Passa ai contenuti principali

Post 139 - Il salto dell’acqua a Pedesalto

 

Alla fine dell’Ottocento, lo sviluppo industriale e la diffusione dei basilari strumenti elettrici all’interno delle officine iniziarono a richiedere energia elettrica. La fame d’energia iniziò a così a spingere ingegneri, architetti, impresari e molti altri ad individuare delle fonti da poter sfruttare, e così le montagne divennero improvvisamente un territorio prezioso per lo sviluppo industriale. Lungo l’Arco alpino si iniziarono a sperimentare diverse soluzioni ingegneristiche per la costruzione di dighe e centrali. In questo contesto, qualcuno buttò l’occhio sulla stretta forra del Cismon, precisamente a Ponte Serra, tra i comuni di Lamon e Sovramonte.


Ponte Serra prima della diga.

La prima richiesta di costruzione di una diga con centrale elettrica risale al 27 giugno 1898, ad opera dell’Impresa Tullio Tommasini. Gli artefici della costruzione, però, sono stati l’ingegnere tridentino Carlo Esterle e l’ingegnere triestino Angelo Forti. Con  l’idea di sfruttare l’energia dell’acqua del Cismon, nel 1906 costituirono la società Forze Motrici del Cismon-Brenta. Chiamarono il geologo Giorgio Dal Piaz per individuare il punto migliore dove costruirla, mentre Angelo, ingegnere e docente di Idraulica presso l’Università di Padova, si occupò personalmente della progettazione del sistema.


Costruzione della diga


Il progetto comprendeva una diga presso Ponte Serra, una galleria di adduzione di un chilometro, un bacino di raccolta, condotte forzate e la centrale. La costruzione richiese relativamente poco tempo, e infatti nel 1908 i lavori terminarono. Durante la costruzione, su indicazione di Dal Piaz, furono realizzati sulle due sponde a valle della diga due cantieri collegati tra loro con una passerella. Sulla sponda destra veniva lavorata la pietra, mentre sulla sinistra veniva prodotto il calcestruzzo. Per il pietrisco si adoperava il materiale di risulta dello scavo delle gallerie e venne realizzata una cava di pietra collegata al cantiere tramite una teleferica.



La diga è alta 35 metri e presenta un corpo ad arco posto tra due grossi muri in pietra, mentre le fondazioni hanno una profondità di 10 metri. Presenta una struttura che ricorda un ponte, ammorsata tramite due arcate ai versanti rocciosi, con un pilone centrale di sostegno per l’intera struttura. Ciò permette alla diga di resistere ad una pressione maggiore di quella necessaria a regime normale, date le impetuose piene che caratterizzano il corso d’acqua. In caso di una quantità maggiore d’acqua, questa può tranquillamente tracimare dalla sua cresta. 

L’acqua viene portata ad una vasca di 6000 m3 grazie ad una galleria di 1400 metri che si sviluppa nella sinistra orografica. Da tale vasca dipartono due condotte forzate del diametro cadauna di 1,90 m per un salto complessivo di 54 m, generando una pressione di 22 m3/s. Le due condotte poi arrivano alla centrale elettrica. 

La centrale nel 1910.

La centrale è un gioiellino architettonico nella sua semplicità. La struttura ricorda un castello, tanto che c’è chi la chiama proprio “castello”, ed era dotata di una torre e dei piccoli merli che tutt’ora la caratterizzano. Venne realizzata in pietra calcarea bianca locale lavorata in bugnato rustico, e fu dotata di ampi finestroni per consentire l’illuminazione interna naturale. Si decise di porre la sala macchine nella parte rivolta verso monte, mentre i trasformatori e la sala di comando vennero posti a valle nella torre. Vennero installate quindi tre coppie di turbine Francis Riva-Monneret accoppiate con alternatori Tecnomasio Italiano Brown Boveri da circa 2200 kW. 


Operai di fronte alle turbine Francis


Il 29 dicembre 1909 iniziò finalmente il lento riempimento del bacino artificiale, la corrente qui prodotta veniva venduta alla Società Adriatica Di Elettricità - S.A.D.E. - che poi la distribuiva nelle città di Padova, Vicenza, Schio, Rovigo, Adria, Ferrara e Ravenna. Nel 1912 la centrale passò al completo controllo della S.A.D.E.


La centrale nel 1911

A partire dal secondo dopoguerra la centrale iniziò un lento declino, ed è infatti da questo periodo che sorgono numerose nuove dighe nel territorio ad opera della Società Idroelettrica Irrigazioni della STET Valdarno. In particolare fu costruita la vicinissima diga del Senaiga con centrale ad Arsiè , con una diga di ben 54 m, alimentata dall’acqua del torrente Senaiga, e della diga del Corlo che capta le acque del Cismon e nuovamente quelle del Senaiga.


Il ponte di Frassenè, posto poco più a valle della Centrale di Pedesalto, alluvione del 4 novembre 1966.

Non solo l’evoluzione industriale contribuì, ma anche una piena particolarmente violenta del Cismon che nel 1963 danneggiò la struttura e pochi anni più tardi, durante la drammatica alluvione del 1966, la furia dell’acqua portò via la torre con i trasformatori e la sala di comando.


La zona trasformatori, dove c'era la torre della centrale.

Nel 1984 ENEL decise di modernizzare la centrale, dotarla di nuovi gruppi macchina da una potenza di 0,90 MW, per una produzione annua di circa 4,2 GWh. Oggi la centrale è gestita dal sottogruppo E-distribuzione, che ne cura le varie componentistiche. Girarci intorno permette di cogliere i danni delle alluvioni e di come si è cercato successivamente di rimediare alle ferite che ha subito la struttura. Ad oggi, la diga che alimenta la centrale è una delle più antiche ancora in funzione nonostante presenti gran parte del suo volume colmo di sedimenti a causa del mancato intervento di svuotamento.

La centrale oggi.


[MattIki]

Appendici

La turbina Francis è stata sviluppata nel 1848 dall’ingegnere angloamericano James B. Francis e rappresenta il tipo di turbina idraulica più utilizzato. È una turbina a flusso centripeto: l'acqua raggiunge la girante tramite un condotto a chiocciola, poi delle palette regolabili sulla parte fissa indirizzano il flusso per investire le pale della girante. Viene utilizzata per dislivelli medi (da 10 fino a 300/400 metri) e portate di acqua da 2 a 100 metri cubi al secondo.

Bibliografia

DE VECCHI S., La centrale di Pedesalto (Belluno). in MANCUSO F., Archeologia industriale del Veneto. Cinisello Balsamo (Milano) 1990, pp. 131-133.

DOTTO S., Centrale idroelettrica di Pedesalto (Fonzaso, BL). Terni Archeologia Industriale, consultato il giorno 7/03/2023

Commenti

Post popolari in questo blog

Post 203 - Il Carnevale di Comelico Superiore

  Negli anni recenti il Carnevale in Comelico per molti è diventato una cosa quasi sacra: la preparazione, la vestizione, i riti della giornata sono ritenuti necessari e codificati. Guai se il Matazin si siede durante la festa in piazza, non esiste che a Dosoledo la calotta venga assemblata con le punte come a Casamazzagno e Candide, e ancora tante piccole cose che rendono la giornata complicata e magica. Durante la mia ricerca nel mondo dei carnevali europei ho scoperto che in realtà forse sarebbe meglio parlare di una nuova ritualizzazione dei carnevali. Foto 1:  L’arrivo della sfilata nel carnevale di Santa Plonia a Dosoledo Ma prima partiamo dalla definizione del termine. Oggi il Carnevale si caratterizza per raccogliere una serie di usanze e di pratiche comprese nel periodo tra Epiania e Quaresima.  Ma già si riscontrano dei problemi con l’inizio di detto periodo, dal 7 gennaio è Carnevale? O comincia dopo il 17, giorno di Sant’Antonio Abate? Inoltre qualcuno ha mai ...

Post 192 - Rocca d’Arsié, Storia di una valle stravolta

  Il lago del Corlo è oggi una meta estiva privilegiata della bassa provincia, che attira visitatori del luogo e da fuori per via delle sue bellezze naturalistiche. L’invaso è l’habitat di molte specie ittiche, tra cui alcune protette, e il luogo è ideale per la nidificazione di svariati uccelli acquatici. Questo ambiente tuttavia è stato creato distruggendone uno più antico e altrettanto ricco. Non tutti sanno infatti che l’invaso della diga ha sommerso quella che un tempo era una florida vallata, modificando per sempre le dinamiche sociali che attorno a essa gravitavano. Ma andiamo con ordine: prima di tutto qualche pillola di storia. Come ben si può comprendere dal nome, l’abitato di Rocca sorge come fortilizio in epoca altomedievale, essendo questo situato sull’erto sperone del “Col de la Roca”, che tuttora svetta sopra al paese. Il motivo è ben intuibile: difendere la stretta forra scavata dal torrente Cismon, il quale si getta nella Brenta dopo aver percorso il Primiero e att...

Post 24 – Il primo cimitero di Cavarzano

  Chi avrebbe mai detto che nei pressi di Cavarzano c’è una grossa necropoli dell’Età del Ferro? Anche all’epoca della scoperta fu molta la sorpresa quando in un vigneto emersero dal suolo delle lastre di pietra che si rivelarono appartenere a tombe antichissime.