Panorama generale degli abitati di Vallada Agordina e delle Cime di Pezza, ca. 1956 |
in italiano
Forse non tutti sapranno che anche l’Agordino ha la sua originale Divina Commedia (concedeteci il paragone).
Luigi Lazzaris (1816-1906), detto “Gigio Budareti” da Celat di Vallada Agordina, fu un falegname-poeta che scrisse un’opera importantissima per la letteratura in lingua ladina agordina. Il poemetto venne pubblicato la prima volta nel 1931 ed è costituito da quattro grandi capitoli per un totale di 262 ottave (2096 versi). Ogni capitolo porta il nome di una stagione: Ansùda, Istà, Fardìma, Invern. La narrazione passa in rassegna minuziosamente la vita quotidiana della gente comune della Valle del Biois nell’epoca in cui fu scritta che, secondo l’introduzione al volume riedito pochi anni fa, dovrebbe essere precedente al 1883.
Dettaglio del trittico chiuso di Dunio Piccolin con il Lazzaris che in un momento di pausa dal suo lavoro di falegname osserva e scrive la vita dei suoi compaesani
Come ci dice Giovan Battista Pellegrini nella presentazione all’edizione più recente, è indubbia la sua importanza linguistica. Infatti «Nel linguaggio del Lazzaris non ha grande interesse tanto la morfologia, quanto il lessico notevolmente arcaico nei versi dell’autore che ci trasmette, tra l’altro, una migliore conoscenza del “ladino-veneto” nell’area agordina.»
Strofa estratta dal capitolo Fardima (Autunno)
Eloquenti sono anche le parole che Brigitte Rührlinger dell’Università di Salisburgo usa per descrivere l’opera. La studiosa spiega come, percorrendo un intero anno, il Lazzaris tratti le attività e il modo di vivere e di pensare della gente del posto nella sua epoca. Così si parla dei lavori agricoli, dell’alpeggio, della caccia, del commercio di legname, dei lavori comunitari, dell’emigrazione, dei riti tradizionali e dei disagi che potevano colpire gli abitanti: incendi, maltempi, malattie, povertà, fame durante l’inverno.
Trittico aperto di Dunio Piccolin con la rappresentazione del passaggio da primavera ad inverno
Godiamoci quindi qualche rima del Lazzaris sognando ad occhi aperti le viste e le scene della Valle del Biois ottocentesca e concludiamo con l’invito che anche la Rührlinger ci fa a conservare la nostra lingua madre nella sua essenza ma allo stesso tempo a mantenerla attuale e al passo con i tempi.
Strofa estratta dal capitolo Invern (Inverno) |
Fursi no tuti i savarà che anca l Agordin l à la so originala Divina Commedia (conzedéne l paragon).
Luigi Lazzaris (1816-1906), dit “Gigio Budareti” da Zelat de La Valada, l é stat n marangon-poeta che l à scrit na opra de gran emportanza per la letradura del ladin agordin. L poemet l é stat metù fora a la jent la prima ota del 1931 e l é fat su da cuater grant capitoi per n total de 262 otave (2096 vers). Ogni capitol l à l inom de na stagion: Ansuda, Istà, Fardima, Invern. La narazion la passa per ben sot al drai de le strofe la vita d’ognidì de la jent dei paes da la Val del Biois via per chi agn de cande che la é stada scrita. A drio de chel che se dis nte l’introduzion del volum, publicà da nuof calche an fa, l poemet l tocarave esse stat scrit davant del 1883.
Rappresentazione della fienagione, opera di Dunio Piccolin |
Come che l ne dis l Giovan Battista Pellegrini nte la presentazion a l’edizion pi nuova, “Li gran dafai” l à de segur na emportanza linguistica. Defati «Ntel lengaz del Lazzaris no l à grant interes tant la morfologia, cuant l lessich dassen da nossacan ntei vers del autor che, per de pi, l ne passa na meio cognessenza del “ladin-veneto” nte l’area agordina.»
Le é trop ciare anca le parole che Brigitte Rührlinger de l’Università de Salisburgo la dora per descrive l’opra. La studiosa la spiega fora che, drioman de un an entier, l Lazzaris l descor dei mestier e de la foda de vive e de pensà de la jent del luoch dei so agn.
Strofa estratta dal capitolo Ansuda (Primavera) |
Cossita se resona del laorà la tera, del montegà, de la ćaza, del vende legnam, del piodech, de l’emigrazion, de le tradiziogn e dei strapaz che podeva becà i paesagn: mai del fuoch, temp catif, malatie, meseria, fam via per l invern.
Dettaglio del trittico con corteggiamento estivo, opera di Dunio Piccolin |
Godonse alora calche rima del Lazzaris col se ensognà a voge vèrt le vedude e le sene de la Val del Biois del Otozent e fenion su col invit che la ne fa anca la Rührlinger a rencurà la nosta marelenga nte la so essenza ma al istes temp a la mancegnì atuala e drio al didancuoi.
Finale del poemetto |
[MUSLA Agordin]
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