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Post 116 - Sopravvivere a tutto, o quasi

 


La Cartiera di Vas nel Novecento è di proprietà della famiglia Zuliani, che acquisterà la fabbrica nel 1892. Innovatori dello stabilimento, sindaci e podestà del paese, saranno i protagonisti dell’ultima fase della fabbrica. Gli impianti verranno ammodernati e una prima turbina idroelettrica verrà installata nel 1892, seguita nel primo dopoguerra da altre turbine che serviranno anche per fornire elettricità all’illuminazione pubblica notturna di Vas.


Durante l’occupazione austroungarica lo stabilimento diventerà sede di un comando di corpo d’armata tedesco, venendo bombardato dall’artiglieria italiana. Nel dopoguerra la cartiera rinasce, arrivando a contare 38 addetti nel 1927 e 83 nel 1945. In questi decenni, intere famiglie lavorano insieme, con la costruzione di rapporti di solidarietà con gli altri abitanti di Vas. Il vestiario che arrivava in buono stato -per la produzione della carta venivano ancora usati stracci- veniva donato e le tessere annonarie mandate al macero -che in periodi di razionamento permettevano l’acquisto di generi alimentari- venivano ritoccate per aumentarne la validità. Anche le reti di bronzo usate nella lavorazione avevano una seconda vita nel paese: il materiale veniva trasformato in solfato di rame per le vigne.



Nel 1955 arriva a contare 87 dipendenti, ma la corsa industriale del tempo si fa sentire. Le necessità di ammodernare la fabbrica si scontrano con le difficoltà di sopravvivenza di una piccola impresa davanti alla concentrazione industriale delle grandi cartiere.


Nell’agosto 1963 la fabbrica viene chiusa, portando all’emigrazione di parte degli ormai ex lavoratori. Poco dopo si riesce a riaprire, con soli 15 addetti e la produzione limitata ai sacchetti di carta.



Il 4 novembre 1966, mentre alluvioni e inondazioni devastano l’Italia, anche Vas viene colpito e lo stabilimento viene sommerso dai fanghi. La fabbrica resisterà ancora


Tre secoli di storia finiranno nel 1971 con la chiusura definitiva dello stabilimento. Una parte dei locali sono ora visitabili grazie agli sforzi dell’associazione LaCharta - Cartiera di Vas.


[ARB]

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