Passa ai contenuti principali

Post 130 - Il Corpo musicale di Cortina d’Ampezzo

 

La prima documentazione nota di musica strumentale d’insieme in Ampezzo risale al 1701, quando il Patriarca di Aquileia viene accolto da un «coro di instrumenti».


Bandiera del Corpo Musicale di Cortina d'Ampezzo

Sebbene nell’Ottocento le testimonianze di gruppi di suonatori si intensifichino, non si può ancora parlare di Banda, ma di fanfare occasionali, formate per celebrare eventi solenni o festosi. È solo nel 1861 che al Corpo musicale viene data un’organizzazione stabile: artefice ne è Andrea Constantini, detto “Dea Zima”, maestro di scuola elementare e organista, che redige il primo regolamento del sodalizio. Nonostante l’iniziale entusiasmo, la Banda incontra negli anni seguenti alcune difficoltà, riducendosi a fanfara dei pompieri volontari, ma viene rifondata con nuovo slancio nel 1896.


Il corpo musicale nel 1863

Il corpo musicale nel 1881

Dopo alterne vicende la bacchetta da maestro giunge nel 1900 nelle mani di Giovanni Ghedina, meglio noto come “Śane Crepo”. Sotto la sua direzione la Banda ottiene uno dei suoi più grandi successi, venendo premiata (anche se a pari merito) come la migliore del Tirolo nel 1909. È sempre lui a tenere vivo il Corpo musicale attraverso i difficili anni delle guerre mondiali. Negli anni del Secondo dopoguerra e delle Olimpiadi del ‘56 si succedono diversi maestri, ma la vita dell’associazione perde slancio: nel 1976 si giunge a paventare lo scioglimento della Banda, che viene evitato grazie all’intervento del comune e alla nomina di un nuovo presidente e maestro.


Giovanni Ghedina detto "Śane Crepo"

Quelli che seguono sono anni di grande fermento: il sodalizio, fino a quel momento prettamente maschile, si apre alle donne; nel ‘77 viene adottato come divisa l’abito tipico ampezzano; nello stesso anno si organizza la prima  Festa de ra Bandes, il grande raduno bandistico che anima l’estate ampezzana; nel 1984 viene inaugurata ra Cogoia ("la Conchiglia"), il padiglione a scomparsa in cui il Corpo musicale tiene i suoi concerti. Anche gli anni a cavallo fra lo scorso e il nostro secolo sono ricchi di iniziative: vengono incisi ben sei CD, e si ripensa la formazione dei musicisti. La scuola di musica viene riorganizzata nell’Istituto musicale “Dea Zima”, dedicato al fondatore dell’associazione, mentre al Corpo musicale si affianca la Young Band, formazione in cui i più giovani possono iniziare a muovere i loro primi passi bandistici.


Il corpo musicale nel 2015

Oggi, come ormai da 162 anni, ra Banda è una tassello imprescindibile della comunità ampezzana, presente in tutti i suoi momenti più importanti. Nella sua lunga vita ha suonato in mezza Europa per atleti, reali, attori e politici; ma il palco più amato resta sempre il proprio paese, il pubblico più gradito la gente d’Ampezzo.


Concerto nella conchiglia


Referenze iconografiche

Diego Gaspari Bandion


Bibliografia

  • DE ZANNA I., “Breve cronistoria della Banda musicale di Cortina d’Ampezzo nel suo centenario 1861-1961”, Cortina d’Ampezzo, 1961.
  • MENARDI DIORNISTA F./MAJONI BOTO O., “1861-2011. 150 anni di emozioni”, Cortina d’Ampezzo, 2011.


[pgbandion]

Commenti

Post popolari in questo blog

Post 38 – Il Sas del Diàol, a Facen

  Oggi vi parliamo di un misterioso masso inciso!  Si chiama “ Sas di Pirulava ” o più notoriamente “ Sas del Diaol ”, ed è stato scoperto da Candido Greco nel 1977, studioso che ci ha fornito la prima descrizione delle incisioni presenti. Il masso è di dimensioni di circa 90 x 110 cm ed è leggibile solo nella faccia orientata verso sud-est. Presenta una decina di segni a forma di croce, di cui tre che poggiano su dei cerchi contenenti altre croci di dimensioni minori e quella che sembra una lettera “A”. Greco interpreta le iscrizioni come simboli preromani, individuando dei numeri etruschi dei quali i Reti si sarebbero serviti per misurare le libbre di fieno tagliato in loco. Inoltre altri simboli parrebbero legati al culto di Mitra.  Nelle note del testo, inoltre, vengono presentati a titolo esemplificativo e comparativo ulteriori massi che riportano croci incise, ma dotati anche di coppelle. Un appunto: nel testo si fa riferimento a questo masso come quello che secondo la leggenda s

Post 147 - La chiesa della discordia

  In alcuni post precedenti ( post 123 e 124 ) abbiamo ricostruito la storia delle frane dell’Antelao che hanno coinvolto Borca e San Vito. Durante la frana del 7 luglio 1737, stando alle memorie del pievano Bartolomeo Zambelli, il primo edificio a restar sotterrato fu la chiesa di San Canciano che sorgeva sul confine tra Borca e San Vito, chiesa che fu in seguito ricostruita accanto all’antica Strada regia ( post 101 e 102 ), nel territorio di San Vito, ad una novantina di metri dal confine. Ne nacque molto tempo dopo una contesa, di cui vi parleremo oggi. La storia della chiesa di San Canciano è assai antica. Vi è infatti un atto notarile datato 1418 rogato dal notaio Bartolomeo fu ser Ungaro in cui il testatore lega due prati in val di Tiera al lume di San Canciano: in altre parole si lasciava per testamento due prati alla suddetta chiesa perché col ricavato si mantenesse un lume acceso per il santo [1]. Dai documenti delle visite pastorali del 1604 conservati nell’Archivio della Cu

Post 104 – Il colle delle ville. Prima parte.

  La nostra provincia è principalmente nota (se davvero è nota per qualcosa) per le sue splendide catene montuose. Meno noti potrebbero essere invece gli intriganti paesaggi rurali della Valbelluna, valle collocata tra le Prealpi e le Dolomiti e percorsa in quasi tutta la sua lunghezza dal fiume Piave, alimentato da numerosi affluenti che scendono dai monti circostanti. Al di là di centri come Feltre, Sedico, Trichiana o Belluno stessa, caratterizzati dai tipici processi di urbanizzazione degli ultimi decenni, questa porzione di territorio è punteggiata da centri minori, fattorie, case rurali e ville venete.  Nella zona circoscritta che prendiamo in considerazione in questo post, un colle collocato a nord-est di Feltre, i segni di un passato rurale sono tuttora ben visibili nella campagna delle frazioni Vellai e Cart e delle località loro circostanti. Uno degli elementi più suggestivi di questo paesaggio, facilmente idealizzabile nel ricordo dei “bei tempi andati” (e forse mai esistiti