Il 21 aprile 1814 la collera inclemente dell’Antelao si scagliò nuovamente contro Borca facendo perdere la vita a ben 314 persone. (1) Secondo alcuni, solo 62 abitanti si salvarono e ben 16 famiglie si estinsero senza discendenza. (2) La frana ingannò gli abitanti: scorrendo lenta in un primo momento, diede loro il tempo di fuggire. Ma questi, vedendo che lo smottamento non precipitava ancora, fecero ritorno alle proprie case per salvare quel poco che possedevano e liberare il bestiame, quando, tutto d’un tratto, l'immane flutto della colata si riversò sul paese.
«Tutto travolse la fatal ruina,
Tutto oppresse, atterrò, spense e nascose.»
(Parole di Francesco Miari in un componimento dedicato a Vittor Gera)
Come se non bastasse, il corso del Boite rimase ostruito per diverse ore. Si creò così un lago che poi tracimò, portando con sé un’enorme quantità di ghiaia che travolse la sottostante spianata di Borca e cancellò dalle mappe gli antichi insediamenti di Taulen e Marceana e con essi 52 delle 54 famiglie che li abitavano.
È curioso guardare alle ipotesi che alcuni formulavano per spiegare questo susseguirsi di eventi cataclismatici. Nelle sue Memorie il notaio Giovanni Belli (1769-1850), egli ne suggerisce la natura di opera divina, volta a punire la condotta immorale degli abitanti. Riporta infatti: «Io non mi dilaterò a dire i costumi di quei villaggi, sapendo bene che la tradizione farà sapere ai futturi qualunque cosa, […] vi erano in quei villaggi famiglie di pessimi costumi.» (3)
Lo stesso riporta una curiosa ipotesi anche per gli eventi del 1737. Racconta infatti di aver sentito raccontare da tre famosissimi cacciatori che a seguito della frana si vedeva uscire un fumo torbido da dove si era staccata la materia. Costoro, andati ad osservare, trovarono una fenditura sul fianco della montagna al cui interno ardeva un fuoco terribile e questa fessura si sarebbe poi otturata. Tali racconti lo convinsero che l’Antelao dovesse «esser vulcano per li scherzi soprannaturali che ha fatto sempre la detta montagna nelle sue cadute, scherzi che non sono possibili senza fuoco.» (4)
La sera del 27 luglio 1868 un'altra frana si staccò dal monte, ma questa volta vittima fu l’abitato di Cancia. Si divise in due flutti e seppellì 13 case, causando la morte di 12 persone.
Infine anche in anni a noi più vicini si è ridestata la furia dell’Antelao. La notte del 9 luglio 2009, una colata di 10.000 metri cubi di fango e ghiaia si è nuovamente abbattuta sull’abitato di Cancia, portando con sé anche questa volta due vittime.
[Bepo]
(1) Resoconto del pievano Pietrantonio Genova nel Libro dei Morti del 21 aprile 1814
(2) V. Bolcato, M. Sala, G. Zanetti: Borca di Cadore, storia e territorio, IBRSC serie “storia” n.18, 1997
(3) Ibidem.
(4) Ibidem.
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