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Visualizzazione dei post da aprile, 2023

Post 141 - LA CHIESA DI SAN SIMON (Vallada Agordina)

  « Plebem de Agorde cum capellis suis. […] Capellam Sancti Simonis Canalis de supra… » [1] così recita la bolla di Papa Lucio III datata al 1185 che costituisce la prima attestazione, finora conosciuta, della chiesa di San Simon, oggi situata nel comune di Vallada Agordina. Viene riconosciuta come l’edificio sacro più antico dell’intera Valle del Biois e rimane l’unico fino alla costruzione delle chiesa di San Giovanni Battista, nel vicino paese di Canale d’Agordo, che viene nominata per la prima volta in un documento del 1361[2]. La chiesa sorge lungo il versante meridionale del Monte Celentone ed è circondata da un fitto bosco che la nasconde in parte alla vista; è raggiungibile in auto salendo dalla frazione di Sacchet attraverso una stretta strada asfaltata. L’edificio di culto è accompagnato dalla torre campanaria e dal cimitero utilizzato ancora oggi dalla comunità; di fronte alla facciata della chiesa, invece, è possibile ammirare l’edificio costruito per la Confraternita della

Post 140 - Da dove vengono i tetti a gradoni?

  Si potrebbe pensare che i tetti a gradoni, che si possono osservare in numerosi edifici storici del Bellunese e del Feltrino, siano un tipo architettonico piuttosto recente. Sono invece uno degli elementi architettonici più antichi e peculiari del nostro territorio, e la loro origine va ricercata negli influssi culturali germanici. (No, le ipotesi di influsso celtico sono da escludere, se qualcuno di voi avesse sentito in passato questa informazione). La zona del Bellunese-Feltrino infatti è un'area di cultura di confine attraverso i secoli medievali. Una delle fasi che più ha lasciato il segno è ad esempio quella del dominio di Carlo di Lussemburgo, il futuro imperatore del Sacro Romano Impero. Egli, dopo aver acquisito nuovamente questi dominii, favorì un processo di germanizzazione dell’area e diede un forte impulso allo sviluppo del territorio, che doveva diventare la solida frontiera meridionale del suo impero. Le casere con il frontone a gradoni sono un lascito molto concre

Post 139 - Il salto dell’acqua a Pedesalto

  Alla fine dell’Ottocento, lo sviluppo industriale e la diffusione dei basilari strumenti elettrici all’interno delle officine iniziarono a richiedere energia elettrica. La fame d’energia iniziò a così a spingere ingegneri, architetti, impresari e molti altri ad individuare delle fonti da poter sfruttare, e così le montagne divennero improvvisamente un territorio prezioso per lo sviluppo industriale. Lungo l’Arco alpino si iniziarono a sperimentare diverse soluzioni ingegneristiche per la costruzione di dighe e centrali. In questo contesto, qualcuno buttò l’occhio sulla stretta forra del Cismon, precisamente a Ponte Serra, tra i comuni di Lamon e Sovramonte. Ponte Serra prima della diga. La prima richiesta di costruzione di una diga con centrale elettrica risale al 27 giugno 1898, ad opera dell’Impresa Tullio Tommasini. Gli artefici della costruzione, però, sono stati l’ingegnere tridentino Carlo Esterle e l’ingegnere triestino Angelo Forti. Con  l’idea di sfruttare l’energia dell’acq

Post 138 – Ma i treni arrivavano veramente in orario?

  Il treno, veicolo di civiltà e progresso, arrivò il 10 novembre 1886 a Belluno, l’ultimo capoluogo veneto ad essere raggiunto dal servizio ferroviario. L’ingegner Giovan Battista Locatelli (1809-1878), cui era stato commissionato uno studio di fattibilità, presentò nel 1865 due progetti alternativi: uno che seguiva il corso del Piave, passando per Cornuda, un secondo che prevedeva invece il passaggio della linea per Vittorio Veneto e il Fadalto. Quest’ultimo venne scartato e si dovettero attendere parecchi anni prima che fosse ripreso. On. Luigi Rizzardi 1831- 1900 In un discorso alla Camera dei deputati del 6 giugno 1879, l’onorevole Luigi Rizzardi (1831-1900) rimarcava la necessità di costruire il tronco ferroviario Vittorio Veneto-Ponte nelle Alpi per portare beneficio ai cinque comuni dell’Alpago particolarmente colpiti dal sisma del 1873. In aggiunta Rizzardi affermava che la ferrovia di Vittorio Veneto avrebbe portato benefici ad una popolazione complessiva di circa 128.000 ab