La storia di oggi parte da un voto. «In vista della terribile strage che mena in mezzo alle popolazioni la nuova malattia chiamata febbre spagnola che ha falciato oltre 150 vittime in un mese in questa parrocchia, terrorizzati dallo spavento dello spettro della medesima, i parrocchiani di Sovramonte hanno deciso di mettersi sotto la protezione di S. Rocco». Il voto a San Rocco, sottoscritto nel novembre 1918, parla di «oltre 150 vittime in un mese» - probabilmente tra ottobre e novembre – a causa di quella che viene riconosciuta come «febbre spagnola». Si tratta di un manoscritto che attesta esplicitamente l’avvento dell’influenza spagnola nel comune di Sovramonte.
Documento dattiloscritto allegato al voto, archivio parrocchiale di Servo, 1919 |
I primi segni dell’epidemia nel comune si riflettono in un avviso prodotto il 16 maggio 1918 dal sindaco D’incau, che segnala per la prima volta ai cittadini di Sovramonte un rischio di «malattia infettiva e contagiosa»: «D’ordine del comando del distretto si ricorda alla popolazione l’obbligo che incombe a ciascuno di denunciare al capo frazione ed al Comando di Tappa qualunque caso di malattia infettiva e contagiosa. I contravventori saranno puniti a termini di legge». Siamo in concomitanza con l’avvento della spagnola nel resto d’Europa, ma in questo momento la malattia non ha ancora un nome. L’autorità cui il sindaco fa riferimento è quella militare austro-ungarica, dal momento che il paese era stato occupato dopo la rotta di Caporetto: a questo si riferisce il voto a San Rocco quando parla di «infame schiavitù tedesca».
Una buona fonte per seguire l'evoluzione dell'epidemia è il registro dei morti nel 1918 conservato nell'archivio parrocchiale di Servo. Sfogliandolo, scopriamo che a maggio si ebbe la prima comparsa di morti per «polmonite» e «asma» che potrebbero essere ricondotti alle prime parvenze dell’influenza. Si trattò di casi isolati, in quanto l’ondata primaverile ebbe un carattere poco aggressivo e si presentò in forma mite, senza alti picchi di mortalità. Tra settembre e ottobre compaiono alcuni morti di gisp — in italiano ‘grippe’ — che è il nome con cui l’influenza fu comunemente etichettata in Francia e Germania. Perciò la Spagnola entrò probabilmente a far parte della conoscenza collettiva solamente tra ottobre e novembre, nel bel mezzo dell’ondata autunnale in cui si registrò il tasso di mortalità più alto. Infatti, gli unici due casi in cui si parla di morti per «febbre spagnola» furono riportati proprio in questo periodo di tempo.
Voto a San Rocco, archivio parrocchiale di Servo, 16 novembre 1918
«In pochi giorni la peste scomparve»: secondo quanto scritto a Sovramonte la Spagnola cessò di mietere vittime pochi giorni dopo la stipula del voto, e la terza ondata – quella scatenatasi altrove tra la fine del 1918 e i primi mesi del 1919 – non si verificò. Questo viene apparentemente confermato dal registro dei morti del 1919, dove non vi fu alcuna menzione di morti per Spagnola o altri sinonimi come quelli sopracitati. In tal caso potrebbe trattarsi di un tentativo di eliminare la malattia non facendone menzione per cercare di tornare in qualche modo alla normalità, o potrebbe trattarsi semplicemente di una progressiva abitudine alla malattia.
Dettaglio del voto a San Rocco, archivio parrocchiale di Servo, 16 novembre 1918
La memoria della Spagnola a Sovramonte sembra tuttavia essersi spenta con il tempo, di essa rimane solamente un vizzo ricordo nella memoria familiare.
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