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Post 37 - La "fea de Lamon"

La pecora di razza Lamon, chiamata in dialetto la “fea de Lamon”, era in passato molto diffusa negli attuali Veneto, Trentino e Friuli. Data la sua stazza veniva allevata non solo per la produzione di lana e latte, ma anche per la sua carne. Inoltre essendo un animale molto resistente era adatta alla transumanza, che prevede lo spostamento delle greggi dai pascoli in pianura agli alpeggi estivi. L’abbandono di questa pratica nel corso del secolo scorso ha determinato la riduzione drastica della popolazione della “fea de Lamon”, che è passata da circa diecimila capi nel 1960 a meno di trecento nei primi anni Duemila. 


Per la sua triplice utilità la pecora ricopriva in passato un ruolo fondamentale nell’economia delle comunità montane. Si ha testimonianza scritta di tale importanza fin dal Medioevo. Negli statuti della Regola di Lamon l’argomento principale è per l’appunto l’organizzazione dell’allevamento ovino e l’utilizzo dei pascoli comuni. Queste norme furono messe per iscritto a partire dal XIV secolo, dopo lunga trasmissione orale. Difatti la Regola, una forma di organizzazione delle comunità rurali tipica delle Alpi orientali, si sviluppò già a partire dal XII secolo per regolare la convivenza e gestire i beni comuni. 


È di questo periodo uno dei più antichi documenti da cui emerge l’importanza che aveva la pastorizia per queste collettività rurali. Si tratta di un atto che doveva risolvere una disputa avvenuta nel 1177 tra le comunità di Lamon, Arsiè, Tesino e Fonzaso per il possesso di un pascolo situato nella località di Arina. Venne scelto come arbitro della contesa Drudo vescovo di Feltre, un personaggio importantissimo a livello internazionale, (su cui torneremo di sicuro). 


Come si risolse la lite?  Il vescovo sentenziò che quei terreni dovessero spettare solo ai lamonesi, ma sembra che le altre parti in causa non la presero tanto bene, visto che la controversia durò ancora per un bel pezzo. Per "un bel pezzo" intendiamo altri sette secoli.


[Sandro]


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