Secondo decennio dell’Ottocento, precisamente il 4 aprile 1816: ci troviamo all’indomani del Congresso di Vienna, il Regno Lombardo-Veneto è appena stato creato. Il governo austriaco che lo regge avvia una campagna di risistemazione degli enti locali.
Nascevano così molte realtà che esistono ancora oggi nonostante il passaggio di più di duecento anni e la successione di vari governi. Una di queste, ad esempio, è la Provincia di Belluno. La quasi totalità dei comuni di oggi, inoltre, ricalca i confini stabiliti dall’amministrazione austriaca. Incuriosirà molti sapere che, di converso, il territorio amministrato da Feltre era in origine molto ridotto. Oggi è il nono comune della provincia per estensione, ma nella prima metà del XIX secolo ricadevano sotto il suo controllo unicamente le frazioni di Mugnai, Farra, Tomo e Villaga. La molteplicità degli altri paesi era ripartita tra due enti ora scomparsi: i comuni di Villabruna e di Zermen, che ereditavano una suddivisione amministrativa nata già in epoca napoleonica, nel 1806. È su quest’ultimo che desidero focalizzarmi, tratteggiandone le vicende che lo avrebbero portato all’estinzione nel 1857.
Il comune – il cui municipio era stato collocato in località Case Rosse – aveva il proprio capoluogo in Zermen, in virtù della sua centralità nel contesto del territorio selezionato. Le sue frazioni erano, infatti, Cart, Vellai, Pont, Nemeggio, Villapaiera, Cellarda, Anzù, Canal e Sanzan. La totalità della popolazione residente ammontava, nel 1854, a 2185 abitanti.
Il sistema comunale austriaco, come si può facilmente immaginare, era parecchio diverso dall’attuale. Per entità di popolazione ridotta come nel caso in esame, tutti gli estimati (cioè i registrati negli estimi come titolari di proprietà) dovevano eleggere tre deputati, che andavano a costituire l’amministrazione. Di conseguenza, nella maggior parte dei casi, la deputazione era in mano a possidenti aristocratici.
Le risorse economiche in mano a Zermen erano davvero grame, e le opere pubbliche da esso finanziate poche o nulle. La quasi totalità delle spese era volta al pagamento delle imposte d’ufficio.
Furono tuttavia spesi molti soldi in seguito allo spostamento della sede parrocchiale. Zermen era sede di parrocchia almeno dal XV secolo e aveva giurisdizione sui villaggi di Vellai e Cart. Tuttavia, nel 1840 il vescovo Antonio Gava propose di rendere Vellai il centro principale, surclassando la chiesa di Zermen a una succursale. La motivazione fu dettata dalla preponderanza demografica di un paese sull’altro.
Nel 1831 il comune aveva dovuto provvedere alla costruzione di un cimitero condiviso tra i tre paesi della parrocchia, spesa che si era rivelata vana: il luogo scelto non permetteva ai cadaveri di decomporsi adeguatamente. Oltre a questo, influirono anche questioni di carattere sociale: il cimitero era stato edificato a sudest di Vellai ed è plausibile che gli abitanti di Zermen e Cart non avessero piacere di seppellire i loro morti così lontano dalle proprie case. In soli sette anni, quindi, questa costruzione venne abbandonata e quello del camposanto rimase un annoso problema fino al 1848. Durante tale anno, infatti, fu inaugurato il secondo cimitero, quello che si vede ancora ai giorni nostri a ovest del paese di Vellai.
Nel 1840 occupò economicamente il comune anche la costruzione della nuova canonica, con annessa scuola, situata sempre a Vellai: sembra proprio che questo piccolo abitato catalizzò molte delle risorse monetarie in mano a Zermen.
Ma la spesa che sconquassò definitivamente le finanze disastrate del piccolo comune fu l’esondazione delle acque del Piave a Cellarda nel 1855, le quali arrivarono fino quasi alla chiesa di San Benedetto. Il risarcimento dei danni, la ricostruzione delle strade e l’erezione di un nuovo argine richiedevano una quantità di soldi ben superiore alle disponibilità economiche dell’ente. L’unica soluzione sarebbe stata aumentare considerevolmente le tasse sulle rendite fondiarie, ma l’amministrazione preferì non gravare troppo sulle tasche dei possidenti.
Di comune accordo, il 22 agosto 1857 il comune di Zermen veniva accorpato a quello di Feltre. Poco dopo sarebbe toccato a quello di Villabruna. Con queste due acquisizioni il comune di Feltre otteneva le sue dimensioni attuali, ma lascia sbigottiti la proposta, portata avanti dal consiglio comunale della città nel maggio 1856, di inglobare pure i comuni di Pedavena e Seren! Il territorio da controllare sarebbe stato in quel caso davvero immenso, ma anche se fosse andata così il comune di Feltre sarebbe oggi per estensione il terzo della provincia, scalzato da Cortina e Auronzo.
L'unica testimonianza giunta fino a noi del comune di Zermen.
Il comune di Zermen può sembrarci un’entità politica effimera, rimasta a galla in qualche modo durante l’ultima dominazione austriaca, ma la distanza cronologica non deve farci dimenticare che durò per più di quarant’anni.
[ilCervo]
Fonti:
Stefani, Guglielmo, Dizionario corografico-universale dell’Italia, Torino, Civelli Editore,1854
Cambruzzi, Antonio, Storia di Feltre, Feltre, Tipografia Castaldi, 1877
Sasso, Gianpaolo, La Collina delle Grazie, Santa Giustina, Polaris, 1999
Repertorio alfabetico dei paesi del Regno Lombardo-Veneto, Venezia, Tipografo Francesco Andreola, 1822
Elenco alfabetico dei comuni denominativi e delle frazioni aggregate appartenenti ai quattro circondari di reclutamento delle provincie venete, Padova, Tipografia Crescentini, 1823
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