Qualche giorno fa, il 10 ottobre, ricorreva il 259° anniversario della nascita di un bellunese che ha avuto una vita breve ma decisamente rocambolesca. Questa persona si chiamava Giuseppe Fantuzzi. Nacque per l’appunto il 10 ottobre del 1762 all’interno di una famiglia di zattieri, professione alquanto diffusa nella città di Belluno.
Il giovane Fantuzzi passò l’adolescenza a trasportare legname lungo il Piave e quando il padre Francesco riuscì ad ampliare la sua azienda fu inviato a Venezia a curare gli affari di famiglia. Trovandosi a vent’anni nella capitale della Repubblica Veneziana, famosa all’epoca per i suoi eccessi, si lasciò andare ad una vita lasciva all’insegna del gioco d’azzardo. Qui tuttavia ebbe l’occasione di entrare in contatto con la cultura dei Lumi leggendo le opere degli enciclopedisti e dei filosofi francesi, in particolare gli scritti di Rousseau, che influenzeranno profondamente la sua visione politica.
A Giuseppe non piaceva limitarsi a discutere di diritti, di giustizia, di eguaglianza e di libertà: era un uomo pratico, poco attratto dalla sola cultura astratta. Lui voleva agire. Per questo nel 1793, inebriato dagli ideali illuministi e anti-tirannici, decise di partire per la Polonia, dove lo stato polacco stava cercando di resistere alla propria spartizione tra le potenze russa, prussiana e asburgica. Lì conobbe Tadeuz Kosciuszko, capo della resistenza anti russa, e con lui combatté per la libertà del popolo polacco nella battaglia dei sobborghi di Varsavia.
La caduta della Repubblica Polacca era inevitabile e Giuseppe Fantuzzi dovette fuggire e rimpatriare. Tuttavia il viaggio per Belluno non fu semplice, poiché ormai era stato bollato come un sovvertitore giacobino e non poteva assolutamente farsi riconoscere. Come fare? Decise di attraversare mezz’Europa travestito da donna.
Rientrato nei territori della Repubblica Veneziana poté riprendere i suoi studi e scrisse un volumetto intitolato “Dei fiumi”, un testo che si occupava dei problemi legati alle rotte dei fiumi della terraferma veneta. La tranquillità non faceva parte dello spirito di Fantuzzi e nel 1796, come per tanti altri giacobini italiani, venne il momento di appoggiare la penna al tavolo e di riprendere le armi in mano. Con l’arrivo di Napoleone in Italia Giuseppe decise di arruolarsi nell’esercito francese per combattere contro gli austriaci e dare vita al sogno di una repubblica italiana. Più volte si infiltrò clandestinamente nella terraferma veneta per svolgere un’intensa attività cospirativa. Per questo era tenuto d’occhio dagli Inquisitori di Stato di Venezia, che si occupavano della sicurezza dello Stato e che definirono Fantuzzi «una testa riscaldata e sovvertitrice».
Dopo la costituzione della Repubblica Cisalpina Giuseppe Fantuzzi ne divenne cittadino e lavorò per il Dipartimento della guerra. Tuttavia, come si può capire, non era tagliato per un’occupazione d’ufficio e non appena scoppiò la seconda guerra di coalizione antifrancese Giuseppe rientrò nell’armata di Napoleone. Da questa guerra non fece ritorno perché fu ucciso durante l’assalto al forte la Coronata il 2 maggio 1800. Dopo la sua morte il poeta Ugo Foscolo, che conobbe Fantuzzi e fu suo commilitone, lo ricordò così nell’Orazione a Bonaparte pel congresso di Lione: «E voi che dai ricuperati colli di Genova accompagnaste alla sepoltura degli Eroi lo spirito di Giuseppe Fantuzzi, gridate voi tutti: Forti, terribili, e a libera morte devoti furono i nostri petti; benché pochi, ignoti, e spregiati».
[Sandro]
Ritratto preso da: Giulio De Renoche, Giuseppe Fantuzzi. (1762-1800), 2019
Bibliografia:
-Paolo Pareto, Venezia e le spartizioni della Polonia, in Cultura e nazione in Italia e Polonia dal Rinascimento all’illuminismo, a cura di Vittore Branca, Sante Graciotti, Leo S. Olschki Editore, 1986, pp. 61-88.
-Walter Panciera, La Repubblica di Venezia nel Settecento, Viella, 2014
Sitografia:
-https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-fantuzzi_(Dizionario-Biografico)/ ultima consultazione ottobre 2021
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