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Post 112 – Il medioevo e le unità di misura

 

Solo quando ci troviamo ad avere a che fare con i pollici, le once e i galloni anglosassoni ci rendiamo conto (imprecando) di quanto comodo sia disporre di un unico Sistema Internazionale di misura diffuso in tutto il mondo. Dobbiamo ringraziare Lagrange e i suoi colleghi, che a fine ‘700 ne gettarono le basi. L’obiettivo di questo post è farvi rendere conto che non li ringrazieremo mai abbastanza.

Ci volle un secolo di sforzi perché l’uso di questo sistema unificato fosse adottato universalmente: prima, l’Europa e l’Italia erano un mosaico babelico di usi e convenzioni differenti. Nel tardo medioevo in Italia nord-orientale ogni luogo aveva le proprie unità di misura per ciascuna grandezza: peso, lunghezza, capacità, superficie, etc. Con “ogni luogo” intendiamo letteralmente “ogni luogo”. Feltre, Belluno, il Cadore, ad esempio, avevano ciascuna le proprie. Andiamo nel pratico.

Vediamo per esempio come si misuravano i terreni prima del sistema metrico decimale. L’unità base delle superfici agricole era il campo. Il campo bellunese faceva 3.778,73 m2, si divideva in 8 calvie, e una calvia in 4 quartaroli, e così anche in Cadore. A Feltre il campo misurava invece 4.210,25 m2 (suddiviso in 5 staia, ciascuno di 250 passi quadrati). Però a Mel avevano un campo tutto loro, di 5.537,90 m2. E comunque tutti e tre erano diversi dai campi usati a Treviso, a Venezia, a Udine… (la lista potrebbe essere quasi infinita).

Un po’ meglio andava con le misure di volume: il piede cubo di 0,042048 m3 era in uso in tutta la provincia. Però dovete sapere che la capacità non si quantificava con misure di volume. I liquidi venivano misurati in mastelli o conzi, rispettivamente di 74,73 litri a Belluno e in Cadore, 88,75 a Feltre, 91,21 a Mel. Vi risparmiamo i multipli e sottomultipli. Ma, vi chiederete: perché avete specificato “i liquidi”? Beh, perché c’erano ulteriori unità di misura per gli “aridi”.



Le granaglie in particolare, infatti, non venivano misurate a peso ma a volume. Sempre citando solo le grandezze di base, a Belluno e in Cadore si adoperava il sacco di 95,77 litri, a Feltre di 81,36, a Mel lo staio di 83,31. Certo le unità di peso esistevano, e venivano usate per altre merci: la libbra di base (libbra ‘grossa’) era pari a 0,517 kg circa a Belluno, e per una volta era identica anche a Feltre e in Cadore. Peccato che stavolta a fare eccezione fossero Mel, Cesana e Sappada, le cui libbre equivalevano a 0,501 kg per le prime due, e 0,477 per la terza.

Ma non vi abbiamo detto che esisteva anche una libbra ‘sottile’, adoperata in altre circostanze, anch’essa variabile da zona a zona, oscillante tra i 3-3,5 etti. Non vi abbiamo detto nemmeno che gli orefici adoperavano invece un’altra misura, diversa dai sottomultipli della libbra: il marco, pari a 238,499 g. Non vi abbiamo detto neanche che i prodotti farmaceutici avevano una loro libbra specifica, la libbra medica viennese, di 420,008 g.

Vogliamo concludere con le misure di lunghezza. Un mercante di stoffe che avesse voluto vendere dei panni nel Bellunese, o in parte del Cadore, avrebbe dovuto misurarli in braccia di 68 cm ciascuno. Un muratore intento nella costruzione di una casa avrebbe dovuto usare il piede da fabbrica e da terra, pari a 34,7 cm. A Feltre lo stesso muratore avrebbe potuto usare lo stesso piede, che qui però avrebbe avuto valore solo per l’edilizia, e non per la misura lineare di terra, per la quale c’era un piede tutto specifico, pari a 36,7 cm. Lo stesso mercante di prima invece avrebbe dovuto vendere la stoffa ai feltrini in misura di bracci da 67,6 cm.

Ah, sì, ovviamente sempre in base a di che tipo di stoffa si parlasse. Un conto sono i panni normali, che si misurano con il braccio da panno. Un conto sono quelli di seta, per i quali esiste specificatamente il braccio da seta…

[Nic]


Nota: per chi volesse curiosare, esistono delle tavole di ragguaglio che furono pubblicate nel 1877 per permettere a tutti i territori del Regno d’Italia il passaggio al sistema metrico. Si possono trovare lì le conversioni tra tutte le principali misure in uso, con l’accortezza di prendere con le pinze le cifre decimali, che possono dare un’illusione di precisione del tutto inverosimile, e che devono invece solamente rendere l’idea dell’incredibile varietà di misure che sono state in uso per numerosi secoli.

Il volume in questione è consultabile in formato digitale QUI. Le tavole relative ai territori della nostra provincia iniziano a pagina 93. Tavole di ragguaglio dei pesi e delle misure già in uso nelle varie provincie del Regno col peso metrico decimale, Roma, Stamperia Reale, 1877.

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