La chiesetta di San Marcello, nel borgo rurale di Umin, è uno tra i più preziosi edifici sacri di tutto il Feltrino. Non solo è peculiare dal punto di vista architettonico, ma rappresenta anche una delle più antiche chiese dell’intera diocesi di Belluno-Feltre. L’edificio attraversò vari ampliamenti lungo i secoli, di lettura davvero facile se si guardano le aperture della muratura.
Della prima fase di edificazione resta solo un elemento: la bella torre campanaria romanica risalente addirittura a prima del Duecento; originale è la rustica canna di sassi, mentre la cella è successiva. Per quanto riguarda il corpo principale della chiesa, invece, la parte più antica che si può tuttora osservare appartiene al XIII secolo e si distingue per la finestra termale (a mezzaluna tripartita), inserita però a posteriori: l’uso di questa tipologia di apertura si diffonde in Italia solamente dai primi decenni del Cinquecento, con lo studio delle architetture romane, in particolar modo delle terme antiche; se ne può quindi comprendere bene l’etimologia. Uno dei primi impieghi è attestato in Villa Madama, opera romana di Raffaello e della sua scuola, del 1518; fu però Palladio a fare la fortuna della finestra termale, usandola pressappoco in ogni sua architettura.
A metà del Quattrocento si pensò di ampliare l’edificio e si aggiunse un altro corpo di fabbrica, immediatamente riconoscibile per la finestrella gotica trilobata, di sicuro influsso veneziano: il territorio feltrino all’epoca era da circa cinquant’anni sotto il controllo della Serenissima, ma modelli architettonici e artistici viaggiavano anche prima di quest’unificazione territoriale. Basti pensare al santuario dei Santi Vittore e Corona ad Anzù, dove si notano chiarissimi elementi bizantini che non potevano provenire che dalla città lagunare, il tutto tra l’XI e il XII secolo.
Con l’aggiunta quattrocentesca si demolì la facciata del Duecento e si cambiò l’orientamento della chiesetta: quella che era l’abside divenne il nuovo ingresso, ai piedi del campanile, da dove si accede tuttora.
Un nuovo ingrandimento della struttura risale al 1642, con la costruzione della nuova abside a crociera e un’apertura rettangolare per lato.
L’interno è preziosissimo, vantando cicli di affreschi coevi non solo alle espansioni dell’edificio, ma anche a epoche successive, con raffinati esempi di pittura cinquecentesca. Non si possono non citare Antonio Rosso e il più noto Marco da Mel, suo figlio; il primo, nato a Tai di Cadore attorno al 1440, nel corso della propria vita si era spostato in Valbelluna, per assecondare i propri impegni lavorativi. Il secondo, uno dei più noti pittori rinascimentali operanti nel Bellunese, aveva invece acquistato numerosi possedimenti proprio a Umin, e riuscì anche per questo motivo a realizzare al meglio le numerose decorazioni della chiesetta.
Ultima Cena, artista anonimo, metà Quattrocento circa |
Al XVI secolo risale inoltre il bel soffitto a capriate lignee. L’abside è ornata con la prima opera nota di Marco da Mel, datata 1531: si tratta della “Madonna con Bambino attorniata da San Marcello e da San Vittore”, quest’ultimo con in mano una bandiera con lo stemma di Feltre, mentre sullo sfondo si può notare Castel Lusa. La pala è conservata in un elaborato altare barocco, del 1688.
L’ampliamento quattrocentesco permise di realizzare anche un arco trionfale in muratura, sul quale venne dipinta un’Annunciazione nel 1579, sempre da parte di Marco da Mel.
Pala d’altare di Marco da Mel, Madonna con Bambino, San Marcello e San Vittore, 1531 |
[ilCervo]
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