Come per altre aree del Bellunese (per cui vedi post 22 e 55), la storia dell’attività estrattiva e metallurgica di Cibiana e della valle del Rite è infatti assai risalente e lunga almeno tre secoli. Le miniere di Ciarsié e Ronzèi furono attive per tutto il periodo della dominazione della Serenissima, da inizio '400 fino alla seconda metà del '700.
Detti centri di estrazione non lontani dai villaggi di Masarié e Cibiana di Sotto, fra i più ricchi nei territori veneti, fornivano una pregiata miscela di siderite, ematite, magnetite e limonite caratterizzata dalla purezza, da cui si ricava un ferro di ottima qualità.
Mentre ad esempio a Belluno era concentrata la produzione di armi bianche, ad Alleghe quella di lance ed armi da taglio e nello zoldano i 'ciodaruoi' eccellevano nella produzione di chiodi e bullette d’ogni sorta, le 'fusine' cibianotte divennero celebri nel XVIII secolo per la produzione di palle da cannone di cui la Serenissima abbisognava in quantità.
È nella prima metà del XVIII secolo che si raggiunse il culmine della produzione, per opera della famiglia Zuliani da Perarolo, che si era impegnata con la Serenissima a «fornire annualmente all’Arsenale di Venezia più di cento migliaia, e più ancora se potessero, di palle, di bombe e di altri projettili di varie dimensioni, e di vario peso conformemente alle sagome loro consegnate».
Una parte del minerale era esportata allo stato grezzo, principalmente verso Venezia, ma la maggior parte era lavorata in loco o presso altre valli cadorine; la ragione principale di tale scelta risiede nell’ingente quantità di carbone di legna (realizzato con le 'pojate') ed energia idraulica necessaria per lavorare il ferro, che rendevano le valli alpine, dove queste risorse abbondavano, particolarmente adatte.
Negli anni seguenti è documentata anche la produzione di lancette, rasoi e trivelle; ma ciò che ha reso realmente nota l’industria metallurgica cibianotta è stata la produzione di chiavi.
Verso la fine del XIX secolo erano infatti attive ben 51 'fusine' (in un paese di appena mille abitanti). Fu proprio il periodo tra il 1850 ed il 1915 l’epoca di maggior sviluppo della produzione, che ha reso Cibiana il centro nazionale di produzione di chiavi, con artigiani premiati anche all’Esposizione generale italiana del 1884. All’incremento della produzione è stato essenziale l’arrivo del ferro proveniente dalla Svezia, più costoso, ma dalle caratteristiche tecniche più prestanti e di più facile lavorazione.
La produzione ha subito un duro colpo con la Prima Guerra Mondiale, che ne ha segnato l’arresto. A partire dal 1949, però, la produzione è ripresa grazie ad alcuni artigiani associatisi per costituire la ditta Errebi, che è riuscita a ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto offrendo un’ampia gamma di prodotti, dalle chiavi tradizionali ad articoli tecnologicamente più avanzati.
Oggi è possibile ripercorrere la storia dell’attività metallurgica in Cibiana e della produzione delle chiavi visitando il Museo del ferro e della chiave (Link) che qui ha sede, e percorrendo il sentiero che dall’abitato porta al sito delle antiche miniere.
[Bepo]
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