Che le epidemie siano sempre state un nemico difficile da fermare è cosa ovvia. Oggi ce ne rendiamo ben conto dopo averlo toccato con mano (forse tre o quattro anni fa questa ci sarebbe parsa invece un’affermazione vuota e pedante).
Vogliamo mostrarvi una piccola curiosità, un piccolo documento che si è conservato fortuitamente negli archivi bellunesi che ci mostra come nei secoli passati si mettessero in pratica quelle stesse misure che oggi noi ci troviamo ad adoperare. Forse non tutti sapete che già cinquecento anni fa si adoperavano dei ‘green pass’, che permettevano di superare i confini tra i territori delle varie città della Terraferma.
Quella che vedete in foto è la Patente di sanità di un personaggio molto importante (e piuttosto misterioso) della storia bellunese, Giovan Maria Barcelloni. Potete averlo sentito nominare riguardo all’importantissima produzione locale di spade nel ‘500. Questo documento, rilasciato dai Provveditori di sanità (che venivano nominati appunto in ogni città per gestire questi momenti critici), permetteva di recarsi altrove solo se si proveniva da un luogo in cui l’epidemia non si era diffusa, una città che fosse appunto «libera da ogni suspetto di peste et contagione», e andava mostrato ai posti di blocco e alle dogane.
Vediamo infatti che fu rilasciata a «Zamaria Barzellon» a Belluno il giorno 29 settembre 1576, il quale aveva affari da sbrigare nella Marca: passò per Serravalle il giorno successivo, dove la patente fu «vista et admissa», e proseguì poi fino a Cordignano. Gli affari devono averlo trattenuto per qualche giorno, perché varcò di ritorno i confini del Bellunese il 2 ottobre, superando la fortezza di Casamatta (anche questo registrato sul retro).
Vi facciamo notare come questi documenti venissero stampati in serie e poi compilati al rilascio con i dati dell’intestatario, e come si notino bene i segni di piegatura che Barcelloni fece tenendola in tasca durante il viaggio.
[Nic]
Foto su gentile concessione dell’Archivio Storico Comunale di Belluno. ASCB, Comunità di Cividal di Belluno, Legum Venetarum 3 (sec. XVI) n. 461. Concessione n. 11/2021
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