Nel cuore dell'attuale centro storico di Belluno sorge un borgo dal nome ormai quasi dimenticato, inglobato nell’espansione della città fin dai primi del Novecento: mi riferisco a Borgo Tiera.
Chiesa di Santa Maria di Loreto
Per intenderci, corrisponde a tutta Via Garibaldi, iniziando in Piazza Campitello e terminando in Piazzale Marconi. Tuttora rappresenta un panorama inusuale per la zona esterna alle vecchie mura di Belluno, con le sue basse casette snodate attorno alla stretta via serpentiforme, elementi che ne tradiscono l’origine antica. Borgo Tiera si originò attorno alla via che portava a Feltre: nel 1816 venne anche costruito un portale d’accesso, la Porta Feltre, un vero e proprio arco di trionfo in stile neoclassico per commemorare la visita in città dell’imperatore Francesco I d’Austria, demolito però nel 1923 con l’arrivo di Vittorio Emanuele III. Oltre Porta Feltre le campagne si allargavano a vista d’occhio e, proseguendo lungo la via, il primo centro abitato di un certa dimensione che si poteva incontrare era Sedico. La zona subito prospicente venne modificata a partire dai primi anni del XX secolo, con la costruzione di svariate villette liberty in un contesto urbanistico già razionalizzato.
Porta Feltre durante la demolizione. Proprietà dell’archivio fotografico della biblioteca comunale di Belluno
Delle originarie tre chiese che un tempo ornavano questo borghetto ne resta solo una, Santa Maria di Loreto, il cui convento ospita oggi l’istituto Catullo. Ad aprire splendidamente l’ingresso all’abitato c’era la chiesa di San Giuseppe, affacciata sul Campedel. Costruita nel 1509, venne indemaniata dal 1806 con le soppressioni napoleoniche, abbattuta e i suoi beni dispersi. La perdita di questa chiesa è particolarmente pesante, perché si trattava del primo edificio di culto realizzato nell’attuale Piazza dei Martiri, che in quel momento si andava delineando. La chiesa di San Rocco, infatti, sarebbe stata terminata una cinquantina d’anni più tardi. Nell’immediata sinistra di San Giuseppe sorgeva anche Palazzo Agosti, atterrato scelleratamente verso la metà del Novecento. Al posto di questi due antichi edifici di pregio trovano ora luogo la sede delle Assicurazioni Generali e un anonimo palazzone con le tipiche linee dell’abusivismo edilizio postbellico. Fortunatamente possiamo farci un’idea dell’antico aspetto di questa parte di Belluno grazie a un dipinto di Marco Ricci, ora al Museo Fulcis.
Marco Ricci, Veduta di Piazza Campedel
Merita una citazione anche la pala d’altare allora ospitata nella chiesa, una cinquecentesca Adorazione dei Pastori dipinta da Francesco Vecellio, fratello minore di Tiziano. È oggi esposta allo Houston Museum of Fine Arts, in Texas, giunta oltreoceano dopo una peregrinazione durata per tutto il XIX secolo.
Francesco Vecellio, Adorazione dei Pastori. Proprietà del Boston Museum of Fine Arts
La stessa sorte di San Giuseppe toccò alla seicentesca chiesa di Santa Maria Nova, resa magazzino dei sali a metà Ottocento e demolita alla fine del secolo. Si nota con facilità nella Veduta di Belluno di Domenico Falce, del 1690. Fortunatamente venne rimpiazzata con un altro edificio di pregio, il Cinema Italia, opera di uno degli architetti più importanti della provincia nella prima metà del Novecento: Riccardo Alfarè.
Dettaglio della Veduta di Belluno di Domenico Falce, con Borgo Tiera. Proprietà della Fondazione Cariverona.
Oltre alle tre chiese maggiori già menzionate, ne sopravvive in realtà un’altra molto piccola, intitolata alla Beata Vergine del Buon Consiglio. Venne costruita oltre il termine del borgo nel 1799, in piena campagna. Tuttavia, negli anni Trenta del Novecento venne smontata e riedificata dall’altra parte della strada con diverse modifiche. La si può osservare ancora adesso a fianco dell’Istituto Sperti.
Dettaglio della facciata del Cinema Italia
[ilCervo]
La chiesetta della Beata Vergine del Buon Consiglio oggi... … E prima dello spostamento. Collezione Miari Fulcis, archivio storico del comune di Belluno.
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