia Valbonesi, 1929
Majoni Ernesto, “Per l’80° compleanno del primo vocabolario ampezzano”, in “Dolomites. 86° Congrès, Pieve = Plêf, 20.IX.2009”, Udine, Societât filologjiche furlane, 2009
Majoni, Ernesto, “Appunti sul “Maéstro Nèrt”. A 150 anni dalla nascita di uno studioso ampezzano”, in “Ladin”, XI/1, 2014
Mori Giulia, “Il cimitero monumentale di Trento”, in “Monumenti. Conoscenza, restauro, valorizzazione”, Trento, Provincia autonoma di Trento, 2012
Sitografia
http://personaggitrentini.altervista.org/biog.php?id=94
http://www.angeloelli.it/alpinisti/file/Apollonio%20Annibale%20(1848-1915).html
https://www.piedicastello.tn.it/documenti/il-borgo/il-ponte-pensile-di-ferro/
https://cipputiblog.blogspot.com/2012/01/i-bivacchi-tipo-apollonio.html
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