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Visualizzazione dei post da aprile, 2022

Post 96 - L’incendio di Pieve d’Alpago

  «Dies signanda lapillo nigro» Così don Apollonio Piazza, arciprete di Pieve d’Alpago, inizia il suo racconto dei fatti del 25 agosto 1944, riferendosi all’usanza dei romani di indicare i giorni felici con sassi bianchi e quelli avversi con pietre nere. Quel giorno infatti il paese di Pieve d’Alpago è dato alle fiamme dai tedeschi: l’incendio è opera di rappresaglia per le azioni partigiane nella zona. Pieve d'Alpago, prima dell'incendio. Fine anni ‘30 o inizio ‘40. Nel mese di agosto, infatti, i partigiani avevano fatto saltare i ponti situati in Val Cantuna, Schiucaz, Borsoi e presso il bivio di Cornei per proteggersi da eventuali incursioni tedesche. Inoltre, il giorno stesso dell’incendio, nel paese di Pieve d’Alpago ebbe luogo uno scontro tra un gruppo di diciotto partigiani della brigata “Fratelli Bandiera” e alcuni soldati tedeschi, forse appartenenti al battaglione SS Polizei “Schroder” di Belluno. Nel diario delle azioni partigiane della Divisione “Nino Nannetti"

Post 95 – Il Concilio di Trento nella tradizione orale bellunese

L'Angelus - Jean-François Millet ( 1858-1859)   Gli Tutto il territorio della nostra provincia raccoglie una quantità incredibile di storie, favole e leggende. Fino a qualche decennio fa, spettava al “ contastorie” il compito di tramandare questi racconti, solitamente durante i filò nelle lunghissime giornate invernali, dove il tempo sembrava non passare mai. Quella del contastorie era un’attività tutt’altro che scontata: essi potevano essere uomini o donne del paese, ma se ne potevano trovare anche di erranti, che di villaggio in villaggio barattavano le loro novelle con un bicchiere di vino o un tocco di pane. Alternativamente, la tradizione orale era portata avanti dai membri anziani della famiglia: sulle loro labbra la narrazione non era mai uguale a sé stessa, e ogni volta che veniva raccontata presentava un dettaglio nuovo o differente, secondo le più tipiche dinamiche dei racconti tramandati a voce. argomenti erano i più disparati: potevano riguardare creature folcloriche

Post 94 - 14.000 anni fa qualcuno otturò una carie ad Adam

Vedendo il titolo, sicuramente molti di voi saranno rimasti perplessi. Chi è Adam? Si tratta del nome informale che gli scopritori hanno dato al cacciatore preistorico rinvenuto nei ripari Villabruna. Come avevamo scritto nel post precedente (Post 92), la sepoltura si trovava negli strati più profondi del riparo Villabruna A, datati a circa 14.000 anni fa. Il cacciatore è il rinvenimento principale del sito dei ripari Villabruna. Fin da subito ha avuto una grande eco il suo rinvenimento, ma pochi sanno che a livello scientifico ha richiesto l’intervento di specialisti antropologi. Lo studio ha portato a conoscere le caratteristiche fisiche dell’inumato, a partire dall’età di circa 25 anni di età. Come è stata stabilita l’età del defunto? In antropologia forense si vanno a considerare principalmente due parametri di riferimento: l’odontogenesi e lo stato evolutivo delle ossa lunghe; per i denti ci si riferisce allo stato dell’eruzione di tutti i denti e, se sono quelli definitivi, al lo

Post 93 – Il Comune medievale e le sue finanze

  Vi siete mai chiesti con che denaro la Città provvedesse alle sue esigenze (mantenere una guarnigione, costruire ponti e strade, tenere in acconcio le mura…)? La quasi totalità delle entrate del Comune bellunese proveniva dai dazi. Di cosa si trattava? Si trattava di una serie di imposte e di gabelle che tassavano certi commerci e consumi a vario titolo, su cui possiamo desumere varie informazioni da una fonte molto importante: gli Statuti della città, pervenutici nella forma che assunsero l’anno 1392 grazie a una copia manoscritta del 1433 (di cui vi proponiamo qualche meravigliosa pagina nella galleria ↑). In alto, la rubrica che apre i capitoli riguardanti il dazio sul vino: «De dacio vini ad minutum rubrica». ASCB, f.m., ms. 542, c. 117v. Il dazio della bolla del pane, ad esempio, imponeva una tassa sulla panificazione: i fornai dovevano infatti imprimere il timbro fornito dai dazieri su ogni pagnotta prima di cuocerla. C’era poi un dazio sulla vendita di vino nelle osterie e nel