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Visualizzazione dei post da giugno, 2021

Post 56 – Sulle orme del toponimo “Tambre”

Vi siete mai sorpresi a pensare alla forte somiglianza linguistica tra alcuni toponimi della nostra Provincia, dai più famosi ai meno noti? A noi capita continuamente e per questa ragione oggi vi proponiamo una riflessione sull’etimologia del nome “Tambre”, la cui radice ‘ tamber ’ si trova declinata in varie forme nella toponomastica bellunese: dalla più famosa Tambre d’Alpago alla meno conosciuta Tambre del Comelico, dai monti Tamer della catena del San Sebastiano (Agordino) al lago di Tamarin nei pressi di Cortina d'Ampezzo.  Molti di questi nomi di luogo, di cui abbiamo citato solo gli esempi più eclatanti, derivano probabilmente dalla voce preromana * tamara , assai diffusa nell’Italia nord-orientale. Dal significato originario di «rampollo» o «virgulto», essa sembrerebbe essere passata al senso di «stanga» ed infine, nelle varietà dialettali cadorine e ampezzane, a quello di «ricovero di pastori» o «recinto di alta montagna destinato all’allevamento di pecore».  Monte Tamer,

Post 55 - L’attività mineraria nel Bellunese

Illustrazione dal De re metallica di Agricola (1556) Il Veneto ha storicamente avuto una discreta attività mineraria. Considerando gli attuali confini della regione, le zone più produttive si concentrano attorno alle due principali mineralizzazioni dell’area: la linea Primiero-Comelico nel Bellunese e un piccolo quadrilatero nelle Prealpi dell’alto Vicentino; grandi eccezioni esterne a questi nuclei sono le miniere del Fursìl presso Colle s. Lucia e le miniere ferrifere in Valpolicella. Non si può escludere un’attività di sfruttamento già in età preistorica, ma le prime notizie certe riguardanti l’attività risalgono ai secoli XII-XIII, e, andando a confrontare le date di attività delle miniere, il periodo più produttivo risulta essere quello tra XV e XVII secolo.

Post 54 - Casera Staulanza dal Paleolitico superiore

Foto 1: Malga Staulanza. Foto di valdizoldo.net . Oggi, dopo tanto tempo, torniamo a parlare di quelle fasi così antiche da creare difficoltà nell’immaginare non solo il paesaggio, ma la vita stessa delle persone. Il nostro viaggio indietro nel tempo ci porta all’Epigravettiano recente. Il sito che vi presentiamo si trovi a 1681 metri di quota: si tratta di Casera Staulanza in comune di Val di Zoldo, tra le pendici dei monti Pelmetto e Crot, su un piccolo dosso prospiciente la casera. Il sito è stato individuato tra il 2011 e il 2012, durante delle campagne esplorative dell’Università degli Studi di Ferrara in supporto del comune di Selva di Cadore e dell’associazione Amici del Museo di Selva di Cadore. Le campagne archeologiche che hanno interessato il sito sono state svolte dal 2013 al 2018. Gli archeologi a Casera Staulanza hanno individuato due suoli: il primo (e più recente), chiamato US 12, si è formato in epoca sub-recente, invece, l’US 18/7 si è formato in ambiente forestale in

Post 53 – La chiesetta di San Marcello a Umin

La chiesetta di San Marcello, nel borgo rurale di Umin, è uno tra i più preziosi edifici sacri di tutto il Feltrino. Non solo è peculiare dal punto di vista architettonico, ma rappresenta anche una delle più antiche chiese dell’intera diocesi di Belluno-Feltre. L’edificio attraversò vari ampliamenti lungo i secoli, di lettura davvero facile se si guardano le aperture della muratura. Della prima fase di edificazione resta solo un elemento: la bella torre campanaria romanica risalente addirittura a prima del Duecento; originale è la rustica canna di sassi, mentre la cella è successiva.  Per quanto riguarda il corpo principale della chiesa, invece, la parte più antica che si può tuttora osservare appartiene al XIII secolo e si distingue per la finestra termale (a mezzaluna tripartita), inserita però a posteriori: l’uso di questa tipologia di apertura si diffonde in Italia solamente dai primi decenni del Cinquecento, con lo studio delle architetture romane, in particolar modo delle terme