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Post 133 - I minatori nel '500 avevano animali domestici?

 


Nel Cinquecento presso la località delle Lope, nell’attuale comune di Gosaldo, c’era un'officina legata alla produzione del rame. Il sito è stato scoperto dal gruppo archeologico agordino ARCA, che vi ha condotto una serie di indagini archeologiche (come abbiamo raccontato in questo Post). Queste hanno permesso di individuare diverse strutture legate alla produzione del rame lungo la destra e la sinistra orografica del torrente Campotorondo, affluente del Mis. Pochi sapranno che uno dei ritrovamenti più singolari è stato quello di uno scheletro pressoché completo di gatto, una vera rarità a livello archeologico!


Planimetria del sito delle Lope, in alto a destra si vede il vano della ruota idraulica.
Elaborazione 3D del sito di Ivan Minella.


Avete letto bene, un micio ritrovato nel fondo del vano della ruota idraulica che faceva azionare i meccanismi della struttura. Ma che ci faceva un gatto alle Lope in val del Mis? Beh in realtà ha molto senso, dato che non si trattava di un luogo frequentato saltuariamente o per breve tempo, ma di un impianto presso cui i lavoratori risiedevano per periodi prolungati, vivendo e mangiando in loco. Dovevano quindi conservare lì delle provviste che, come si sa, attirano sempre delle presenze indesiderate: i topi.

Quale migliore soluzione se non avere un gatto? Oltre a fare il suo lavoro, come molti proprietari di felini sapranno, portava con sé gioia e affetto a chi lo circondava, allo stesso modo di quanto fanno i nostri animali domestici oggi.

Dalle analisi delle ossa si è riusciti a stabilire, confrontandole con un insieme di resti di altri felini attuali e non, il sesso e l’età approssimativa. Ciò ha permesso di rispondere anche a una terza domanda: si trattava davvero di un gatto domestico oppure di un gatto selvatico? Le misurazioni delle ossa hanno confermato l’ipotesi del gatto domestico, di età di poco superiore all’anno di vita e di sesso femminile.



Ma perché questa gattina è morta e perché è stata trovata nel vano della ruota idraulica? La posizione dello scheletro, nel vano degli ingranaggi del mulino, farebbe propendere per una caduta accidentale, seguita da chissà quale supplizio. Invece le ossa sono state rinvenute integre e il corpo era adagiato sul fianco sinistro.


Foto di Manuel Conedera.

Alla rimozione delle ossa dal quel sepolcro, dove riposavano da circa cinquecento anni, ecco i primi indizi di cosa deve essere successo. Alla rimozione del cranio, l’osso zigomatico sinistro rimase a terra e sappiamo che si si trattò di una frattura post-mortem. Quindi il corpo della gatta cadendo nel fosso ha sbattuto la testa lateralmente. Ma un secondo indizio, più inequivocabile, sono due fori sulla scapola sinistra. Inizialmente non furono notati, ed emersero solo alla pulizia delle ossa. Qualcosa era penetrato nella spalla, ma cosa?

Parve a prima vista chiaro che si trattava di un morso, ma restava da stabilire di che animale. Il confronto delle dimensioni dei fori e della distanza fra loro rivelò subito il colpevole del misfatto: una volpe!


Arto sinistro


Si sa che le volpi e i gatti hanno un rapporto particolare: pensiamo alla fiaba di Collodi con i due personaggi del Gatto e della Volpe. Sarà una certa affinità, ma effettivamente gatti adulti e volpi possono entrare in collaborazione, tuttavia è molto più facile che entrino in conflitto. Ciò accade con molta facilità se i gatti sono cuccioli o giovani e inesperti, perché possono essere visti dalle volpi come delle facili prede. Probabilmente, quanto accade al povero gatto delle Lope fu proprio questo. 

I lavoratori dell’officina, al ritrovamento del corpo della gattina, lo gettarono nel vano della ruota, che a breve venne dismesso e diventò una rifiutaia, ricoprendo così  il corpo del gatto con più di un metro di sedimenti e ossa di pecore, capre,  polli, capriolo e suini vari.

Nel 2015 fu rinvenuto durante la campagna archeologica sopraccitata: il ritrovamento fu del tutto inaspettato e legato ad una scommessa tra lo scrivente, che sosteneva la presenza di un gatto “non cotto”, e il direttore di scavo che lo voleva liquidare come ossa di pollo. Dalla storia narrata, avrete ben capito che per fortuna non si trattava di un pollo arrosto.


[MattIki]


BIBLIOGRAFIA: 


Curto M., Un gatto nell’officina cinquecentesca de “Le Lope” (Gosaldo, BL), «Notiziari ARCA», 44, novembre 2020, pp. 23-31, consultabile al link http://www.archeoagordo.it/44/Art.4%20n%C2%B0%2044%20Un%20gatto%20nell'officina%20de%20Le%20Lope.pdf.

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