Passa ai contenuti principali

Post 86 - I Moltrìn in Val Salatis



Il 'moltrìn' era una struttura circolare costituita da un muro a sassi che veniva utilizzata esclusivamente per la mungitura degli animali al pascolo in alpeggio, e poteva contenere fino a cinquecento ovini.

Gli animali entravano nel recinto tramite una grande apertura che poi veniva chiusa con una staccionata di legno ( portèla). Sul lato opposto si trovavano delle piccole aperture (Moldidòr) che le pecore, una ad una, raggiungevano spontaneamente: qui avveniva la mungitura da parte dei pastori. 

Non tutti i moltrìn avevano una struttura in legno che bloccasse gli animali durante la mungitura: toccava quindi ai pastori trattenere le pecore per la mammella mentre con l’altra mano procedevano alla mungitura.


Sito di Campitello, la stalla e i resti del moltrìn dove ancora si possono
individuare i moldidòr sul lato opposto all'entrata del recinto.

Queste strutture in muro a secco si trovano sparse in tutti i pascoli alpini della provincia di Belluno. 

Grazie al “Progetto Polifemo” che coinvolge l’associazione ARCA di Agordo e il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi si è potuto procedere a una ricerca e rilevazione dei vari siti e strutture in pietre per poterne realizzare un inventario.


Nel territorio dell’Alpago sono stati rilevati vari siti attivi fino alla metà del XX secolo. Una delle zone in cui i resti di queste strutture in pietra a secco sono ancora ben visibili è la Val Salatis. Qui troviamo i due siti Astor, il sito di Pian de le Stéle e il sito più recente di Campitello.


Su alcuni sassi nei pressi dei siti si trovano delle incisioni, risalenti al secolo
scorso, effettuate dai pastori che lì si trovavano in alpeggio. 
Riportano le iniziali e in alcuni casi anche una data.


I moltrìn presenti in Val Salatis rappresentano delle costruzioni avanzate appartenenti quindi ad un’età piuttosto recente. Su queste strutture però si trovano tracce di forme più antiche. Ciò sarebbe confermato inoltre dalla presenza di alcune piccole strutture in località Fedére (la zona più a monte): si tratterebbe di casòt con moltrin. 

Gli ultimi pastori attivi nella valle li danno nelle loro testimonianze come abbandonati già da tempo, e di fatto ad oggi non è ancora stato possibile individuarli.



Nella vallata l'alpeggio delle pecore durava dal 1° maggio al 15 di ottobre mentre per le vacche si andava da metà giugno alla prima settimana di settembre.

Si spostava il gregge gradualmente di moltrìn in moltrìn verso la testata della valle. Così facendo si concimavano sistematicamente i pascoli di fondovalle, e ciò permetteva di preparali per l’arrivo dei bovini. 


[Faghe]


Commenti

  1. Sono le iniziali di mio papà e mio zio . Fagherazzi Giovanni Dilio e Fagherazzi Vittorio Dilio . Grazie !!!!!!! Fagherazzi Nella

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Post 203 - Il Carnevale di Comelico Superiore

  Negli anni recenti il Carnevale in Comelico per molti è diventato una cosa quasi sacra: la preparazione, la vestizione, i riti della giornata sono ritenuti necessari e codificati. Guai se il Matazin si siede durante la festa in piazza, non esiste che a Dosoledo la calotta venga assemblata con le punte come a Casamazzagno e Candide, e ancora tante piccole cose che rendono la giornata complicata e magica. Durante la mia ricerca nel mondo dei carnevali europei ho scoperto che in realtà forse sarebbe meglio parlare di una nuova ritualizzazione dei carnevali. Foto 1:  L’arrivo della sfilata nel carnevale di Santa Plonia a Dosoledo Ma prima partiamo dalla definizione del termine. Oggi il Carnevale si caratterizza per raccogliere una serie di usanze e di pratiche comprese nel periodo tra Epiania e Quaresima.  Ma già si riscontrano dei problemi con l’inizio di detto periodo, dal 7 gennaio è Carnevale? O comincia dopo il 17, giorno di Sant’Antonio Abate? Inoltre qualcuno ha mai ...

Post 192 - Rocca d’Arsié, Storia di una valle stravolta

  Il lago del Corlo è oggi una meta estiva privilegiata della bassa provincia, che attira visitatori del luogo e da fuori per via delle sue bellezze naturalistiche. L’invaso è l’habitat di molte specie ittiche, tra cui alcune protette, e il luogo è ideale per la nidificazione di svariati uccelli acquatici. Questo ambiente tuttavia è stato creato distruggendone uno più antico e altrettanto ricco. Non tutti sanno infatti che l’invaso della diga ha sommerso quella che un tempo era una florida vallata, modificando per sempre le dinamiche sociali che attorno a essa gravitavano. Ma andiamo con ordine: prima di tutto qualche pillola di storia. Come ben si può comprendere dal nome, l’abitato di Rocca sorge come fortilizio in epoca altomedievale, essendo questo situato sull’erto sperone del “Col de la Roca”, che tuttora svetta sopra al paese. Il motivo è ben intuibile: difendere la stretta forra scavata dal torrente Cismon, il quale si getta nella Brenta dopo aver percorso il Primiero e att...

Post 24 – Il primo cimitero di Cavarzano

  Chi avrebbe mai detto che nei pressi di Cavarzano c’è una grossa necropoli dell’Età del Ferro? Anche all’epoca della scoperta fu molta la sorpresa quando in un vigneto emersero dal suolo delle lastre di pietra che si rivelarono appartenere a tombe antichissime.