Casot del Mandriz, Val Fiorentina (@selvadicadore) |
Ci siamo chiesti: che ci fosse qualche altro termine affine a “majolera”, magari riferito alla sola pratica del maggengo?
Come abbiamo scritto nel post precedente, la majolera per la zona del Feltrino indica un complesso di minimo due edifici e il prato per il pascolo nel periodo tardo primaverile. Nel basso Agordino la situazione inizia a cambiare: con il termine majolera ci si riferisce al prato utilizzato per il pascolo primaverile con la sola presenza di una baita. L’uso del lemma viene riscontrato fino a Cencenighe, dove indica i pascoli ad uso comunale per il maggengo.
Una cosa ci è sembrata chiara: che la pratica del maggengo era diffusa ovunque. La ragione principale risiede nel diverso periodo di disgelo e ricrescita del manto erboso alle diverse quote, che obbligava le mandrie ad una sosta intermedia prima di salire nei pascoli malghe a quote superiori ai 1800-2000 metri di quota.Ma quindi quale altra parola veniva utilizzata?
Troviamo la risposta nel nome di un riparo neolitico in comune di Selva di Cadore: “Mandriz”.
La definizione che riporta il Dizionario dei dialetti ladini e ladino-veneti di G.B. Rossi è chiara: nell’altro Agordino il termine indica pascoli nei pressi di casere, possibilmente dotati di recinto e utilizzati anche per la pratica del maggengo. Non le strutture quindi, ma i luoghi, i terreni di media quota in cui veniva praticato il pascolo di maggio.
Casera Stalich (Majolera), monte Talvena, Belluno (@ziofer1979) |
Abbiamo capito che la realtà è complessa e di difficile chiusura, perché una chiusura non c’è, e, come qualsiasi ricerca, anche questa ha aperto ad un mondo. In questo caso un mondo che per motivi socioeconomici è andato perduto. Anche questo post, alla fin dei conti, è solo un punto di partenza.
Questo post è frutto della collaborazione con il gruppo MUSLA Agordin @muslagordin
[MattIki]
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