Passa ai contenuti principali

Post 103 - “Silvestro Follador dit l Teto Piciol”


Tra la letteratura ladina agordina dell’ ‘800 dobbiamo senz’altro ricordare uno dei più famosi narratori e poeti satirici dell’Agordino: Silvestro Follador. Nato nel 1825 e morto nel 1892, il Follador visse nel villaggio di Parech ed è meglio conosciuto con il soprannome di Teto Piciol (ha anche una via ad Agordo intitolata a lui). Egli lavorò come tessitore e studiò da autodidatta per avere una preparazione culturale.



Di ciò che scrisse ci rimangono prima di tutto delle satire in rima. Nei suoi versi il Teto Piciol raccontava le vicende e le notizie della sua vallata, sia le più semplici sia le più importanti. Ne emerge una vivace ironicità e una disinvolta fantasia che invita i lettori e gli ascoltatori con consigli ed avvertimenti. Gli piaceva recitarli pubblicamente sulla piazzetta di Parech e poteva accadere che, quando prendeva troppo in giro qualcuno, dovesse svignarsela!



Come detto, le tematiche erano varie e mostravano cosa succedeva a tutti i livelli della sua comunità. Troviamo quindi storielle di amanti che fanno l’amore in stalla, di una vecchia che munge, riferimenti ai benestanti di Agordo e una lunga digressione per mettere in guardia le genti credulone da “zingari imbroglioni” (sic!) che giungevano nelle piazze per truffare. 




Ci viene da sorridere leggendo quando scrive di fare attenzione e di non spendere soldi con questi falsi dottori, calderai, indovini e maghe che si facevano pagare un patrimonio per “curare denti”, “aggiustare caldaie in rame” o “predire fortuna e amore”. Vediamo però che compaiono spesso anche strofe patriottiche per una Nazione italiana, avverse alla dominazione austriaca.



Il Teto Piciol compose sia in ladino agordino sia in italiano. L’idioma usato è un agordino meridionale genuino ma da cui emergono a volte parole o costruzioni del veneto bellunese. Ciò rispecchia l’influenza linguistica di Agordo con la sua Pieve, più esposto verso il veneto. Nonostante questo, il Teto Piciol mostra una parlata agordina abbastanza pulita e schietta. 



È interessante notare come metta in bocca poi a certi personaggi (come gli zingari) il veneto della pianura.


[MUSLA Agordin]








Commenti

Post popolari in questo blog

Post 203 - Il Carnevale di Comelico Superiore

  Negli anni recenti il Carnevale in Comelico per molti è diventato una cosa quasi sacra: la preparazione, la vestizione, i riti della giornata sono ritenuti necessari e codificati. Guai se il Matazin si siede durante la festa in piazza, non esiste che a Dosoledo la calotta venga assemblata con le punte come a Casamazzagno e Candide, e ancora tante piccole cose che rendono la giornata complicata e magica. Durante la mia ricerca nel mondo dei carnevali europei ho scoperto che in realtà forse sarebbe meglio parlare di una nuova ritualizzazione dei carnevali. Foto 1:  L’arrivo della sfilata nel carnevale di Santa Plonia a Dosoledo Ma prima partiamo dalla definizione del termine. Oggi il Carnevale si caratterizza per raccogliere una serie di usanze e di pratiche comprese nel periodo tra Epiania e Quaresima.  Ma già si riscontrano dei problemi con l’inizio di detto periodo, dal 7 gennaio è Carnevale? O comincia dopo il 17, giorno di Sant’Antonio Abate? Inoltre qualcuno ha mai ...

Post 192 - Rocca d’Arsié, Storia di una valle stravolta

  Il lago del Corlo è oggi una meta estiva privilegiata della bassa provincia, che attira visitatori del luogo e da fuori per via delle sue bellezze naturalistiche. L’invaso è l’habitat di molte specie ittiche, tra cui alcune protette, e il luogo è ideale per la nidificazione di svariati uccelli acquatici. Questo ambiente tuttavia è stato creato distruggendone uno più antico e altrettanto ricco. Non tutti sanno infatti che l’invaso della diga ha sommerso quella che un tempo era una florida vallata, modificando per sempre le dinamiche sociali che attorno a essa gravitavano. Ma andiamo con ordine: prima di tutto qualche pillola di storia. Come ben si può comprendere dal nome, l’abitato di Rocca sorge come fortilizio in epoca altomedievale, essendo questo situato sull’erto sperone del “Col de la Roca”, che tuttora svetta sopra al paese. Il motivo è ben intuibile: difendere la stretta forra scavata dal torrente Cismon, il quale si getta nella Brenta dopo aver percorso il Primiero e att...

Post 24 – Il primo cimitero di Cavarzano

  Chi avrebbe mai detto che nei pressi di Cavarzano c’è una grossa necropoli dell’Età del Ferro? Anche all’epoca della scoperta fu molta la sorpresa quando in un vigneto emersero dal suolo delle lastre di pietra che si rivelarono appartenere a tombe antichissime.