Gallica.bnf.fr. Un cavaliere di quelli fieri forte. Da un antichissimo manoscritto trevisano/padovano: BNF Ms fr. 854. |
Solo una parte minima della letteratura di un’epoca riesce a sopravvivere al tempo e a raggiungere i secoli successivi. Per noi la letteratura italiana comincia all’incirca nel 1220, perché a questa data risalgono i più antichi testi pervenutici. Ciò non significa che nei secoli precedenti non si producesse letteratura ovunque e a ogni livello sociale, non più solo in latino ma anche negli innumerevoli volgari italiani: semplicemente ce ne sono pervenuti solo minimi e fortuiti relitti.
Il più antico di questi è un frammento di poesia epica noto come Ritmo bellunese. Ebbene sì, uno dei più antichi testi poetici della letteratura italiana giunti a noi proviene da Belluno. Si tratta di quattro versi che narrano la vittoria di Bellunesi e Feltrini alleatisi contro il tentativo di assoggettamento da parte di Treviso (siamo tra il 1193 e il 1196, epoca in cui il nostro territorio comincia a subire l’espansione delle ben più potenti città venete di pianura).
Questo ritmo ― sono detti “ritmi” i testi medievali arcaici non ancora ben formalizzati ― non ha particolare valore artistico: Belluno non era certo un grande centro di pregiata produzione letteraria. Ma non va liquidato in fretta come grezzo e ingenuo tentativo poetico: a dimostrarlo basta la forma dei versi, decasillabi epici, mutuati dai grandi poemi in lingua d’Oïl del secolo precedente (un nome fra tutti, quello della Chanson de Roland).
Si tratta quindi di una testimonianza di come la letteratura francese antica si fosse diffusa al punto da radicarsi sino in aree piuttosto marginali come la nostra. Ma ci dà anche un saggio del volgare bellunese di allora, e una suggestiva immagine di un poema cantato dai giullari nella Belluno e nella Feltre del tempo per celebrare la vittoria conseguita in battaglia, nonché la cattura di sei importanti cavalieri nemici.
[Nic]
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