Passa ai contenuti principali

Post 23 - Feltre città murata 7/7

Queste furono le vicende che videro Feltre protagonista della rivoluzione militare del tardo medioevo. L’obiettivo di Venezia di fare di questa città alpina un baluardo di difesa per la Repubblica non andò in porto. Il progetto era ambizioso, ma forse non teneva conto delle dinamiche di politica interna della città, per la quale la messa in opera di un tale sistema di fortificazioni avrebbe costituito sia una radicale rivoluzione urbanistica sia un investimento economico ingentissimo.

Possiamo immaginare che entrambi le questioni siano state oggetto di asprissime discussioni nel consiglio cittadino. Ma fu il primo aspetto a sollevare le resistenze più accanite: non si trattava semplicemente di circondare una città di mura all’avanguardia, si trattava di cambiarne totalmente gli equilibri. Piazza Maggiore e la cittadella avrebbero perso la loro posizione di centralità, e il fulcro urbano si sarebbe spostato nel piano, presso il duomo. La nuova fortezza sul Col Marcellon avrebbe privato di funzione l’antico castello di Alboino.

I tempi, poi, non avevano smesso di cambiare, e lo dimostrerà duramente la guerra di Cambrai (1508-1516): gli stati europei erano ormai in grado di mettere in campo eserciti tali da non poter essere semplicemente arginati sul confine. La Serenissima fu costretta a ricorrere alla difesa in profondità, basando il sistema sulle grandi città e fortezze della pianura: Verona, Padova, Treviso, Palmanova. Qui le architetture militari proseguirono in una rapidissima evoluzione per tutto il ‘500, ma non a Feltre o a Belluno che persero di importanza strategica.

Questo declino ha però fatto giungere fino a noi un tesoro prezioso, perché Feltre è una delle pochissime città a conservare mura bastionate così antiche. Una rara testimonianza di una fase della storia militare, quella quattrocentesca, quasi ovunque cancellata dagli sconvolgimenti del secolo successivo. 


[Nic]


Per il post di Instagram clicca qui.

Commenti

Post popolari in questo blog

Post 38 – Il Sas del Diàol, a Facen

  Oggi vi parliamo di un misterioso masso inciso!  Si chiama “ Sas di Pirulava ” o più notoriamente “ Sas del Diaol ”, ed è stato scoperto da Candido Greco nel 1977, studioso che ci ha fornito la prima descrizione delle incisioni presenti. Il masso è di dimensioni di circa 90 x 110 cm ed è leggibile solo nella faccia orientata verso sud-est. Presenta una decina di segni a forma di croce, di cui tre che poggiano su dei cerchi contenenti altre croci di dimensioni minori e quella che sembra una lettera “A”. Greco interpreta le iscrizioni come simboli preromani, individuando dei numeri etruschi dei quali i Reti si sarebbero serviti per misurare le libbre di fieno tagliato in loco. Inoltre altri simboli parrebbero legati al culto di Mitra.  Nelle note del testo, inoltre, vengono presentati a titolo esemplificativo e comparativo ulteriori massi che riportano croci incise, ma dotati anche di coppelle. Un appunto: nel testo si fa riferimento a questo masso come quello che secondo la leggenda s

Post 147 - La chiesa della discordia

  In alcuni post precedenti ( post 123 e 124 ) abbiamo ricostruito la storia delle frane dell’Antelao che hanno coinvolto Borca e San Vito. Durante la frana del 7 luglio 1737, stando alle memorie del pievano Bartolomeo Zambelli, il primo edificio a restar sotterrato fu la chiesa di San Canciano che sorgeva sul confine tra Borca e San Vito, chiesa che fu in seguito ricostruita accanto all’antica Strada regia ( post 101 e 102 ), nel territorio di San Vito, ad una novantina di metri dal confine. Ne nacque molto tempo dopo una contesa, di cui vi parleremo oggi. La storia della chiesa di San Canciano è assai antica. Vi è infatti un atto notarile datato 1418 rogato dal notaio Bartolomeo fu ser Ungaro in cui il testatore lega due prati in val di Tiera al lume di San Canciano: in altre parole si lasciava per testamento due prati alla suddetta chiesa perché col ricavato si mantenesse un lume acceso per il santo [1]. Dai documenti delle visite pastorali del 1604 conservati nell’Archivio della Cu

Post 104 – Il colle delle ville. Prima parte.

  La nostra provincia è principalmente nota (se davvero è nota per qualcosa) per le sue splendide catene montuose. Meno noti potrebbero essere invece gli intriganti paesaggi rurali della Valbelluna, valle collocata tra le Prealpi e le Dolomiti e percorsa in quasi tutta la sua lunghezza dal fiume Piave, alimentato da numerosi affluenti che scendono dai monti circostanti. Al di là di centri come Feltre, Sedico, Trichiana o Belluno stessa, caratterizzati dai tipici processi di urbanizzazione degli ultimi decenni, questa porzione di territorio è punteggiata da centri minori, fattorie, case rurali e ville venete.  Nella zona circoscritta che prendiamo in considerazione in questo post, un colle collocato a nord-est di Feltre, i segni di un passato rurale sono tuttora ben visibili nella campagna delle frazioni Vellai e Cart e delle località loro circostanti. Uno degli elementi più suggestivi di questo paesaggio, facilmente idealizzabile nel ricordo dei “bei tempi andati” (e forse mai esistiti