Si potrebbe pensare che i tetti a gradoni, che si possono osservare in numerosi edifici storici del Bellunese e del Feltrino, siano un tipo architettonico piuttosto recente. Sono invece uno degli elementi architettonici più antichi e peculiari del nostro territorio, e la loro origine va ricercata negli influssi culturali germanici. (No, le ipotesi di influsso celtico sono da escludere, se qualcuno di voi avesse sentito in passato questa informazione).
La zona del Bellunese-Feltrino infatti è un'area di cultura di confine attraverso i secoli medievali. Una delle fasi che più ha lasciato il segno è ad esempio quella del dominio di Carlo di Lussemburgo, il futuro imperatore del Sacro Romano Impero. Egli, dopo aver acquisito nuovamente questi dominii, favorì un processo di germanizzazione dell’area e diede un forte impulso allo sviluppo del territorio, che doveva diventare la solida frontiera meridionale del suo impero.
Le casere con il frontone a gradoni sono un lascito molto concreto di tale influsso culturale. Altri esemplari si possono trovare anche nelle alpi francesi dove le strutture con questa copertura sono chiamate en batière, così come ne troviamo lungo il Reno, in Danimarca e a nord di Norimberga.
Nel territorio tedesco la copertura invece è tipica delle chiese protestanti chiamate Treppengiebeldach.
In Alpago le casere con il tetto a gradoni erano utilizzate per l'alpeggio estivo. La loro struttura è a pianta rettangolare o quadrata e sono articolate su due piani. Al piano terra il pavimento è di acciottolato (a cogolà) o in terra battuta e il solaio è in legno.
Le pareti perimentrali sono composte da pietrame sbozzato mentre le parti angolari sono in porfido o granito con una accostamento di colori diversi: il bianco del perimetro contro il rosso o nero degli angoli. Le aperture sono riquadrate da elementi lapidei o in legno. Negli esemplari feltrini l’ingresso principale si trova principalmente sul lato corto mentre negli esemplari alpagotti sul lato lungo.
L'utilizzo del fronte a gradoni (scalinèle) risale all’inizio del II millennio.
Questa copertura permetteva una rapida costruzione e una facile manutenzione. La copertura della casera poggiava su una struttura di travi ed era solitamente in paglia di segale, frumento o canne palustri, facilmente reperibili in loco, legate alla struttura lignea del tetto da strope (vimini). La pendenza del tetto era tra i 50° e i 60°, cosa che, garantendo un miglior deflusso delle precipitazioni, rendeva il tetto più duratura.
Per permettere lo sgrondo dell’acqua piovana venivano posti alle estremità dei lati lunghi del tetto delle lastre di pietra inclinate verso l’esterno: ciò permetteva, inoltre, di proteggere la muratura interna dalle infiltrazioni. Sulla sommità del fronte a gradoni venivano posizionate a ”capello” lastre di pietra sporgenti 40 cm rispetto al livello della copertura.
[Faghe]
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