1906. Alcuni nobili feltrini acquistano i ruderi di un filatoio e di una tintoria, poco prima del borgo Tezze. Su quei terreni -e utilizzando le acque del Colmeda- sorse una nuova industria, una rarità per l’epoca e per la zona. La “Fabbrica di Ricami” a Macchina Feltre comincia i lavori nel 1908, pizzi e merletti industriali di altissima qualità che tre anni dopo frutteranno la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Torino. La produzione viene interrotta dall’invasione austro-ungarica, che trasforma la fabbrica in un ospedale da campo, con requisizione dei macchinari.
Alla fine del conflitto, vive un’altra vita, diventando colonia elioterapica. Ridiventa fabbrica col nome di “Manifattura del Piave” solo nel 1929, con nuove produzioni tessili e un accentramento di proprietà che porterà la Contessa de Mezzan, alla morte del marito, ad essere unica proprietaria e amministratrice fino al 1949, ampliando i locali con l’aggiunta del secondo blocco nel 1936.
Nel 1970 viene costruita la nuova sede vicino allo Stizzon, grazie ai fondi della legge per il Vajont, e i vecchi locali sul Colmeda vengono abbandonati.
E’ nella memoria del lavoro femminile che questa fabbrica rivela la sua importanza sociale. La formazione professionale, lo sfuggire al lavoro nei campi o all’emigrazione, la paga sicura ogni mese sono alcuni dei lati ricordati positivamente, insieme alla scoperta di nuovi rapporti femminili con le colleghe e le caporeparto. Ma c’è anche il rinsaldarsi di disparità di genere. Le donne non potevano occupare le posizioni più alte nello stabilimento, e durante le occupazioni -nel 1958 per una ventina di giorni e nel 1971- solo gli uomini si fermavano a dormire in fabbrica, le loro colleghe dovevano tornare a casa.
Era anche la figura della “donna-operaia” che destava delle perplessità. La madre di una di quelle donne cercò di convincerla a lasciare quel lavoro, perché "le suore le avevano detto che le ragazze che lavoravano in fabbrica erano tutte senza reggiseno".
[ARB]
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