«Stupore. Un muro di mattoni che non giunge al soffitto ci separa dall’altro locale. Tra il muro e il soffitto vi è il filo spinato. Vediamo ad uno ad uno spuntare oltre il muro ed aggrapparsi al filo spinato gli uomini. Non se ne intuisce l’età, teste lucide, magri, s’intravedono appena. Sono muti. Prima 10, poi 20, 30, 60, 100. Immobili restano a bocca aperta, sembrano cadaveri ergersi dalle bare: è effetto della poca luce e della testa rapata».
Descrive così Gino Dell'Olio le impressioni della notte del 6 ottobre ‘44 nel diario della prigionia.
A Feltre il 3 ottobre 1944 circa mille persone vengono prelevate dalle proprie case e trasportate nel cortile della Metallurgica. Molti vengono rilasciati, altri portati al Cinema Italia per un’ulteriore selezione. Partiranno in 114 il 4 ottobre. Lo stesso giorno, tre partigiani vengono impiccati davanti a Porta Imperiale.
Il Campo di Bolzano, a Gries, era attivo da luglio ‘44. Arrivò a ospitare fino a 4.000 prigionieri contemporaneamente. In totale circa 11.100 persone vennero internate a Bolzano: prigionieri militari, politici, ebrei, rastrellati. 3500 partirono per i campi di sterminio oltre il Brennero.
Nelle testimonianze che si sono arrivate emergono i lavori forzati, la fame, il disprezzo per la vita umana. Emergono anche con forza le pratiche di resistenza e di speranza, la solidarietà tra gli internati e della popolazione locale. Anche da casa, con fatica, si cercò di aiutare quanto più possibile: venne a portare conforto anche il vescovo di Belluno-Feltre per la celebrazione della Pasqua il 29 marzo ‘45, evento praticamente unico nella storia europea.
Gianni Faronato, internato a Bolzano, sta dedicando da decenni la vita a mantenere vivo il ricordo degli internati nei lager. Riuscì a tornare a Feltre il 3 maggio 1945. Scrisse queste righe nel cinquantesimo anniversario:
«Dalla Culiada, vedo il Castello di Alboino e la città ai suoi piedi. Per quanto da cinquant’anni li guardi, non li ho mai più rivisti così splendidi».
Il 3 maggio 1945 i nazisti abbandonano il lager, dopo aver dato alle fiamme le prove dei crimini commessi all’interno.
[ARB]
Commenti
Posta un commento