Queste furono le vicende che videro Feltre protagonista della rivoluzione militare del tardo medioevo. L’obiettivo di Venezia di fare di questa città alpina un baluardo di difesa per la Repubblica non andò in porto. Il progetto era ambizioso, ma forse non teneva conto delle dinamiche di politica interna della città, per la quale la messa in opera di un tale sistema di fortificazioni avrebbe costituito sia una radicale rivoluzione urbanistica sia un investimento economico ingentissimo.
Possiamo immaginare che entrambi le questioni siano state oggetto di asprissime discussioni nel consiglio cittadino. Ma fu il primo aspetto a sollevare le resistenze più accanite: non si trattava semplicemente di circondare una città di mura all’avanguardia, si trattava di cambiarne totalmente gli equilibri. Piazza Maggiore e la cittadella avrebbero perso la loro posizione di centralità, e il fulcro urbano si sarebbe spostato nel piano, presso il duomo. La nuova fortezza sul Col Marcellon avrebbe privato di funzione l’antico castello di Alboino.
I tempi, poi, non avevano smesso di cambiare, e lo dimostrerà duramente la guerra di Cambrai (1508-1516): gli stati europei erano ormai in grado di mettere in campo eserciti tali da non poter essere semplicemente arginati sul confine. La Serenissima fu costretta a ricorrere alla difesa in profondità, basando il sistema sulle grandi città e fortezze della pianura: Verona, Padova, Treviso, Palmanova. Qui le architetture militari proseguirono in una rapidissima evoluzione per tutto il ‘500, ma non a Feltre o a Belluno che persero di importanza strategica.
Questo declino ha però fatto giungere fino a noi un tesoro prezioso, perché Feltre è una delle pochissime città a conservare mura bastionate così antiche. Una rara testimonianza di una fase della storia militare, quella quattrocentesca, quasi ovunque cancellata dagli sconvolgimenti del secolo successivo.
[Nic]
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