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Visualizzazione dei post da settembre, 2021

Post 68 - Zannichelli e la compagnia delle erbe

  Ruderi di Casera Vallazza. Foto da tallulahtrekking.it. L’avvicinamento Quali sono i primi resoconti di risalite delle montagne feltrine? Quali percorsi i pionieristici escursionisti affrontavano un tempo per risalire i “dolci” pendii delle Vette? Il primo resoconto in assoluto a noi giunto è quello di Antonio Tita, erborista veneziano. Si tratta di un testo poco dettagliato risalente al 1713, che si limita ad introdurre l’ampia descrizione riservata dall’autore alle 167 specie vegetali da lui raccolte. Per avere un’idea chiara di cosa volesse dire inerpicarsi nel Settecento sulle Vette Feltrine per i viaggiatori provenienti dalla Pianura Veneta, bisogna leggere il resoconto molto romanzato di Gian Girolamo Zannichelli, altro erborista veneziano mosso dalla volontà di arricchire un erbolario. La sua spedizione iniziò domenica 9 luglio 1724, in compagnia di Pietro Steffanelli e altri quattro uomini stipendiati circa 8,40 lire del tempo per un totale di circa 260 lire in otto giorni. 

Post 67 - Borgo Tiera

Nel cuore dell'attuale centro storico di Belluno sorge un borgo dal nome ormai quasi dimenticato, inglobato nell’espansione della città fin dai primi del Novecento: mi riferisco a Borgo Tiera. Chiesa di Santa Maria di Loreto Per intenderci, corrisponde a tutta Via Garibaldi, iniziando in Piazza Campitello e terminando in Piazzale Marconi. Tuttora rappresenta un panorama inusuale per la zona esterna alle vecchie mura di Belluno, con le sue basse casette snodate attorno alla stretta via serpentiforme, elementi che ne tradiscono l’origine antica. Borgo Tiera si originò attorno alla via che portava a Feltre: nel 1816 venne anche costruito un portale d’accesso, la Porta Feltre, un vero e proprio arco di trionfo in stile neoclassico per commemorare la visita in città dell’imperatore Francesco I d’Austria, demolito però nel 1923 con l’arrivo di Vittorio Emanuele III. Oltre Porta Feltre le campagne si allargavano a vista d’occhio e, proseguendo lungo la via, il primo centro abitato di un c

Post 66 - Italo e il cono gelato

Italo Pietro Marchioni Italo Pietro Marchioni Donnamarta (1868 – 1954) di Pietro e Giovanna De Lorenzo nacque in Peaio di Vodo di Cadore, si trasferì negli Stati Uniti dapprima in Philadelphia per poi giungere  ad Hoboken, New Jersey, di fronte a Manhattan, dove iniziò la sua attività di venditore ambulante di gelato con un carretto a spinta.  Brevetto rilasciato da Italo Marchiony. Fonte: USPO Inizialmente distribuiva il proprio gelato da asporto in coni di carta arrotolata mentre, per quanti si fermavano a gustarlo in loco, in bicchierini da liquore di vetro, i quali però spesse volte non gli erano restituiti o finivano con il rompersi. Per ovviare a tale problema il Marchiony (così il cognome è rinvenibile nei registri d’Oltreoceano) sviluppò una coppa commestibile oggi nota come “cono”. L’invenzione fu apprezzata dagli avventori che ne gradivano la praticità ed in breve il nostro conterraneo riuscì ad espandere la propria attività giungendo a creare una catena con ben 45 carretti

Post 65 - Il forte dimenticato

Vista del forte da sud. Foto tratta da Il fantasma della Val Cismon 1883 – 1917 di Luca Girotto. Tre grandi cavità nel fianco della montagna: ecco quel che resta ora della Tagliata di Sant’Antonio, fortificazione italiana eretta sullo scorcio dell’Ottocento. Si trova nella Valle del Cismon, sotto le pareti rocciose a strapiombo nel tratto tra Fonzaso e Sovramonte. Se non l'avete mai notata, è perché la zona non è facilmente visibile oggi. La viabilità è cambiata e quel tratto della via dello Schener si attraversa ora in una galleria. Tuttavia lungo la vecchia strada, sulla destra, sono visibili tre scassi con la sommità voltata e qua e là fa la sua comparsa qualche mattone. Cos’era questa struttura e perché era costruita proprio lì? Come si presenta oggi il luogo del forte. All'indomani della Terza Guerra d'Indipendenza (1866), lungo quello che era diventato il nuovo confine con l'Impero asburgico, l'Italia si premurò di creare un sistema difensivo in grado di argin